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Il libro “Quello che possiamo imparare in Africa” mi è piaciuto, è stato interessante scoprire la storia di vita di Dante Carraro e il suo impegno con il CUAMM. Negli ultimi anni, l’attenzione sulle associazioni di volontariato in Africa è aumentata e abbiamo conosciuto le strategie con cui portano il loro impegno in quel contrastato continente. Sicuramente sentirlo dal racconto diretto di un operatore medico e sacerdote è più coinvolgente e aiuta nella riflessione e nella comprensione delle principali difficoltà e scelte che queste persone si trovano a operare. Inoltre, il libro pone all’attenzione tematiche che sono universalmente valide, in particolare quella della salute come bene comune accentuata dall’ultima esperienza della pandemia, evidenziando i parallelismi tra le necessità africane e quelle di tutto il mondo.
Alessandro Innocenti
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Il libro scritto dalla storica Leila El Houssi, è quelli un manuale circa la storia coloniale italiana da fine 800 agli anni 70 e degli intrecci diplomatici e politici tra Italia e Nord Africa. La narrazione, avvalendosi di fonti storiche ufficiali ed una vasta bibliografia, ci raccolta come la politica italiana dal post unità a tutto il ventennio fascista sia centrata sulla ricerca di nuovi territori, sull’onda anche del fervore coloniale europeo, da ottenersi con accordi diplomatici ma soprattutto con invasioni militari che nel periodo fascista si caratterizzano da stragi di civili, uso di armi non convenzionali, fino a genocidi. Il cambio di politica di attua dopo la fine della guerra, anche dai dettami della nuova Costituzione, e nell’ambito della ferma posizione atlantista, i governi guidati dalla DC e poi dal centro sinistra, abbracciano posizioni terzomondiste forti di una politica estera molto attiva volta a coinvolgere i nuovi paesi indipendenti nati dalle guerre di librazione dal colonialismo. Le azioni sono guidate sul piano politico da esponenti quali La Pira,Fanfani, Segni e Saragat anche nel loro ruolo di Presidenti della Repubblica. sul piano strategico ed economico dall’apporto fondamentale di Enrico Mattei, fondatore dell’Eni, che pone le basi di una presenza progettuale ed economica che sarà di lungo periodo, entrando in rapporti “fifty-fifty” con i partner
africani. Il mondo mediterraneo pareva così un’unica grande opportunità per entrambe le sponde coinvolte. Sarà così anche oggi?
PAOLA FAGNANI
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Mi sono piaciuti entrambi ma ho preferito il primo
Martina Fortunato