< Il cercatore di luce di  Carmine Abate (Mondadori)

Qui di seguito le recensioni di IlCercatoreDiLuce raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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La trama è intima e sensibile, penetra nel particolare di un secolo vissuto da personaggi mesciati tra loro dal sangue e dai sentimenti. Il fil rouge è dato da un oggetto saldo a una parete, spettatore silenzioso e pieno di vita mancata sulla vita terrena, il quadro, regalo prezioso di chi dona le proprie sensazioni visive.
Si avvale di una descrizione accurata e potente, dal dolore all’amore. Fantastiche descrizioni visionarie dei paesaggi della natura circostante, della vita asservita alla natura. Il racconto di una nostalgia delicata, ricordi che nessuno può portare via, pensiero della Moma, personaggio a me molto caro che scalda il cuore con l’abbraccio delle sue parole.
Pagine morbide su cui si spalmano le vicende familiari.
Abate cura un po’ quel vuoto di cultura artistica italiana che tutti sentiamo di avere.
Una guida alla vita, la storia di una natura che nessuno può disprezzare, di una genuinità contagiosa che tutti proverebbero leggendo queste pagine di pura libertà.
Ringrazio vivamente l’autore per la pazienza che ha deposto nella narrazione, giovevole per chi non conosceva dettagliatamente l’artista Giovanni Segantini. Ho apprezzato molto la scena di un finale comprensibile ma non malinconico e addolorato. Questo è quello che si meritano i personaggi del romanzo: vivere nella luce e non nel buio.

Marika Campanella

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Il libro propone in parallelo, come il precedente, due storie nella stessa area geografica, in due periodi storici diversi. Siamo nel Nord Italia. Prevalentemente in Trentino, ma i personaggi ci portano a girovagare, che sia una volta in Brianza o in Svizzera o sul Lago di Garda.
Un dipinto di una (ma)donna con il bambino sotto un albero svela subito che sarà lui il protagonista. O meglio, il dipinto (e il mistero che lo avvolge) che fa da fil rouge alle storie dei due protagonisti. La prima, la vita un po’ folle ed irrequieta del pittore Giovanni Segantini – fine XIX secolo. La seconda, un periodo della vita (e della famiglia), del giovane adolescente Carlo - in tempi moderni.
Fin dalle prime pagine, inizando appunto dal dipinto, l’autore crea un crescendo di attese e di risvolti verso le due vicende.
Fino a dove la ricerca della luce porterà Segantini? E Carlo? Come mai i suoi genitori si vogliono separare? C’è del vero nelle storie della nonna? Come è legata la storia della sua famiglia con quella di Giovanni Segantini?
I personaggi hanno spessore, sostanza. Il lettore li vede muoversi nei luoghi, nei dialoghi. Hanno colore e qui, si’, trovo che l’autore stesso abbia voluto dipingerli.
Pur essendo arrivata solo a meta’ del libro, l’ho preferito al primo, nonostante nemmeno questo mi abbia entusiasmato. Il principale motivo è perchè mi è rimasta la curiosità di scoprire l’origine del legame tra il pittore e la famiglia di Carlo. Inoltre, traspare la ricerca storiografica da parte dell’autore per raccontare la vita di Segantini - che riesce a suscitare interesse per chi legge. Infine, il personaggio di nonna Moma risulta simpatico e molto tenero - e quindi viene voglia di leggerla.

Giulia Brescianini

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Meraviglioso, mi sono innamorata della passione che lo scrittore mette nelle descrizioni dei personaggi e dei luoghi ... quanto sentimento e amore nei suoi personaggi ... bellissimo

Vanna Rocco

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Il cercatore di luce.
Una bellissima storia alla ricerca della vita di Giovanni Segantini, in giro per l’Italia.
La scrittura scorrevole con qualche traccia di dialetto calabrese, mi ha coinvolto piacevolmente.
Affascinante.

