< Il gol lo dedico a Bush di  Max Civili, Diego Marottini (Castelvecchi)

Qui di seguito le recensioni di IlGolLoDedicoABush raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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"Il gol lo dedico a Bush" non è solo un libro sul calcio. È un libro che racconta la difficoltà di scegliere e le priorità di un uomo, la consapevolezza di chi si voglia essere e diventare e il prezzo da pagare per seguire la propria vocazione. Il calcio in Iraq (come ovunque) ha un valore politico e sociale, acuito dalla guerra e dai contrasti fratricidi, e il racconto dell’esperienza di Vieira alla guida della nazionale irachena cammina di pari passo con le vicende politiche e belliche dell’Iraq degli anni 2000, e lo fa in modo coinvolgente ed emozionante. Una continua scoperta e un grande arricchimento, per guardare il conflitto iracheno da altri punti di vista e considerare aspetti poco conosciuti.

Serena Corsale

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Il gol lo dedico a Bush è un romanzo che parla di calcio, ma non solo. Ci racconta la storia da un altro punto di vista. La scelta di Jorvan Vieira di andare ad allenare la nazionale irachena è una scelta coraggiosa, una nazionale che riflette la società irachena, formata da elementi di tutte le tribù. Romanzo apprezzabile anche per il fatto che non parla di una potenza mondiale del calcio, ma di una Cenerentola, una piccola nazionale che insegue un sogno, nonostante la guerra e i problemi politici e sociali. Da appassionata di calcio, apprezzo molto i romanzi che parlano di calcio, tanto più se si tratta di storie vere che insegnano a conoscere la storia tramite il linguaggio dello sport.

Anna Maria Corda

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Il libro accompagna l’allenatore di calcio Vieria nel suo periodo di vita in cui era CT della nazionale Iraqena. Se ad una occhiata superficiale si può pensare che il libro riguardi il calcio, scendendo in profondità si colgono le numerose sfumature ed emerge il tema della guerra in medio oriente e del suo impatto sulla popolazione e sugli atleti. Opera commovente che ha tenuto attaccato alle sue pagine persino una persona come me davvero poco interessata al mondo calcistico.

Ambra Capelli

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interessante
scritto molto bene

Anna Sepe

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Max Civili – Diego Mariottini
Il gol lo dedico a Bush
L’avventura di un tecnico brasiliano-portoghese al lavoro nell’inquieto mondo mediorientale al tempo della guerra. Allenare tra mille difficoltà su una panchina che scotta pensando più alle angherie belliche che alle tattiche calcistiche. Quasi un saggio che attraverso puntuali riferimenti storici, politici e geografici ricostruisce le speranze e le emozioni di un gruppo di calciatori e di un uomo capace di portarli alla vittoria finale.

Aurelio Miccoli

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Mi piace molto il calcio, lo seguo sia alla televisione che sulla stampa ( Repubblica... naturalmente).Da juventino soffro ma dopo aver letto questo libro mi sono scoperto tifoso dell’Iraq e di soffrire anche per questa squadra.
Non è solo la storia di una squadra di calcio, in questo libro si parla di politica, questo libro descrive una Nazione e la vita assai triste dei suoi abitanti.
E’ un libro che parla di dolore e di voglia di riscatto.
Ma si racconta anche di un uomo, della sua storia, dei suoi vissuti.
La figura di Vieira, l’allenatore,  è raccontata  in maniera trasversale e la sua storia si intreccia con le storie dei giocatori trasformandoli in moderni eroi.
Non è da tutti allenare l’iraq e rinunciare ai petroldollari dei sauditi per occuparsi di gente che ha vissuto la guerra e che vive l’occupazione di un paese straniero.
Ma il libro parla anche del potere del calcio sui popoli, nel bene e nel male. A tal proposito scena clou , per me, sono gli americani in pattuglia intimoriti dall’assembramento degli iracheni che alla fine depongono le armi e si uniscono al popolo festeggiante

