< Ippocrate e morto ad Auschwitz di  Giulio Meotti (Lindau)

Qui di seguito le recensioni di IppocrateEMorto raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Premesso che non è il mio genere, ma sono rimasta allucinata dall’avere scoperto le responsabilità di medici e professori anche importanti, in esecuzioni di massa, arrogandosi diritti sulla vita delle persone in base a una presunta superiorità e "convinti" di quei crimini. Comunque credo che la maggioranza di noi non ne sia a conoscenza e sarebbe meglio renderle note. Per questo ho votato questo testo.

Angela Silla

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Ippocrate è morto tratta il delicatissimo tema del rapporto tra scienza e nazismo, e di come in quel contesto si sia superata in maniera pressochè unanime quella soglia etica che Ippocrate aveva tracciato molti secoli prima: non si uccide, nemmeno in casi estremi. Purtroppo però il libro stenta a trovare argomentazioni che superino la (ovvia) indignazione e di fatto consiste in una lunghissima lista di nomi e cognomi di medici più o meno coinvolti. Come se nominarli tutti facesse in qualche modo giustizia.
In più, in alcuni passaggi, l’autore si lancia in associazioni a mio parere improprie e gratuite: come ad esempio, associare il principio dell’eutanasia nazista alla libera scelta di abortire. Questo è un tema che mi tocca come donna, e sinceramente non lo trovo pertinente.
Per concludere, ho trovato questo libro un po’ vuoto e sterile nel suo puntare il dito contro crimini (ovvi), ma senza fare un passo in più in nessuna direzione.

Ilaria Nicoletta Roglieri

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Una lettura dura, ma necessaria per non dimenticare quanto accadde nei campi di concentramento e quanto scientifico fu il progetto di sterminio nazista. Dice il testo: "I medici uccidevano con un’efficienza che impressionava persino le SS". Perché il nazismo fu anche un esperimento eugenetico e rese legale la sperimentazione sugli altri esseri umani nel nome di un Bene alto (sic) giacché attuato su individui la cui vita non era degna di essere considerata. Una botta allo stomaco.

Deborah Vianello

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Attraverso una disamina della nascita dei lager e della visione dei soggetti devianti, Meotti cerca di ricostruire la nascita di una medicina dedita al controllo del corpo e non alla sua tutela. Progetto interessante anche se, a tratti, eccessivamente schierato.

Edmondo Grassi