< Il profumo di mio padre di  Emanuele Fiano (Piemme)

Qui di seguito le recensioni di IlProfumoDIMioPadre raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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L’autore narra la tragica storia della sua famiglia vittima dell’olocausto: il padre e i nonni paterni internati ad Aushwitz dove quest’ultimo vengono uccisi nelle camere a gas. Il padre, Nedo, riesce invece a salvarsi grazie alla sua intraprendenza.
L’autore narra altresì il rapporto col padre, la sua carriera (si laurea mentre lavora), Nonchè la relazione non proprio idilliaca con la ricca famiglia dellamadre. Notevole e impressionante la vicenda de nonno fascista, vittima delle leggi razziali. Vengono raccontate anche storie di altri personaggi.
Apprezzo questo libro per la sua storia, per la scorrevolezza nella lettura e perchè è una testimonianza della tragedia nazifascista che ha colpito l’Europa e che le giovani generazioni devono conoscere.

Renato Antoniolli

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Libro che affronta un tema che sfortunatamente è oggi più reale che mai, quello della guerra. Ma questo tema è affrontato in maniera indiretta, attraverso gli occhi,le sensazioni,le parole non dette del figlio di un deportato. Questo libro mi è piaciuto proprio per questo, per la delicatezza con cui è stato trattato non solo il tema del rapporto padre-figlio, ma anche quello della guerra, lontano da qualsiasi tipo di stereotipo.

Greta Vadini.

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Un libro commovente dove l’autore si rivela con generosità, mescolando con sapienza la Memoria dell’ Olocausto vissuta tanto da vicino, con le memorie dolci e piene di nostalgia della propria "normale" infanzia e giovinezza, e con una stupefacente riflessione dello sfaldarsi dell’intero bagaglio dei ricordi nel rapporto presente con i genitori anziani e ormai fuori dal tempo. Uno stile chiaro, lineare, senza forzature stilistiche. Davvero un ottimo libro.

Marina Rossi

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Il profumo di mio padre è il racconto tenero di un figlio che cresce con un padre che appare, oggi, meraviglioso in tutta la sua umanità. Un libro fatto di vita vera, vissuta, di un percorso compiuto da un bambino che guarda il padre attraverso gli occhi innocenti e ne riconosce le debolezze, i limiti che però non appaiono mai come un ostacolo tra lui e la figura paterna. Il racconto di Nedo, il padre, fatto dall’autore è un racconto maturo di un uomo che vede e descrive il proprio papà forse dopo un percorso interno compiuto negli anni. La parola che più mi viene in mente leggendo il libro è tenerezza. C’è una dolcezza meravigliosa nella descrizione di tutti gli aspetti di questa figura che ha saputo dare molto alla sua famiglia senza mai chiedere che gli fosse restituito, in qualche, modo tutto quello che la vita precedente – dalla deportazione al lager - gli aveva tolto. Trovo la descrizione del padre, fatta dal figlio, meravigliosamente tenera e serena. La descrizione di un uomo con le sue debolezze e la sua forza, fatta attraverso un figlio che ha evidentemente raggiunto una maturità dopo un percorso di vita data probabilmente anche dal fatto di essere diventato genitore e attraverso questi nuovi occhi ha capito tanti aspetti del proprio padre e ne parla con la serenità di chi ha capito e accettato di aver avuto, come guida, una persona che ha fatto del suo meglio per offrire a lui il massimo possibile sotto tutti i punti di vista. Poi c’è questa figura paterna a volte fatta di contraddizioni, (che piange mentre non vuole che lo faccia il figlio, che si arrabbia quando si parla di alcune cose ‘intrattabili’ in casa), ma mai colpevolizzata dall’autore per questo, anzi sempre compresa. La sensazione è proprio che l’autore abbia fatto un percorso negli anni che gli abbia permesso di analizzare con grande maturità, consapevolezza e accettazione, la figura del padre per cui traspare grande gratitudine.

Laura Novelli

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Ho un debole per i racconti di ricordi di famiglia e anche per la tematica storica. In più la Shoah qui è trattata da un punto di vista nuovo, quello di un familiare di un sopravvissuto, in questo caso il figlio. E questo ha fatto pendere la bilancia verso questo libro un po’ più originale del primo. In alcuni punti è scivolata anche qualche lacrima.

Anna Maria Montorio

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Il profumo di mio padre è un libro interessante, non mi era mai capitato di riflettere sulla vita di chi era sopravvissuto all’olocausto. Certo c’è la storia di Primo Levi ma ascoltare il racconto di un figlio di un sopravvissuto, con le luci e le ombre che questa enorme tragedia ha portato nella vita delle vittime della shoa, è stato sicuramente un modo diverso di rileggere la storia. La struttura del libro e lo stile di scrittura non mi hanno convinta, ma è stata una lettura piacevole e che mi ha lasciato qualcosa.

Lucia Avidano

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Il profumo di mio padre é un romanzo autobiografico molto intimo e intenso. Infrange il tabù che un poeta (Paul Celan) enunciò dopo l’orrore dei campi di sterminio: viste queste cose dubito che si potrà più fare poesia. L’autore invece ci riesce molto bene, le descrizioni del padre sono poetiche e toccanti. Si delineano i ricordi di quando fin da bambino percepiva la fragilità del padre sopravvissuto al campo dì concentramento e che riportava nella vita con pianti e urla fono a quando da adulto tiene le mani di questo padre ormai affetto da oblio che gli sorride ma. In ricorda più niente. Credo che la memoria sia la cosa fondamentale per scoprire la nostra umanità e quindi ben vengano i racconti di esperienze forti e uniche come questa. Nel libro si parla spesso di viaggi e spostamenti con vecchie valige e questo mi ha fatto pensare a quanto ognuno di noi é un ignoto Ulisse ma se lo sguardo si ferma più attento ci si rende conto (proprio come succede al protagonista di questo libro) che nessun uomo é un uomo qualunque…

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Sondrio "I Robinson di Sondrio"
coordinato da Maria Grazia Carrara e Lucia Carboni
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Ho sempre stimato Emanuele Fiano che ritengo una bella persona, quindi provo un certo disagio nel criticare negativamente il suo libro. I tanti argomenti, ricordi, emozioni e personaggi di grande importanza non sono stati raccontati in maniera ordinata, esaustiva e con uno stile di scrittura che avrebbe dato al racconto un valore letterario.

Maria Grazia Carrara

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Sull’argomento che Fiano tratta non si discute. Sull’affetto, la complicità che lo lega alla figura del padre Nedo Fiano, al vissuto della sua famiglia si può solo chinare la testa e leggere con commozione queste pagine. Purtroppo l’impostazione del libro è carente. I capitoli sono spesso organizzati in modo disordinato, sembra quasi che siano appunti da rielaborare. E la lettura ti lascia insoddisfatta. Mi spiace molto.

Luisa Tassano