Lino Buratti

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È di per sé un piuttosto inusuale forse inedito raccontare il calcio in tempo di guerra e in un paese islamico ritenuto dagli USA un pericolo mondiale, uno stato canaglia. Come se ciò non bastasse l’Iraq è un paese diviso tra scinniti, sunniti, curdi pronti a massacrarsi senza remissione di colpi e senza risparmiarsi attentati, rapimenti, torture: insomma uno scenario dominato da un vero e proprio repertorio dell’orrore. L’intenzione dunque è buona.
Una nazionale iraqena di calcio potrebbe avere un valore unificante e aprire la strada per un processo di pacificazione interna (come non pensare a “Invictus” che tratta lo stesso tema in Sudafrica all’indomani della nomina di Mandela a capo dello stato?). Ma il teso non si impegna lungo questa direttrice almeno per dimostrare come sia impossibile.
Potrebbe essere quindi un testo dedicato alla biografia dell’allenatore Jorvan Vieira a partire dall’esperienza realizzata in Iraq in condizioni tanto precarie e difficili per la squadra ma anche per lui che ha passato i cinquant’anni ed è uomo provato e fragile benchè dotato di grande volontà e forza d’animo. Ma anche questa filone narrativo pur presente non prevale.
Potrebbe essere il racconto di un riscatto: un racconto già visto, specie al cinema, con narrazioni epiche di squadre improbabili, raffazzonate, capaci però di trovare una forte motivazione e di lanciarsi nell’impresa, guidate, di solito, da un allenatore di indubbia perizia tecnica ma soprattutto dotato di carisma e capacità di penetrazione psicologica. Da questo punto di vista non c’è molto di nuovo.
La narrazione dell’impresa di Vieira è spezzata da numerose digressioni, alcune utili e interessanti altre un po’ posticce; il risultato è che i temi trattati sono tanti ma nessuno risulta significativamente predominante così da dare un’impronta al testo che non appassiona. Brutto l’incipit: l’invio di migliaia di palloni destinati da Bush ai bambini iraqeni per creare un clima di più serena convivenza fra occupanti e occupati, si rivela del tutto ipocrita, i palloni arrivati sgonfi non possono essere gonfiati perché mancano gli strumenti e dunque diventano una montagna di plastica da gettare. L’episodio meritava forse un avvio più fulminante per rendere poi, a fine narrazione, altrettanto fulminante perché il gol che della vittoria della nazionale dell’Iraq sia dedicato a Bush
I dialoghi diretti, assai frequenti, suonano fasulli.

lina p.

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La conquista della Asian Cup di calcio nel 2007
della nazionale dell’Iran.
Contro tutto e contro tutti.Una nazione sconfitta
dalla guerra,divisa fra sciiti,sunniti,curdi con gli Americani come occupanti.
Tutto questo riversato sulla squadra di calcio
con allenatore Jorvan Veira allenatore brasiliano
giramondo.Capace di portarla alla vittoria.
Una gioia immensa per tutti gli iracheni.
Da leggere come una favola

Fabio Fusi

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« Il gol lo dedico a Bush » è avvincente e dalla trama niente affatto scontata. La vicenda inizia quando la nazionale di calcio iraquena affronterà l’Asian Cup nel 2007. Tra arbitri australiani, allenatori brasiliani si disputa un’incredibile partita che ha come cornice la guerra, l’invasione degli Stati Uniti e le lotte fratricide. L’autore riesce a coinvolgere da subito con una storia trascinante e una scrittura fluida

Marina Leuzzi

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Nonostante io non abbia mai amato e seguito il calcio, ho deciso di scegliere questo libro. “Il goal lo dedico a Bush” mi è sembrato, a tratti, commovente: la figura di questo allenatore al di sopra di tutto e tutti, personaggio integerrimo capace di empatia con i giocatori e determinazione nelle proprie scelte, nei confronti dei dirigenti della Lega calcio irakena, interessati solo ad accrescere il proprio prestigio personale. Commoventi i giocatori che, nonostante le sofferenze personali, non si sono fatti manipolare e hanno creduto nell’allenatore, nella squadra e nella possibilità di vincere.
In questo libro il calcio è descritto come un mezzo di comprensione e riconciliazione tra etnie, religioni e più in generale differenze, inoltre, se possibile come strumento di pace in un paese in guerra. Non è solo la storia di pochi uomini ma la storia di un paese, l’Irak.

Donatella Ghizzi.

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Un allenatore brasiliano convertitosi all’Islam è chiamato ad allenare la nazionale irachena di calcio in vista dell’imminente Asian Cup del 2007. L’Iraq è una squadra divisa (sunniti, sciiti e curdi), che si allena in Giordania. In due mesi Vieira il ct iracheno rivoluziona la preparazione e porta i giocatori ad avere la consapevolezza di far parte di una squadra. Alla fine la favola va avanti nel torneo e conquista la finale contro l’Arabia Saudita.

