< Il cielo per Roma di  Mariano Bàino (Exorma)

Qui di seguito le recensioni di IlCieloPerRoma raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Del libro non mi entusiasma per niente,comunque scritto poeticamente anche sé son cose già scritte e dette

Stefano corongiu

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Trama eccentrica e scrittura a tratti comica. Intriga il continuo rimbalzo tra l’origine del protagonista e la sua destinazione. Adoro la difficoltà del protagonista di abitare un corpo terreno e quindi imperfetto per definizione.

Francesco Nube

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Mariano Bàino scrive un libro molto particolare dal titolo “Il Cielo per Roma” che lo stesso Baino definisce “un romanzo di creazione e non una cruda e nuda cronaca imparentabile, per verosimiglianze psicologiche e successione di registrabili eventi, ai prodotti romanzeschi oggidiani”.
La particolarità è sì nella storia che ha un che di fantastico, ricco di simbolismi, nonostante la narrazione sia ambientata in luoghi reali, ma è anche in un linguaggio forse troppo ricercato. Il “romanzo” è ricco di rimandi letterari e non solo (l’Apocalisse, la Seconda lettera ai Tessalonicesi dell’apostolo Paolo, il Libro III della Sintassi matematica di Tolomeo, Il maestro e Margherita di Bulgakov, le Memorie di Adriano di Yourcenar, il Tifone di Joshep Conrad etc. etc.) che a tratti – ma solo a tratti - rendono la lettura stimolante.
L’autore racconta la storia di un antico filosofo Sinesio di Cirene innamorato di Ipazia di Alessandria che “trapassa” – obbligato da Kontrollo, capo dei Servizi Segreti Angelici – in un avvocato romano dei nostri giorni, Chiaffredo Buffaldieci Guastella, allo scopo di indagare sull’anticristo e riportare ordine nella città di Roma, divisa tra due papi: il regnante Materno I (Francesco I?) e il dimissionario Gregorio XVII (Benedetto XVI?) in disaccordo tra loro, a rappresentare il bene e il male.
Il lettore è in costante attesa di “Verrà svelato il nome dell’anticristo?” e di “Quale sarà il risvolto di questa storia dalle tinte noir?”. Attesa che rimane però tale. Non a caso l’autore termine il suo elaborato con la seguente frase “… un minuto, il tempo di fissare il nulla che avevo da dire e che Le ho detto…”

Roberto Corticelli

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Antiromanzo incline al citazionismo (Melville, Foscolo, la Bibbia ecc...) dalla scelta linguistica tanto programmatica quanto fastidiosissima, alcuni passi insostenibili: ’in quell’ ovo cereo volitante nelle amplitudini’, ’tegumento uggevole conglutinato... ’, o ancora ’argomento influenzate in senso decettivo, l’ ex averso invocato... conoscibile aliunde’; giunti al ’dio deliquato in una sua maionese moritiva, splene schiso..." non se ne puó più e verrebbe da chiudere.
Ma le continue allocuzioni al lettore solleticano - ce ne sono a iosa e di ogni Foggia -, si va avanti.
L’io narrante si sbroda in pagine metafisiche che fan perdere il filo. Ci vuole spaesati e spossati lettori per poi, alla fine, chiamarci direttamente in causa nella storia, come comico personaggio. Direi che è troppo.

Salviamo due tre trovate linguistiche tra cui ’la mossa del cavillo’ e l’espressione tentato omicidio che si trasforma in ’tentato umorismo’.
Il resto si butta, via via.

Paolo Antoniazzi

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[Lettura non terminata]
Il Cielo per Roma è impegnativo, probabilmente nel modo sbagliato per me. Non so se è per il periodo che vivo, in cui non sono abbastanza fresco per una lettura impegnata come quella che il libro richiede, o perché in generale lo stile con cui è scritto non è il mio preferito. Continue digressioni, salti, interruzioni della vicenda, capriole nella narrazione (c’è un capitolo scritto tutto al futuro che è alquanto straniante, per fare un esempio) inserite in una storia che, almeno al punto in cui sono arrivato, non si sa ancora dove voglia andare a parare. Non so se avrò mai modo di continuarlo con l’attenzione che richiede, ma a scoraggiarmi è stata l’impressione, avuta ad un certo punto, di guardare un film pieno di interruzioni pubblicitarie.
Nonostante questo, voglio premiare l’intento. Potrà non essere adatto a me, ma il libro è ben curato, soprattutto considerando quanti tranelli porta con sé uno stile come quello utilizzato dall’autore.

Gianmarco Dell’Uomo