< Il bosco di là di  Lorenzo Marone (Aboca)

Qui di seguito le recensioni di IlBoscoDiLa raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Storia di una donna che ha sempre vissuto ai margini della comunità. Poco scorrevole la narrazione.
A tratti appare un almanacco della natura con lunghi elenchi di piante

Morena Isella

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Il libro di Lorenzo Marone è un piccolo gioiellino che si legge velocemente. Una storia intima, avvincente e anche un pò malinconica. La storia di Matteuccia, una donna anziana piegata dalla vita e dalla cattiveria della gente. Lei considerata quella strana la matta del paese perché se ne sta in disparte, sola e muta. Suo rifugio è il bosco di là, quel bosco che l’ha vista fare la staffetta dei partigiani. Un romanzo che è la storia di Matteuccia, ma anche un pezzetto di storia italiana. Un romanzo che fa riflettere sulla solitudine delle persone e su come la natura riesca ad avere una funzione curativa.

Emanuela Terranova

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Matteuccia abita in un luogo di memoria, non parla ma racconta, svela. Si avvicina e instaura dialoghi di amore, complicità e tenerezza con il mondo naturale. Sotto la grande quercia, nel fienile dove riposa il cavallo, con il gatto dentro la sua casa. Cerca il suo posto tra le voci del bosco, nella brezza leggera, sussurra i nomi dei suoi genitori, del nonno. I segreti della memoria, si snodano nelle strade della campagna dove la vita è scandita dalle nuvole e dal succedersi dei venti, dai rituali della terra, dalla vicinanza della vita alla morte, in un incontro che conserva l’armonia della Natura e delle sue leggi. Come poesia, ogni parola possiede il suono di chi l’ha pronunciata, come poesia il romanzo diventa il tempo della voce, che valica le dimensioni conosciute e accompagna il lettore tracciando nuovi modi di esistere, di esserci, di comprendere. Una voce che è testimone di ciò che accade, ma si muove, scorre, arriva dove serve, testimone del perpetuo mutamento della natura che ci circonda e dei nostri cuori.

Monica Sacchetti

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Una poesia continua, una favola dolce nonostante la tristezza, i cui la natura la mitologia si fondono per dare la sensazione dell’armonia dell’universo. Uno sguardo partecipe sulla nostra storia, sull’animo umano.
Un’opera che nella natura pare poter ripulire la parte peggiore
dell’animo umano

Paola Pacini

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Le parti migliori sono i flashback,dove è presente una storia che appassiona e di cui vuoi sapere sempre di più. Peccato che siano parti cortissime e appunto solo dei flashback. Anche qui,forse ancora meno del primo libro, la storia è inesistente e il libro è composto da pagine e pagine di descrizioni della natura e di sensazioni varie che dovrebbero prendere il posto di personaggi,ma che secondo me non ci riescono.

SARA VISENTIN

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Il libro narra la storia di Matteuccia amica della natura, eroina nell’ombra dimenticata tuttavia dagli uomini lasciata ai margini ed incompresa. Ho molto alprezzato lo stile lineare impreziosito da una intonaizone poetica e la capacità di dar vita alla natura mescolando mito realtà e fantasia. Toccante anche la storia di Matteuccia partigiana per amore del padre dimenticata dalle persone per le quali ha combattuto.

Gaia A.

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Una fase della nostra storia, la resistenza, raccontata con la lievità di una favola, purtroppo non a lieto fine. Coniugare fiaba, amore per la natura e la nostra storia è stata la sorpresa più bella di questo piccolo libro; un vero gioiello.

Antonio Brina

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Sondrio "I Robinson di Sondrio"
coordinato da Maria Grazia Carrara e Lucia Carboni
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Breve libro questo di Marone ma incantevole. Sembra di essere immersi nella magia della natura che come in una fiaba, anche se si tratta di tutt’altro, avvolge la vita di Matteuccia fino alla fine. Con prosa elegante Marone descrive questa donna, la solitudine che la avvolge, le cicatrici inguaribili lasciate dalla guerra partigiana, l’emarginazione ma anche l’incanto di una Natura che è l’unica con la quale Matteuccia ha un colloquio. Il silenzio dei boschi non è silenzio per lei, non lo è mai stato. Dagli animali che le hanno sempre aperto la strada quando faceva la staffetta, alla quercia che sempre l’accoglie, agli altri alberi che la confortano, al soffio del vento che le parla, tutto l’incanto della natura la consola ed entra in simbiosi con lei. Molto bello!