Roccangelo Tritto

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Storia di una nazionale di calcio, storia di persone, storia di un popolo martoriato, storia di una nazione senza pace nel lavoro di Civili e Mariottini "Il gol lo dedico a Bush". L’intreccisrsi delle varie storie risulta efficace e efficacemente supportato da una serie di note.

Çlaudio Belotti

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Il gol lo dedico a Bush, è il titolo dell’avvincente narrazione a quattro mani di Civili e Mariottini, con il vanto di un’introduzione stesa da Zico, che porta il lettore alla conoscenza di una delle più significative esperienze lavorative e umane vissuta dall’allenatore brasiliano Jorvan Vieira.
Siamo nell’estate 2007. L’Iraq è terra devastata da anni di guerra e di lotte fratricide. Morti e sangue sono ormai dolori quotidiani e odiati, perché alla scomparsa di un caro o alla paura che questo avvenga nessun uomo riesce ad abituarsi. Mai. Non ci riescono i civili, i militari, le madri, i giocatori di calcio.
Proprio loro però, in quell’estate 2007, offriranno unione in istanti di pace e spensieratezza al loro popolo.
Con un’attenzione particolare a Mister Vieira e alla Nazionale irachena, Civili e Mariottini riportano le gesta dei Leoni di Mesopotamia nell’Asian Cup 2007, quando undici giovani ragazzi, vincendo, dimostrano che l’unione rende possibile qualsiasi cosa, senza dover passare necessariamente per le armi.

Valeria Capobianchi

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Un mosaico di generi letterari, dal racconto al saggio passando per il romanzo, che sorprende ad ogni pagina e si rinnova incessantemente. La vicenda sportiva è avvincente e se a tratti sembra rimanere sullo sfondo, come soffocata dalla tragicità delle vicende che intorno ad essa gravitano, in altri momenti invece riemerge forte di tutta la sua limpida innocenza, e fa da palliativo alle atrocità che perseguitano i suoi protagonisti. Ed è forse proprio questo il più grande dono dello sport.

Nicolo’ Bianchi

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Scritto molto bene ma per il mio sentire l’argomento non mi prende. Il calcio non fa per me.

Monica Giannino

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Coach, sentivamo il bisogno di farle conoscere i fatti che accadono nel Paese tutti i giorni. Anche su un campo di calcio. Questa è la guerra, questo è l’Iraq e non esistono zone franche. Come allenatore della nostra Nazionale era giusto che sapesse. Che capisse perché ogni volta che suona un telefono cellulare noi ci sentiamo morire. Poco importa chi è sunnita, sciita o curdo. Siamo tutti nella stessa situazione. Se riusciremo ad andare avanti nel torneo, lo faremo soprattutto per dare qualche gioia, non a noi stessi, ma a un intero popolo che muore ogni giorno a casa sua. Ci perdoni se siamo stati brutali, coach, ma così stanno le cose». Il goal della vittoria dedicato a Bush.
Durante la sua presidenza Barack Obama dichiarò in un’intervista al «New York Times» che a suo tempo gli Stati Uniti sostennero Saddam Hus- sein, anche se sapevano dell’uso di armi chimiche ai danni degli iraniani e del- la popolazione curda. Anche ufficiali americani confermarono che la Casa Bianca fosse a conoscenza dell’utilizzo di armi chimiche da parte del regime iracheno.
Un tecnico brasiliano-portoghese, la nazionale Iraq nel 2007, una bella pagina di sport, un paese dilaniato da guerra e torture…

Francesca Piubello

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Molto piacevole e interessante come attraverso la ricostruzione della preparazione di una gara l’autore da uno spaccato della dura quotidianità di un popolo. Una prospettiva diversa per comprendere la vita, la politica e la storia dell’Iran.

Filomena Russo

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La comunicazione diventa la base per la comprensione. Specie se siamo calati in una dimensione caratterizzata da etnie e culture che si incrociano costantemente.
Esiste, in tutto l’universo, un approccio ed un modus ponens che ci consentono di distinguerci dagli altri.
Ma sopratutto di entrare in contatto con realtà diverse e lontane dalle nostre. È una logica che va sviluppata in prospettiva, anche, per eventuali incontri ravvicinati del terzo tipo. Alieni, umani, ungulati,

Andrea Rigoni
Via Gino Camurri 5/5
3

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Pur non essendo una tifosa accanita di calcio, la storia della vittoria della nazionale irachena nel 2007 mi ha appassionata per come è stata inserita nel contesto storico. Il linguaggio essenziale ha reso bene tutte le diffocoltà e le tensioni vissute da Vieira nei due mesi in cui ha allenato la squadra. Non sapevo che cosa aspettarmi da questo libro ma mi ha sorpresa positivamente: è stata una lettura piacevole e interessante.

