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Un libro che mi ha fatto riflettere molto. Ricco di informazioni, testimonianze e descrizioni. Mi piace il modo in cui è stato affrontato il tema, però l’ho trovato difficile da seguire e leggere.
Aurora Urso
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La tragedia della shoah raccontata da una prospettiva inconsueta e forse meno nota, quella di una terra contesa e martoriata dove, tra il complesso intreccio di orrori, di corresponsabilità e di colpe condivise, che l’autore ci pone davanti con forza e in maniera mai ideologica (e che ci offre una preziosissima chiave di lettura per orientarci nel nostro drammatico presente), risuonano più chiare e significative le voci delle vittime innocenti, raccolte in una scrittura sobria ed equilibrata, ma non priva di commossa partecipazione. Ecco allora che possiamo rivivere un mondo scomparso, quello della comunità ebraica galiziana, con il suo patrimonio di storie e di tradizioni, emblematicamente rappresentate dal genio artistico di Bruno Schultz e dalle sue botteghe color cannella, la ricchezza e la vivacità della cultura yiddish, la lingua, i detti, le canzoni, anche’essi brutalmente annientati e seppelliti per sempre in quel bunker da cui, con immenso coraggio e dopo tribolazioni infinite, riemergeranno i pochi superstiti, tra cui Bernard, il piccolo eroe protagonista di questa storia: sopravvissuto, ma costretto a lasciare in modo definitivo un paese e un mondo che non ci sono più.
Elisabetta Bellan
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Quasi un approccio da enciclopedista quello di Bernard Mayer, gli aneddoti compongono un quadro frammentato, a volte dispersivo e faticoso (il libro andrebbe letto con un quaderno per appuntarsi parentele e legami; un po’ come per la genealogia dei Buendìa, ma nel libro di Marques si respira l’epos di una saga) e documentaristico. Eppure, la penna leggera dell’autore riesce a scrivere di drammi cogliendo il dolore, lo strazio, ma anche ironie, forse umorismo, le faccende quotidiane. Ma resta, e non potrebbe essere altrimenti, il sapore acido di una persecuzione che attraversa i secoli, fino a questi giorni di guerra negli stessi luoghi.
massimo guerra
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Un salto nell’oscurità della guerra mondiale pur sempre attuale e ‘ferocemente’ attuale.
Descrizione approfondita delle emozioni cosi vere da sembrare reali alla semplice lettura. Si avverte tangibile il pathos e l’aria cupa che si respira per le strade e nei cuori dei protagonisti tutti.
Renato Fasano Celentano
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Siamo gli inizi del 1943 e la liquidazione del ghetto di Drohobycz, una cittadina polacca ai piedi dei Carpazi, è ormai imminente. Nella testimonianza dell’allora quindicenne Bernard Mayer, Antonio Armano ricostruisce un luogo distrutto prima dai nazisti e poi dai comunisti.
Monica Di Girolamo
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Il libro “il ragazzo nel Bunker” descrive il tema della diaspora degli ebrei in forma di saggio, facendo riferimento ad accadimenti storici che hanno caratterizzato gli albori del secondo conflitto mondiale.
Roberta Piarulli