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Non mi piace assolutamente il tono populista e l’ideologia che emerge dalle pagine di Italiani Dannati: la Maglie non fa che ripetere il tema del Mostro Cinese (parlando del Covid) lasciando trasparire molto razzismo e faziosità, dà voce ai punti di vista polemici verso le scelte governative (sicuramente non perfette) senza nemmeno sollevare il punto che c’era un’emergenza in corso e che bisognava agire velocemente per limitare i danni, con tutti i limiti delle decisioni prese in questo modo.
Tuttavia, si tratta di un libro scritto con indubbia abilità, capace di catturare il lettore dalla prima pagina, e che soprattutto parla senza intellettualismi al pubblico. Quindi seppur non condiviso per le sue tesi, vince la gara per scorrevolezza e vivacità della scrittura.
angela sirago
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Le incertezze dei governi, le scelte che negli ultimi anni sconvolti dalla pandemia hanno rivoluzionato le abitudini non solo degli italiani ma mondiali. Dodici storie ben diverse, prive del loro carico emotivo, per riflettere sulle schizofreniche decisioni che riguardano il Green pass, il vaccino e le mascherine.
Serena Votano
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Si tratta di un’edizione aggiornata de I dannati del Covid, libro scritto a maggio 2021 da Maria Giovanna Maglie e ristampato per l’appunto a novembre dello stesso anno. Alla parte introduttiva segue il racconto di storie che riguardano le vittime del Covid e le loro famiglie ma anche commercianti, ristoratori, piccoli imprenditori. I toni sono sempre di accusa verso governi e relative scelte politiche che hanno portato a una "pandemia gestita in modo caotico e disorganizzato". Si susseguono pensieri e opinioni personali e tante sono le provocazioni che a detta dell’autrice possono essere utili a tutti, comunque la si pensi.
Luigia Donato
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"Italiani Dannati" offre uno spaccato dell’Italia al tempo del covid ed affronta tutte le problematiche ad esso connesse, vaccino, green pass, no-vax, pensiero unico e/ "pensiero binario", diritti e limitazioni dei diritti. Il filo conduttore é rappresentato da testimonianze esemplari. Il linguaggio e lo stile utilizzato sono decisamente aggressivi, oserei dire violenti; le stesse cose potevano essere dette in maniera diversa, non dico in maniera edulcorata, ma di sicuro con altre parole. Essere una opinionista non autorizza ad esprimersi in questo modo. L’autrice, forse, vuole ottenere il massimo dei consensi spacciando per conoscenza approfondita dei diritti costituzionalmente garantiti, il suo modo di pensare. Ciò nonostante il libro merita di essere letto, ma inquadrandolo nella giusta dimensione.
Gabriella Tiralongo, nata ad Avola, (Siracusa)