< Il vestito azzurro di  Antonella Napoli (People)

Qui di seguito le recensioni di IlVestitoAzzurro raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Dalla vicenda personale del raìs fino alla fine del suo regime con le primavere arabe.
L’autore ripercorre il percorso politico e militare del leader libico, della sua rete di rapporti con l’oriente e l’occidente costruita con il petrolio, con l’appoggio ai terroristi, e tramite la Lybian Investment Authority.
Tutto questo viene descritto da Bellodi con grande precisione nei dettagli e nei riferimenti, frutto di un grandissimo lavoro di ricerca e ricostruzione da parte dell’ autore.

Francesco Antinolfi

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Bel reportage narrato in prima persona dalla giornalista che riporta la sua esperienza diretta di un viaggio di lavoro ed una conseguente disavventura vissuti in Sudan. L’autrice fornisce i dati di contesto sufficienti al lettore medio per comprendere la difficile situazione sudanese e si addentra poi nella narrazione dei suoi spostamenti, delle emozioni e dei pensieri dell’esperienza vissuta. Interessante, anche se non sono riuscita ad entrare in sintonia con la scrittrice.

Lucrezia Buganza

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Ho preferito questo libro per lo stile, la
chiarezza esplicativa e l’argomento che ho trovato di mio interesse.

Valentina Sorce

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Esistono giudizi non corretti. Dover paragonare un dotto saggio di economia internazionale ad un racconto giornalistico su un importante problema di rilevanza sociale è profondamente sconcertante.
Non conosco quale sia la mia funzione di giurato e mi avvalgo di scegliere in base ad un giudizio che non vorrei esprimere. Il racconto giornalistico è piacevole nella forma letteraria ed interessante da un punto di vista sociale. Richiede meno impegno nella lettura

Demetrio Sergi

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Mi e’ stato molto difgicile seguire il contenuto.

Daniela Longo

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Resoconto della giornalista di un suo stare in Sudan compreso il periodo di fermo attuato dalle forze di sicurezza locali. Non certo un saggio sul Sudan. Analisi superficiale di un contesto politico e di una condizione delle donne in particolare che poco aggiungono a quanto superficialmente è dato sapere. Se ne può fare a meno.

Stefano Tabolli

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Il racconto di una vicenda di cui si sa poco, scritta con grande capacità di far rivivere al lettore momenti drammatici.

Federico Bozzanca

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Come ho già scritto, nelle poche righe di recensione dell’altro libro che mi è stato inviato, mi trovo a dover scegliere tra due libri di valore, ciascuno per vari aspetti.
Qui il tema è l’Africa nella sua immensità e varietà, con le sue guerre a bassa intensità, con la violenza, la protervia, il fanatismo. La vista è sul Sudan, cominciando da Miriam, che si scontrò con la difficoltà di poter esercitare la propria libertà religiosa (e non si tratta soltanto di una fede positiva, come fu per Miriam, in realtà anche l’ateismo è una religione: prende una posizione su una proposizione che a quanto si sa pare indecidibile, esattamente come fanno le religioni storiche - si ricordi Pascal).
Lo stile è appassionato, non banalizzante ma partecipe. L’autrice offre un panorama sulla società sudanese che è bene conoscere - questo come altri - per evitare di farsi trascinare dal tribuno interessato di turno.

Paolo Maria Mariano

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È un reportage di guerra da cui arriva una grande lezione di giornalismo e di impegno civile, che fa passare in secondo piano alcune ingenuità stilistiche e qualche banalità narrativa. La testimonianza personale si alterna a notizie storiche, politiche e sociali sul Sudan in guerra. Ma al di sopra e al di là della violenza e dell’orrore, resta quello che colpisce i sensi: i suoni di Khartoum all’alba, la dolcezza degli abitanti, il desiderio di un vestito azzurro e puro.

Ivana Lieto