Luisa Tassano

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Matteuccia con i suoi fantasmi, i suoi segreti e il suo bosco parlante non mi ha appassionata.
Ho letto con fatica e noia questo romanzo.

Maria Grazia Carrara

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Circolo dei lettori
di Pontedera "LaAV"
coordinato da Maria Rolli
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Il libro si legge delicatamente, come un respiro, come un battito d’ali; la storia della vita di Matteuccia è una bella storia pur se difficile e cruda, diventa dolcissima e quasi eterea; l’ambiente ti coinvolge e ti prende quasi a volerti rapire e ti spinge a desiderare, per un po’ ad entrare nell’animo così pulito della protagonista: penso che Matteuccia sia una donna fortunata per il privilegio che ha, quello dell’amore e la sintonia   per il suo bosco. Lì si sente a casa e tutte le sue paure e le sue ansie svaniscono per dare vita all’amore incondizionato verso tutti anche nel momento più brutto, quello della violenza. Bello il libro, scritto e raccontato in maniera insolita, semplice e diretto, delicato e veritiero per le tematiche che affronta; diversità, rispetto per la natura e le persone, il coraggio e la difesa degli ideali portati avanti con la delicatezza di una nuvola e la forza di una quercia.

Candida di Marco

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Ambientato anche nell’Italia degli anni della Seconda guerra mondiale, è il racconto della storia e della vita di Matteuccia, una donna ed una partigiana che a seguito di una violenza si rintana in un mondo di solitudine dal genere umano che l’ha tradita e di cui non si fida più ma al contempo un mondo in cui la Natura si anima di voci, colori, luci, esseri viventi, personificazioni reali e realistiche che affollano la vita della protagonista, che la proteggono e l’aiutano ad andare avanti. Il racconto si dipana passando dalle vicende vissute nel passato da Matteuccia che le hanno condizionato la vita, al tempo presente che svela una vita di isolamento dalla comunità in cui vive che la considera un’emarginata che non ci sta con la testa ma di cui comunque fa parte. Matteuccia convive con un forte senso di colpa che l’ha trasformata e non le ha lasciato alternative se non vivere così come una creatura dei boschi con la sola compagnia di un gatto che racconta storie ed una quercia. A scuotere la sua esistenza sarà la morte della compagna Gentile il cui feretro ritorna in paese; Gentile era stata la sua compagna come staffetta partigiana finché non erano state scoperte perché tradite da un paesano, che subisce la violenza dei soldati tedeschi nei boschi, come Matteuccia e sotto i suoi occhi. La protagonista bloccata dagli eventi non riesce a fuggire e chiedere aiuto ma subisce anch’essa la stessa sorte e di questo non si darà pace mai più, mentre Gentile sarà portata via e deportata in un campo di concentramento, lei sarà lasciata al suo destino. La morte di Gentile la scuote e la fa decidere per porre fine alla sua esistenza come atto ultimo di perdono di qualcosa che lei non era stata capace di fare e di cui ha avuto rimorso per sempre.
Matteuccia mi è rimasta nel cuore e non posso che ricordarla con struggente dispiacere per le sue vicissitudini. Il racconto non è anacronistico, la storia che racconta va ricordata per preservare la memoria di ciò che è stato sempre e comunque sebbene, a volte, sembri qualcosa di molto lontano da noi; e questo è il pericolo peggiore.

Enza Scotto d’Abusco

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Il bosco di la: La novella di Marone si presenta come un prezioso vademecum da rileggere nei momenti di meditazione e di intimità che ognuno di noi necessita di avere con quelle " pillole di saggezza " che fanno tanto bene al cuore e all’anima. La scrittura è magica e affabulante e attraverso di essa si gustano poesia, sogno, mondo incantato e dolcezza pure nei momenti di narrazione amari come il terribile episodio del passato (la vicenda si svolge su due piani , uno attuale -2005- e uno durante la Resistenza) che ha reso quasi muta e distante dai suoi simili , Matteuccia. È lei la protagonista, colei che nel contatto con la natura ha trovato il suo rifugio, la sua essenza, la mano tesa della seconda parte della sua esistenza. Un libro da possedere in versione cartacea, almeno per me.

