< Il primo che passa di  Gianluca Nativo (Mondadori)

Qui di seguito le recensioni di IlPrimoChePassa raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Dopo poche pagine stavo quasi per interrompere la lettura, perché mi infastidivano tutte le descrizioni ricche di cliché prettamente maschilisti con le quali il racconto si apre. Nonostante ciò, ho voluto continuare per capire se. Ero curiosa di scoprire che piega avrebbe preso la storia, nella speranza che fosse diversa da quella che inizialmente avevo percepito.
E, devo dire, sono contenta di averlo fatto.
La dovizia di particolari con la quale l’autore descrive ogni scena (ambientazioni, luoghi, arredamenti, emozioni, sensazioni, ma anche ogni singolo personaggio) mi ha catapultata direttamente a Napoli insieme a Pierpaolo, alla scoperta della sua vera identità. A tratti, forse a causa della mia natura fortemente empatica, ho anche provato le sue stesse emozioni, o quelle di Elia.
È stato un bel viaggio.

Bruna Roccamena

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Il punto forte di questo libro è il modo in cui lo scrittore riesce a far percepire esattamente le sensazioni provate dal protagonista di inedia, un trascinarsi stanco nella vita di tutti i giorni talvolta con punte di squallore. Nonostante il tenore dei sentimenti descritti non sia positivo, non si riesce a smettere di leggerlo ed esserne coinvolti

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Un libro piacevole ma scritto in modo, per me, troppo semplice. Senza sorprese.

Maddalena Gobbetti

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Il linguaggio scorrevole ma ricercato con ampio e raffinato vocabolario rende piacevole la lettura. L’evoluzione e le emozioni del protagonista raccontate finemente e pudicamente, considerato l’argomento trattato, coinvolgono il lettore.
L’ambiente (familiare, sociale, geografico) descritto con il giusto grado di ironia è assai gradevole: una Napoli diversa dagli stereotipi.
Epilogo inatteso.

Maurizio Scarpa

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Ho molto apprezzato la tematica e lo stile personale di scrittura, non sempre scorrevole, a volte un po’ troppo autoreferenziale. È stato difficile scegliere tra questi due libri ma alla fine ho preferito il secondo perché questo mi è sembrato un po’ perdersi nel cliché della solita Napoli difficile. E anche nell’affrontare le difficoltà dell’omosessualita avrei preferito un po’ più di originalità

Anna Maria Montorio

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La leggerezza che pervade le pagine di questo romanzo, fa sì che ci si riconosca nel lungo percorso di educazione emotiva e sentimentale che ciascuno di noi ha attraversato dall’adolescenza alla gioventù, per porre le basi dell’età adulta. Senza grandi fronzoli, le emozioni provate dal protagonista colpiscono per la spontaneità con la quale vengono descritte. Forse anche i ventenni di oggi pur essendo più fluidi sulle tematiche emotive e sessuali hanno gli stessi dubbi e le stesse esitazioni che avevamo noi alla loro età, è facile immergersi in questa storia, che si snoda in una Napoli brillante nei suoi infiniti panorami ma anche cupa nei vicoli in cui ci si perde anche con l’anima. Mi è piaciuto molto e scelgo questo come romanzo da mandare avanti nella classifica di Robinson.

ROSA D’ANGELO

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Napoli (anche qui), Mogadiscio. 2006-1946. Cosa lega queste due città e questi due anni della storia recente? L’amore, la guerra, le macerie, umane e materiali, la conciliazione con un passato che è difficile da digerire, la sofferenza dettata dalla diversità di culture e dal passare del tempo, inclemente. La malattia e la salvezza, che sta nel ricordo e nella capacità delle persone di salvarsi, guardandosi indietro senza paura.

Olmo Gazzarri