Barbara Lazzari

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La narrazione di una storia edificante e commovente attraverso una scrittura a mio avviso non sempre adeguata.

Barbara Amali

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Semplicemente una grande storia del mondo del calcio
Il miracolo sportivo, del sorprendente cammino della nazionale irachena nel 2007, nonostante il paese fosse in pieno guerra.
Rare storie come questa lasciano inevitabilmente il segno

Samuele Marino

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Come nei migliori romanzi in questo libro sul calcio il protagonista resta sullo sfondo ed è la società dell’Iraq durante la dittatura di Saddam e la conseguente guerra del 2007. La vita dei calciatori iracheni è pervasa da paure, terrore e preoccupazione per le proprie famiglie sotto le bombe, insieme all’esaltazione derivante dall’essersi scoperti una squadra unita e vincente.
Tutti questi temi disegnano un’avvincente storia sportiva ma soprattutto fotografano, per l’ennesima volta, l’assurdità di ciò che avviene all’interno di una dittatura.

Valeria Riboldi

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Ritmo accattivante come in un romanzo, ma appassionante e toccante, perche sono storie vissute.

Marta B.

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Il romanzo si apre nel 2007 , gli iracheni stanno affrontando l’assassinio di Saddam Hussein… è caos politico.
In questo ambiente di distruzione tre giovani calciatori Nashat Akram un incredibile regista di una fine tecnica , Hawar Mulla Mohamed un giocatore di fascia sinistra e Younis Mahmoud il capitano con un ottimo bagaglio di gol si apprestano a lottare anche loro…
Affronteranno l’Asian Cup.

Ciò che rende gli allenamenti di uno spessore che va oltre lo sportivo è la maestria del severo e distante allenatore brasiliano Vieira che crea unione tra sunniti, sciiti e curdi.È una squadra che rappresenta appieno la già divisa Iraq ma che in un ambiente in cui l’odio non può avere spazio.
Vieira sceglie l’Iraq un paese che non è amico alla bandiera delle 50 stelle. "Il gol lo dedico a Bush" è la storia vera di tentare l’impossibile, di tentare che la distruzione, la guerra , l’odio siano spazzati dallo sport … dall’animo puro dell’essere umano.


«Vorrei che gli americani non avessero mai invaso l’Iraq, vorrei che tutto finisse presto - le prime parole del bomber - a chi dedico la vittoria e il gol? I gol lo dedico a Bush…».

Maria Federica Rodríguez

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Una bellissima favola calcistica basata su fatti realmente accaduti.

Denise R.

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Il resoconto di un’avventura umana e sportiva che si legge tutto d’un fiato: Jorvan Vieira, allenatore brasiliano cinquantatreenne, uomo impetuoso e diretto con un infarto alle spalle, sceglie di allenare la nazionale di calcio irachena, e accetta un incarico difficile e mal pagato. In un paese in guerra, il del calcio diventa occasione per allentare le tensioni personali e sociali e prendersi una rivincita sulla vita. I Leoni della Mesopotamia vinceranno la Coppa d’Asia e Vieira sarà ricordato come quello che ha creduto in loro.

Rossella Brandi

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Scritto meglio del primo, sembra quasi un romanzo, gradevole

WANDA TOSSANI

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Il Gol lo dedico a Bush è un libro che ci parla di una guerra quella in Iraq, con le sue mille sfumature, le crisi di coscienza del marines, l’ipocrisia di un super tela in regalo si, ma sgonfio e Vieira, un allenatore che cerca di creare una squadra in un paese dilaniato dalla guerra e dall’odio razziale.
Il gol lo dedico a Bush ci fa riflettere sull’ipocrisia della guerra e del calcio e sul fatto che una guerra può esser messa in pausa per giocare una partita, ma non per placare gli animi.