Anna Maria Agostino

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Lo spunto di questo breve romanzo è dato dalla necessità di celebrare la natura partendo dalla quercia, albero significativo per la storia della protagonista. La narrazione alterna due piani temporali e si incentra sul personaggio di Matteuccia, una donna ormai anziana ed emarginata, che i più considerano una strega, la matta del villaggio, che non parla dalla fine della guerra. Le parole le mancano, perché da staffetta partigiana in gioventù, troppo ha visto e sentito e per fuggire a tanta sofferenza si rifugia in un mondo arcaico e invisibile dominato dagli elementi. La natura diventa casa e famiglia, la accudisce e la comprende e sembra essere per lei l’unica consolazione.
È un racconto che intreccia la Storia alla fiaba, il reale all’onirico, i fatti crudi all’etereo canto del vento. C’è tanta malinconia, poesia e mistero nel modo di raccontare la natura, una delicatezza che emana dall’aria e dal bosco, tuttavia il romanzo non mi ha convinta. Nonostante il linguaggio limpido e lineare, l’ho trovato un po’ monotono e ripetitivo e in sostanza la lettura non mi ha lasciato nulla.

Cristina Casanova

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Mi aspettavo molto da Lorenzo Marone e ho trovato questo romanzo un po’ deludente. Pur trattando uno degli argomenti che rientrano tra quelli che amo di più in assoluto, non è riuscito a trasportarmi nel mondo di Matteuccia.
Le premesse c’erano tutte: i partigiani, la Seconda guerra mondiale, una figlia che cerca e aiuta il padre rischiando la vita. Eppure, la storia non decolla, non coinvolge e si spegne. Sembra un tentativo di accendere un bel pezzo di legna che però fa solo tanto fumo, non prende mai fuoco e si spegne senza aver scaldato l’ambiente. Le premesse c’erano tutte. Peccato.


Moira Maggi

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La storia si dipana con lentezza; la scelta stilistica, i ripetuti riferimenti aulici, appesantiscono, spezzano il ritmo e lo rendono snervante.
Il racconto della staffetta partigiana Matteuccia si evolve tragicamente, ma il personaggio, descritto è "sospeso" tra realtà e immaginazione, non prende consistenza e nel complesso non riesce a coinvolgere il lettore.

Silvana Paolillo

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Marone raccoglie l’invito dell’editore Aboca che in una collana denominata Il bosco degli Scrittori pubblica racconti che abbiano la natura, e in particolare i boschi,  tra i protagonisti.
Coprotagonista di questa storia, insieme alle creature del bosco Aura, Borea, i cipressi, la grande quercia è Matteuccia, una contadina ormai anziana, matta e quindi strega agli occhi dei suoi compaesani. I capitoli si alternano tra il presente e i flashback di Matteuccia bambina e poi adolescente, adombrando da subito un segreto che sarà rivelato solo alla fine del libro.
Purtroppo le descrizioni dell’ambiente naturale entro cui si muove Matteuccia appaiono un puro esercizio di stile da parte dell’autore, sono ripetitive e incapaci di suscitare emozioni. E anche la rivelazione finale è così prevedibile e scontata da lasciare interdetti. Così come appare incomprensibile il dolore finale di Matteuccia per la scomparsa di un’amica che nei fatti era scomparsa sessant’anni prima. In conclusione, una storia che l’immaginazione dell’autore non è stato capace di animare, suscitando solo noia.

Cristina Ruggieri

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Il bosco di là di Lorenzo Marone offre una lettura emozionante e favolosa. L’autore, che avevo conosciuto attraverso il romanzo “La tristezza ha il sonno leggero”, si conferma un abile affabulatore. Matteuccia, con il suo carattere strambo, abbandona la vita degli uomini per rifugiarsi nel bosco alla ricerca di quell’innocenza e quell’autenticità che la guerra le aveva sottratto durante la giovinezza. Marone descrive senza retorica la missione della giovane protagonista come staffetta partigiana durante la guerra del 1943, l’incontro con la coetanea dal nome simbolico Gentile e i loro pericolosi viaggi in bicicletta per raggiungere il bosco dove recapitare al padre viveri e ambasciate. Attingendo alla tradizione mitologica classica, Marone descrive una natura consolatrice e benevola che risarcisce e conforta la protagonista  offrendo una lettura breve, molto piacevole e ricchissima di spunti di riflessione.

