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E’ un saggio sulla guerra del Kosovo che si è svolta vicino ai nostri confini con tanti punti oscuri ancora da chiarire. I reati commessi da entrambe le parti in guerra sono numerosissimi e sono ancora rimasti impuniti. Molto interessante, ma forse utopistico, il concetto della "commissione per la verità" che ha come obiettivo la conciliazione dei due contendenti e la ricerca della verità storica. E’ un saggio molto dettagliato ma si fa fatica a seguirlo. Sono problemi che l’umanità si ritroverà ad affrontare nuovamente con la guerra in atto in Ucraina.
Maria Concetta Bianchi
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Il saggio dà l’opportunità di conoscere un’area della Terra di cui in genere si sa ben poco. Ho trovato interessanti tutte le parti: climatiche, ambientali, sociali, storiche. Si tratta di terre ricche di cultura. Il linguaggio del testo risulta scorrevole e di facile comprensione.
Maria Gemma Orrù
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Tra i due libri proposti, scelgo “Guerre Nere” perché dà una vasta panoramica di nuove conoscenze sull’Africa moderna. Essa è in continuo stravolgimento per le nuove tipologie di guerre che negli ultimi anni avvengono e che, dopo la guerra fredda, vede coinvolti i grandi stati e le grandi potenze socioeconomiche.
L’autore del libro, Mario Giro, ex ministro degli affari esteri di Renzi e Gentiloni, nel suo ultimo libro “Guerre nere” spiega che in questa fase della globalizzazione l’Africa non solo non è in ritardo ma è anzi in anticipo. Infatti si trova nel pieno della tempesta e tutto sta cambiando.
Perché l’autore titola “Guerre nere” il suo saggio?
Le guerre africane non solo sono nere come il continente omonimo, ma soprattutto guerre sono poco chiare, ingarbugliate, “incistate” in tempi lunghi, nella struttura sociopolitica delle zone colpite.
Sono guerre intercambiabili e ricorrenti (come nel Sahel, nella regione dei grandi laghi, nel Sudan, nel Corno d’Africa).
Non sono soltanto guerre etniche, ma guerre economiche per la terra e l’acqua, per la droga, per il potere, per la religione (in questi ultimi anni solo in minima parte).
I tantissimi ragazzi africani assoldati da vari gruppi islamici, per esempio, vanno in guerra impazienti di ritrovare nei gruppi di bande armate un’identità che non hanno più e in più vi trovano un lavoro stabile e lungo che di volta in volta possono offrire a richiesta.
Le guerre nel mondo globale sono ormai in gran parte privatizzate. I nuovi mercenari diventano “i contractors”, in modo che entrano in scena, nelle varie guerre, come milizie private o semi private avendo acquisito una scuola di guerra da giovanissimi.
Nel continente africano ciò comporta che la guerra sia ibrida: i vari gruppi armati possono essere assoldati dallo stato, da un’etnia, da un clan e chi vi partecipa lo può fare per un’idea, per denaro, diventando imprenditore di se stesso.
Le compagnie private militari o di sicurezza intervengono in vari settori per conto di Stati che non vogliono più partecipare col proprio esercito.
Così la violenza non è più decifrabile (esempio di guerra privatizzata è quella dello jiadismo globale) che si espande in vasti territori dell’Africa dove la religione islamica non c’era mai stata. Si crea un’offerta attraverso la propaganda e subito c’è terreno fertile per la domanda di partecipazione.
Paola Costeniero