Stefania D’Alba

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La luce, “il sole interno” che si irradia nel tempo e nello spazio dal paese natale di Giovanni Segantini e attraversa tutta la vita dell’artista e le sue opere, raggiunge e illumina di vita, passione, sogni e ideali il lettore mediante la vita vissuta dai due Carlo, nelle straordinarie pagine di Abate. La luce è tutto. La luce dell’acqua e la luce della neve, la luce delle persone e la luce dei luoghi, la luce naturale, gli albori e la produzione di quella artificiale, la luce che immortala e scrive attraverso la fotografia alla quale Segantini si avvicina grazie al fratello Napoleone. Ogni nascita è un dare alla luce, ogni luce è una pozione medicamentosa che lenisce i mali, ogni luce è salvifica, ogni luce è sacra, ogni luce è vita: “Giovanni (…) aveva ammirato la pioggia di luce sul lago, fitte gocce sottili che scintillavano e si spegnevano e scintillavano e si spegnevano, danzavano senza mai stancarsi”. Senza mai stancarsi i personaggi del romanzo di Abate si alternano, affiancano, sovrappongono in una danza, scintillano e si spengono, mai invano. Ogni goccia di luce è per Segantini/Abate una creatura viva e allo stesso tempo: “ciò che diventiamo dopo la morte, un luccichio così sfavillante che ci ripete miliardi di volte”. Come Segantini con il colore, Abate dispone i personaggi sulle pagine in modo netto, donando veridicità a un racconto complesso che accoglie sfaccettature storiche, culturali e sociali per oltre un secolo: “trovai il modo di disporli schietti e puri avvicinandoli sulla tela gli uni agli altri, nella stessa dose che avrei adoperata mescolandoli sulla tavolozza, lasciando che la retina dell’occhio li fonda guardando il dipinto a sua natural distanza”, la luce è un torrente al quale dissetarsi di bellezza e verità. La ricerca della luce per sconfiggere il buio della morte. Alla luce infatti si contrappone il controluce della visione di Carlo della strage del 2 agosto 1925 di San Giovanni in Fiore, alla luce si contrappone “l’ombra del vento”, la morte che ci insegue ovunque, come erano solite dire Bice e Moma, un’ombra che appanna la vista, una presenza ingombrante e misteriosa come talvolta appare nelle opere di Segantini.
Il mio voto va a “Il cercatore di luce”. Da artista, cercatrice a mia volta di luce, da nipote estremamente legata a dei nonni che ho conosciuto solo in parte, solo attraverso i racconti familiari ed estremamente assetata di questi racconti, non ho potuto non immedesimarmi in queste luminose pagine.

Federica Gonnelli

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Il cercatore di luce è GIOVANNI SEGANTINI, il grande pittore che scosse ed arricchì il panorama artistico di fine ottocento/primi novecento. Nato da una famiglia smembrata, ammalatosi di vaiolo nell’infanzia, dopo anni di riformatorio, viene accolto da una famiglia che gli da modo di redimersi e cominciare una vita nuova. La narrazione si intreccia con le vicende di una famiglia moderna che nel corso della narrazione si rivela essere legata a quella di SEGANTINI da legami di amicizia maturati tra i nonni della famiglia stessa ed il pittore. La morte di quest’ultimo non spezzerà il legame di amicizia, incorniciato dal trittico più famoso del pittore che fa da sfondo a tutta la storia.
Stilisticamente lineare e chiaro nella esposizione, talora scende nel linguaggio a punte di turpiloquio che mimano il parlato degli adolescenti; interessante l’idea di intrecciare la vita dell’artista con quella del protagonista secondo i capitoli che ricalcano il trittico del Segantini, a tratti però cade nello scontato e i parallelismi non sempre appaiono chiari per cui sembrano due storie poco collegate. Nel complesso una lettura leggera e poco impegnativa.

Sara Volpini

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Scandicci “Aperilibri”
coordinato da Chiara Marcucci
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Un libro sorprendentemente bello. Mi sono avvicinata al libro con qualche pregiudizio, invece è stato veramente interessante. La storia del pittore Giovanni Segantini, che non conoscevo affatto, si intreccia con quella del nonno del protagonista, entrambi di nome Carlo. Il ragazzo cresce coi racconti di sua nonna, una donna fantastica, che con le sue storie è come se tenesse vivo suo marito. Davvero commovente! Consigliato! Potrebbe tranquillamente vincere questo torneo!

Chiara Marcucci

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Premetto... non mi sarei avvicinata a questo libro se non fosse stato per questa sfida.
Inizialmente il libro mi è piaciuto, con le descrizioni delle montagne, dei personaggi e delle loro emozioni, che ben presto però sono diventate ripetitive e monotone. Nonostante la storia personale del pittore, sicuramente interessante per gli appassionati, la narrazione mi è sembrata monotona e molto lenta.

Giulia Martinuzzi