< Il nuovo mondo di  Paolo Pasi (Prospero)

Qui di seguito le recensioni di IlNuovoMondo raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Tre racconti più un epilogo che è storia a parte. Si sente la voglia di distopia che da qualche tempo affascina gli scrittori. Il primo racconto rimbalza nel futuro saltellando dal 2036 al 2163 al 2060
Nel secondo racconto il balzo lo facciamo fare niente di meno che a Fëdor Dostoevskij che si ritrova a dover avere ragione dell’assurdità dei nostri tempi tra social network e ignoranza varia. Il terzo, e per me più interessante, racconto ambientato in un futuro abbastanza prossimo mischia la reale difficoltà che vive la democrazia rappresentativa e le sfide della politica gridata dai Mass media. Un decreto talmente fantascientifico da prendere il nome di Asimov crea la mitologica figura dell’Elettore Unico che si scopre potentissimo ma anche manipolabile e che viene ben presto dimenticato e sepolto da un rigurgito di senso della rappresentatività.
L’epilogo sembra sempre voler diventare racconto ma non esce dai confini di una storiella sulle lettere (peccato perché l’idea era interessante)

Pia Parlato

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mi spiace ma il genere sci-fi non e’ proprio il mio e quindi da questo punto di vista questo libro surreal-catastrofico non ha fatto al caso mio. L’ho trovato ben scritto, ma non interessante ma immagino che per un lettore cui interessano distopie moderne, questo libro possa essere una lettura sia piacevole che scorrevole

Ilaria Palestra

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Too much! Too much! Un trittico di racconti visionario e decisamente poco coeso. L’ennesima riprova che questi ultimi anni hanno creato un genere: gli scrittori “da” e “di pandemia”. Ne abbiamo già abbastanza.

Inoltre, perché scomodare Dostoevskij?!? Desiderio di elevare un’opera altrimenti sconclusionata?

Chiara Fedeli

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Il romanzo procede con una scrittura fluida; è originale ed accattivante; un pò troppo costruito

Iris Gavagni Trombetta

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"Il nuovo mondo".
In tre racconti, un prologo e un epilogo Paolo Pasi ci porta avanti e indietro nel tempo tra anni del 2100 e del 1800, e ci fa riflettere sull’epoca che viviamo e su aspetti discutibili di questi nostri giorni.

- La popolarità televisiva nel 2018 è l’unico metro di valore, anche per la migliore letteratura. Dostoevskij, catapultato in questa epoca da un vortice spazio temporale, si vede costretto a cercare la notorietà in ogni modo, in qualsiasi infima trasmissione, da sosia e da chef, per poter
sperare di pubblicare "Memorie dal sottosuolo", così come capiterà a Céline per il "Viaggio al termine della notte.

- Una drastica riforma elettorale in un’epoca imprecisata non lontana dall’attuale dovrebbe garantire l’espressione della volontà popolare affidandola all’immancabile algoritmo che sorteggerà l’Elettore unico, il solo destinatario delle campagne elettorali di tutti i partiti e delle lusinghe di tutti i leader politici.

- "Il ritorno dell’alieno" è il racconto che mi ha dato più da pensare in questi giorni bellicosi in cui nazionalismi, antiche visioni e aspirazioni etniche, vicende storiche mai risolte minacciano giorni ancora più bellicosi.
Pasi immagina nel 2163 un’umanità che nel secolo precedente ha potuto disporre di una comunicazione universale tramite microchip che l’ha esposta ad un virus della memoria usato come potentissima arma di guerra; solo extraterrestri assai evoluti, conquistata la Terra, sono riusciti in seguito a debellare questo virus con un antivirus che ha salvato i ricordi utili separandoli dai meno importanti e creato finalmente così tra gli uomini armonia e serenità, eliminato contrasti e contestazioni, interpretazioni soggettive, l’odio, i razzismi e le guerre che ne sono sempre derivate.
In questa umanità futura, pacificata ma ormai priva di storie e fantasia, appare realizzato quanto aveva previsto un’antica poetessa polacca (!) in una sua composizione:
"Dopo ogni guerra...
chi sapeva
di che si trattava
deve far posto a quelli che ne sanno poco.
E meno di poco.
E infine assolutamente nulla.
Sull’erba che ha ricoperto
le cause e gli effetti
c’è chi deve starsene disteso
con una spiga tra i denti
perso a fissare le nuvole".

Ne "Il nuovo mondo", pubblicato nel 2021, ricorrono tracce evidenti di questi anni di pandemia e anche il Prologo rievoca, drammatizzandole, le atmosfere che abbiamo conosciuto durante il lockdown.
( L’Epilogo confesso di non averlo capito.)

Franca Nicolais

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Ho trovato il prologo accattivante, mi ero già immersa in questa possibile distopia, poi però mi è mancato lo sviluppo.
Tre racconti che vogliono far riflettere sulla direzione che stanno prendendo i rapporti umani, ne ho colto la provocazione, ma non li ho trovati così incisivi, e non mi è risultato chiaro nemmeno il filo conduttore.

Laura @myreadingperson