Silvia Vantaggiato

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In questo libro si parla della protagonista, Matteuccia, una donna che ha lottato, durante la guerra ha fatto la partigiana e le malelingue di paese l’hanno sempre criticata ed emarginata perché considerata comunista, matta, femminista. Finita la guerra ha preferito non parlare più e ritirarsi a vivere lontano dalle pesone al di là del bosco finchè il passato ritorna per presentare i conti della sua vita.
Mi è piaciuta questa storia anche se preferisco l’altra.

Maddalena Dellacasa

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Vicenza “Sentieri di lettura”
coordinato da Marianna Repele
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Matteuccia ex staffetta partigiana, ci fa scoprire attraverso l’immaginazione, i profumi, i suoni, le melodie dei suoi amici del bosco.
Lei riesce a dialogare con piante e animali dando forma e colore al vento.
Una storia che nasconde nel suo segreto una poesia. Imperdibile!

Silvia Galiotto

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La protagonista di questo libro è Matteuccia, un’anziana signora che da molti anni si è ritirata dal mondo degli uomini e che ha imparato a comunicare con gli animali, le piante e gli elementi naturali del “bosco di là”. Gli abitanti del suo paese la ritengono una matta e una mezza strega e sembrano essersi dimenticati che Matteuccia in gioventù è stata, assieme all’amica Gentile, una partigiana. La morte di Gentile e l’incontro con la figlia dell’amica provocheranno in Matteuccia un turbamento che la porteranno a rivedere la sua scelta di solitudine ma allo stesso tempo la inviterà a fare pace con il proprio passato. La narrazione della storia di Matteuccia è intrecciata con la narrazione della vita degli abitanti del bosco d là (non solo animali e piante, ma anche nife, driadi e elementi naturali) e in questo senso il libro è a metà tra un romanzo e una fiaba. Se penso ad un aggettivo per descrivere il libro di Marone, quello che mi viene in mente è “primaverile”: non solo perché i temi principali sono il rapporto con la natura e la rinascita, ma anche perché ho trovato la lettura particolarmente leggera e scorrevole ma comunque densa di significato.

Francesca Faedo

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Matteuccia è una ragazzina che dialoga con il bosco, ama star seduta sotto la grande quercia, a parlare col vento. Esopo è il suo gatto rosso che racconta storie ... Però arriva la guerra, diventa partigiana per poter vedere il padre nascosto in montagna. Conosce Gentile e con lei condivide l’amore per la natura e i pericolosi viaggi in bicicletta. Il dolore e la violenza non vengono mai sbandierate, c’è molta dignità. Il bosco di là è un bel romanzo da leggere assaporando ogni frase.

Nives Giambellini

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Sullo sfondo della crudeltà quotidiana dei Nazifascisti scopriamo il fascino e la poesia della vita di Matteuccia, staffetta partigiana per necessità, che perde la voce da giovane: chiude ogni rapporto con gli uomini, ma vive in perfetta sintonia con le divinità mitologiche della natura. La cornacchia Amelia, il Grande Cervo, il cipresso Ciparisso sono i suoi compagni di vita. Dei suoi simili non assolve l’arroganza, la spavalderia e l’incapacità di ascolto. Il suo grande maestro è il Tempo. Tre ragnetti, le Moire, scandiscono i momenti salienti della sua vita. Solo i suoi familiari le sono spiritualmente vicini, anche dopo morti. Segue gli insegnamenti della nonna: “ Vivi di poco, lavora con cura e non ti abbattere, coltiva i campi e avrai una vita giusta. “. Kairos, il tempo propizio , la aiuta a non sperperare le sue ore, quale sia il filo di vita che le è stato dato in dote. Solo dopo il funerale della sua unica amica Gentile, si sente sola e, dopo aver ascoltato le favole del gatto Esopo, si stringe al collo il fazzoletto rosso del padre, tra gli ululati impazziti degli animali del bosco: ora Matteuccia soffierà libera e felice sul mare antico.

Antonella Burrini