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La lettura del libro Il gol lo dedico a Bush appassiona come ogni impresa sportiva ben raccontata, ma offre anche uno squarcio sulle condizioni socio-politiche dell’Iraq durante la seconda guerra del golfo e dei paesi che i "Leoni della Mesopotamia" hanno affrontato durante la Coppa D’Asia del 2007. E mentre si seguono le vicende che porteranno i giocatori e l’allenatore brasiliano Jorvan Vieira a vincere il torneo, ci si rende conto che quello che più rimarrà a chi legge è uno sguardo diverso e più consapevole su vicende che hanno segnato l’ingresso nel nuovo millennio.

Luigi Verducci

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Storia interessante e ben resa (in certi punti forse si dilunga un po’ troppo). Nel complesso un buon libro.

Fabio Pasotto

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Circolo dei lettori 
di Grottaferrata “Un libro al mese della biblioteca comunale” 
coordinato da Lucia Zenobi e Cinzia Silvagni
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La storia mette in risalto le qualità di Leadership del tecnico brasiliano Jorvan Vieira che, contro ogni pronostico, facendo leva sullo spirito di rivalsa di un gruppo di giocatori di diverse etnie e religione, vince il campionato asiatico di calcio del 2007. 

Salvatore Greco Spano’

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La situazione apocalittica di una nazione, al lettore di “Il gol lo dedico a Bush” viene alleggerita, o se si vuole edulcorata. In quest’opera si descrive, infatti, la partecipazione della nazionale di calcio dell’Iraq ad una importante coppa continentale, mentre lo stesso paese è immerso nel sangue. Gli incontri sportivi si svolgono nel 2007, ma potrebbe essere storia più antica, o più recente; per questo su queste mie due righe voglio porvi la data di oggi, 09 Ottobre del 2022. Di scene apocalittiche ce ne sono state altre e ce ne sono ancora nel mondo, Iraq ancora compreso. Sport e guerre, certo, non sembrerebbe un binomio ovvio, nella normalità. Anche leggere questo libro aiuta a pensare quanto sia mostruosa, e non debba mai passare per banale o sopportabile, la guerra. 


Sergio Moretti

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In molti momenti lo sport ha svolto un importante ruolo politico. A volte è riuscito a creare un vero volano per smuovere empasse, per riscattare oppressi, per ribadire un grido. Purtroppo in questo caso abbiamo visto soltanto un bel fuoco d’artificio, realizzato con tanta sofferenza. Ma il tutto è stato tremendamente effimero. Mettere insieme etnie diverse e spesso ostili è meritevole ma poi a questo non è seguito nulla. Non ha insegnato nulla a quei popoli. Non ritengo che il contenuto del libro che enfatizza questo fuggevole momento sia gradevole, dopo averlo letto non mi ha lasciato molto.

Testa Mauro

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Una bella storia di coraggio e di rivalsa, questi fatti storici che rimangono poco conosciuti, ma che rappresentano momenti importanti, dovrebbero avere maggiore risonanza anche presso le nuove generazioni, a scuola si studia solo la “grande” storia, grazie a questi libri recuperiamo la “piccola” storia fatta dalle persone di tutti i giorni che non va mai dimenticata.

Zenobi Lucia

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Non mi piace il calcio

C.A.

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Il calcio poi non mi è mai interessato. Ma questo eccellente racconto veritiero delle imprese della squadra irakena di calcio, con il suo coach brasiliano ( del quale mi sono un po’ innamorata), di nome Jordan Vieira, e’ entusiasmante. Tra calcio , guerra, cibo , fatiche, non si riesce a lasciare il libro sul comodino.

Paola Barile

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In questo libro oltre a tifare per il gruppo di calciatori e per l’allenatore si suda, si trema e ci si emoziona. Jordan Vieira è un personaggio vero, che ti aggancia dall’inizio

Barbara Berti

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“Il gol lo dedico a Bush” racconta di come la squadra di calcio dell’Iraq vinse inaspettatamente la coppa d’Asia. Risultato raggiunto grazie alla ostinazione dell’allenatore Vieira, capace di superare tutti gli ostacoli materiali, psicologici e fisici che dovrà affrontare. Racconto appassionante e commovente specie quando ci mostra la vita in Iraq negli anni della guerra fratricida

PIER LUIGI GUIDI

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il racconto avvincente e appassionato della nazionale di calcio irachena, il cui ranking mondiale FIFA migliore è stato il 39° piazzamento e che a dispetto di tutte le previsioni e le sue reali potenzialità riuscì nel 2007 nell’impresa di vincere la Coppa d’Asia.
Una storia di audacia, orgoglio, coesione e un pizzico di fortuna che ci svela i retroscena dello sport più seguito, dal punto di vista di chi non è tra le solite dieci squadre più titolate al mondo.

