* * *
Sebastiano Nela, detto Sebino, ex calciatore che ha militato nel Genoa e nella Roma prima di approdare al Napoli, quando è venuto al mondo pesava 5 kg e 200 grammi. Ma se la stazza poteva far immaginare che sarebbe diventato un grande uomo, è stata la sua bravura nel gioco del calcio a indirizzare la sua vita. Nel volume, una biografia scritta a quattro mani con Giancarlo Dotto, emerge la figura di un uomo cui la vita ha dato molto, ma non ha regalato nulla. Un uomo cui, poco dopo il giro di boa del mezzo secolo, la vita ha presentato il conto, sotto forma di un cancro al colon. Di questo libro ho amato ogni singola parola. Ma forse, più di tutto, mi ha impressionata favorevolmente perché io, pur non avendo nulla a che spartire con la vita di Sebino, prima fra tutti la passione per il calcio, sport che mi lascia totalmente indifferente, mi sono riconosciuta in questa sua frase, come se fosse uscita dalle mie labbra: “Io mi sciolgo quando la gente è gentile con me, così come divento una belva quando sono maleducati o arroganti”. Per i tifosi, i calciatori sono persone, dice lui, che vanno celebrati o stroncati, dimenticando che sono esseri umani le cui emozioni spesso condizionano le partite. Sebino Nela, non legge le biografie dei suo colleghi, ce ne sono poche che sfoglierebbe. Ligure di sangue sardo, fatica a manifestare le sue emozioni, può sembrare scontroso ma è solo riservato. Ho letto un altro suo pensiero che ci accomuna: “Non dimentico e, quando mi si ferisce nelle mie cose sacre, non perdono. Dico basta e non torno indietro”. Sono così anche io. Ma quando sono arrivata al termine del libro, sarei tornata volentieri indietro, alla prima pagina, per rileggere tutta d’un fiato la sua storia, nella quale, insieme al dolore, ho trovato umanità ed empatia
Norma Raimondo
* * *
una autobiografia non convenzionale.
c’è il calcio sicuramente, però prima di tutto e soprattutto l’uomo, la persona, dietro al calciatore.
un percorso in profondità dell’autore, personale: la malattia , la depressione, il suicidio.
CRISTIAN FICARELLI
* * *
La storia è narrata con uno stile avvincente e i fatti narrati sono legati molto bene tra loro
* * *
L’ombra che incombe sul calciatore Sebino Nela è il vero soggetto di questa biografia: Sebastiano Nela, "Io Sebastiano", come più volte ripete l’autore che dichiara di non leggere biografie di suoi colleghi. Il suo consiglio è di non leggere libri inutili. E’ stato il giornalista Giancarlo Dotto che ha raccolto le sue parole. Ecco quindi che Sebastiano Nela si racconta per il piacere di far sapere "chi è un calciatore". Egli si descrive ombroso e silenzioso, un ligure dal cuore sardo. Genova è la sua città di adozione e nel Genoa inizia il suo percorso di calciatore. 3 anni al Genoa, 11 alla Roma, 2 al Napoli e più volte in Nazionale. Sebastiano racconta il suo legame generoso con queste squadre e con le città di appartenenza. Racconta di calciatori, allenatori e compagni: amici e nemici; della sua famiglia e della malattia che lo ha segnato pesantemente: un uomo forte che confessa le sue fragilità. Un uomo che ha vissuto "contro" battendosi con la vita "con il vento in faccia".
Alba Coronzu
* * *
Era partito male dicendo che non ama le autobiografie di sportivi ma ci casca anche lui raccontando episodi della sua vicenda calcistica, ma è scritto abbastanza bene (ghost writer?) con i primi capitoli scoppiettanti, senso dell’umorismo, nonostante continui accenni a malattie (anche la sua) e morti. La seconda parte è più noiosa, con il pippone sulla gestione del coronavirus, nostalgie per il calcio anni 70/80, atti d’amore per la Roma. Comunque più godibile.
GIANNA MASOERO
* * *
Questo libro mi ha fatto riflettere sul mondo del calcio, un ambiente fatto di pregiudizi e discriminazioni. Mettere insieme tanti calciatori diversi non solo come nazionalità, ma anche come uomini, può essere pericoloso. Così come la permanenza in Italia, non solo nella squadra, può essere pericoloso. La storia di Maradona a Napoli e dei suoi contatti con la camorra c’è lo insegna.
Rachele Somma
* * *
Sebastiano Nela, nell’introduzione, dice di non leggere, di solito, le autobiografie dei suoi colleghi calciatori, perché vi si possono, al massimo, leggere una serie di noiosi aneddoti da spogliatoio. Lui, Nela, promette, al contrario, un racconto sincero, e di restiture il profilo di una persona non escludendone le ombre e le debolezze. E così in effetti fa, passando dalle sue esperienze di calciatore vittorioso e sconfitto, al suo rapporto con le donne, i familiari, i compagni calciatori, le armi da fuoco, raccontando anche la malattia che ha affrontato. Ad eccezione di quest’ultimo argomento, nel libro di Nela emerge, con sincerità disarmante e un po’ naïf, un ego accentuato, in perenne lotta contro tutto e tutti, che porta il protagonista a spiegare gli insuccessi – ad esempio, un contratto non rinnovato – con il mancato riconoscimento, negli altri, delle sue qualità. Preferisco il calciatore di ieri allo scrittore di oggi.
Gaetano Toro
* * *
Questa seconda lettura è un memoir. Sebino Nela torna Sebastiano, è uomo prima che calciatore, non ama celebrarsi e si racconta senza infingimenti o indulgenze. Il libro ha l’ andatura stessa che il protagonista aveva sui campi di calcio, procede per strappi e allunghi.
Comunque sempre in avanti.
Maurizio Paolantoni
* * *
Il vento in faccia e la tempesta nel cuore - Sebastiano Nela
Titolo ben descrittivo del carattere dell’ex calciatore italiano ma anche duplice esistenza che vivono molti.
è l’autobiografia di una vita divisa tra passione (diventata lavoro) e tormenti. Fin dall’inizio si respira un’atmosfera nostalgica che corre e corre lungo tutto il testo, fino alla fine.
è ben visibile la differenza tra il calcio che ha vissuto l’autore e il calcio di questi anni.
Un esempio è la perdita di autenticità della propria persona se si diventa un calciatore di prima pagina come nel calcio di oggi.
Il testo è scorrevole e non rende pesante la lettura per chi non mastica il linguaggio e l’ambiente calcistico.
Marika Campanella