Carlo Rotondo

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Appassionante storia della vittoria del Iraq nei giochi Asiatici del mondo. Si rimane incollato al racconto.

Georg Umgiesser

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2 libro2
Il gol lo dedico a Bush di Max Civili e Diego Mariottini
Castelvecchi 2021

L’avventura vincente di chi partiva sconfitto in partenza è al centro di questo libro che racconta con molto rispetto della realtà, dicono gli autori, in che modo Jorvan Vieira, arbitro brasiliano, portò la nazionale di calcio irachena a vincere l’Asian Cup 2007. Vittoria inaspettata e sulla carta impossibile.
Giocatori sciiti, curdi e sanniti che faticano a diventare squadra; dirigenti che oppongono all’arbitro un’ostilità quasi incomprensibile, visto che sono stati loro a sceglierlo; disorganizzazione colpevole e condizioni atmosferiche infernali. Vieira combatte con ostinazione contro tutto e tutti per i suoi “Leoni di Mesopotamia” che passo passo hanno imparato a fidarsi di lui. Sullo sfondo, la tragedia dell’Iraq occupato dagli americani e gli echi di morti innocenti che sconvolgono la pace della squadra.
Mi è parsa l’ennesima variante della storia di Davide contro Golia, troppo concentrata sul protagonista (le figure di contorno sono comparse sbiadite) e raccontata in modo dimenticabile.
La storia è introdotta da una breve prefazione di Arthur Antunes Coimbra più noto come Zico.

Maria Pia Torretta

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Storia vera dell’allenatore della squadra di calcio irachena ai tempi della guerra del Golfo. Un tuffo nella storia di un paese dilaniato che cerca un riscatto attraverso il calcio. All’inizio ero un po’ titubante perché non sono una grande tifosa, né mi interesso di calcio. Tuttavia, proseguendo nella lettura, ho compreso che il calcio e le partite dell’Asian Cup fanno da sfondo non solo per raccontare la vicenda personale dell’allenatore ma anche la vita dei giocatori iracheni e la loro drammatica esistenza in quel periodo. Appassionante.

Elena Signorini

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Il libro racconta la storia di un’impresa sportiva che non può non assumere anche le vesti di un’impresa politica. Un paese, l’Iraq, dilaniato da un’invasione e una guerra con annesso terrorismo, riesce contro tutti i pronostici a conquistare con la propria nazionale di calcio la Coppa d’Asia nel 2007. L’eroe,oltre ai giocatori, è l’allenatore brasiliano, convertito all’Islam, Jorva Vieira, che nonostante gli scarsi mezzi messi a sua disposizione e la terra bruciata fattagli dalla federazione irachena pronta a silurarlo perchè certa della sconfitta, riesce a fare, di un insieme di giocatori demotivato e diviso tra sciiti, sunniti e curdi, un gruppo coeso e vincente.
Una vittoria più politica che sportiva perché cosi sceglie di viverla in patria il lacerato popolo iracheno.
Apprezzabile il tentativo, riuscito, di raccontare il calcio come evento unificatore senza cadere nella retorica.

Giuseppe Orlando

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Guerra e calcio sembrano due argomenti agli antipodi.
In questo libro si incontrano e, pur intrecciandosi su uno sfondo non facile, la situazione politica e civile nell’Iraq del dopo Saddam, riescono a diventare un tutt’uno.
Dialoghi di guerra tirando calci ad un pallone. Interessante.

Debora Ravasio

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L’importanza delle scelte nella vita. Apparentemente il libro parla di calcio, argomento che non risulta nei miei interessi, ma cambiando livello di lettura ci parla di persone che devono fare i conti con la guerra in medio oriente e di come le persone con le azioni che compiono possano riscattare un futuro che non ci appare promettente.

Eva Vinci

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Amante di calcio forse avrei preferito questo libro per l’attenzione ai particolari della costruzione del gruppo che in fondo sono gli stessi dell’essere umano.

Carlo Cristilli

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E’ un testo scritto bene e sicuramente scorrevole, tuttavia è un tema che personalemente mi appassina meno

Simona Belli

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Piacevole ed interessante, ma più che altro è una bella storia più che un saggio

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Errore

Salvatore Greco Spano’