< L’altra Italia del Politecnico di Vittorini di  Gian Carlo Ferretti (Interlinea)

Qui di seguito le recensioni di LAltraItaliaDelPolitecnico raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Ho trovato la scrittura di questo libro molto scorrevole, ed ho apprezzato il tema trattato. Nonostante la mia giovane età, sono riuscita ad affrontare la lettura in maniera piacevole

Benedetta Greco

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Interessantissimo studio della sezione Posta dei lettori de "il Politecnico". L’ho molto apprezzato perchè sono un sostenitore della necessità di una tale rubrica su ogni periodico, con spazi adeguati anche nella sezione di cronaca locale.

Marco Fiori

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Lettura piacevole ma niente di più.

Luigia Donato

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è una scelta difficile perchè anche questo saggio è uno scritto che vale la pena di conoscere e che porta alla luce una italia popolare forse poco nota e un periodo storico non semplice vittorini ne esce come un uomo complesso, pieno di contraddizioni e forse fondamentalmente solo. la sua avventura nel politecnico si conclude con il fallimento nonostante le premesse fossero tutte a suo favore. errori di gestione ? l’autore lo sostiene e analizza senza pietà l’operato di vittorini. una tesi ben argomentata e la scelta di occuparsi delle lettere dei lettori al giornale offre un punto di vista privilegiato sull’italia del dopoguerra.

sandra mingardo

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E’ un libro per addetti ai lavori e quindi di scarso interesse per il sottoscritto. D’altronde non sapevo neanche dell’esistenza del periodico "Politecnico".

Tommaso Ferrieri

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Un libro che racconta la storia della Fiat in un periodo storico assai significativo. La lettura è piacevole , e i riferimenti alla storia dell’ Italia in quel periodo interessanti. Peccato che l’autore abbia poco approfondito i contesti sociali e politici e che abbia centrato la storia su di se e su quanto era bravo ed intelligente.
Peccato , nulla contro i racconti autobiografici ma preferisco quelli di persone normali, con qualche lampo di genio e la giusta dose di sfiga.

Lino Buratti

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L’Altra Italia Del Politecnico
Ampiezza del tema affrontato 6/10
Documentazione 3/5
Attualità e innovazione 3/5
Leggibilità 3/5
Impatto sul futuro 5/10
Totale valutazione 20/35

Autore
Gian Carlo Ferretti (1930) è un critico letterario e accademico.
Tema
Oggetto del libro è l’evoluzione de “Il Politecnico”, settimanale edito da Einaudi da ottobre 1945 con il supporto del partito comunista e trasformato da maggio 1946 in mensile. Il giornale fu diretto da Elio Vittorini (1908-1966), romanziere, editore, polemista, direttore dell’Unità, che si staccò dal partito comunista nel 1956 dopo la rivolta antisovietica d’Ungheria.
La rivista intendeva “promuovere il contributo delle «masse» alla realizzazione di una cultura capace di rinnovare la società italiana” ed era il
risultato culturale ed editoriale più rilevante del fervido clima ideale e civile scaturito dalla Resistenza e godeva della innovativa impostazione grafica e impaginazione di Albe Steiner.
Comprendeva una componente cd “alta” (editoriali, pagine monografiche, inchieste, dibattiti, testi letterari, riproduzioni d’arte, eccetera), e una “bassa”, rappresentata dalle lettere e dalle interazioni con i lettori.
L’analisi di quest’ultima parte viene privilegiata nel libro che rivela l’insuccesso del tentativo ambizioso di creare un rapporto concreto tra intellettuali e masse e superare il distacco tra livelli privilegiati e subalterni e tra le due culture.
Al rapporto con i lettori che evidenziano i problemi dell’Italia reale viene riservato nella rivista uno spazio assai limitato, mentre la vera ricerca e il vero dibattito finiscono sempre per svolgersi in un lavoro di gruppo intellettuale.
Questi aspetti e l’accusa di risentimenti antiborghesi esasperati, posizioni settarie e anticlericali generano critiche del partito comunista.
Dopo 8 mesi, nel maggio del 1946, Il Politecnico, all’inizio di oltre 20.000 copie, è trasformato in mensile a causa dei costi crescenti e delle vendite insufficienti, in un mercato condizionato dalle assegnazioni di carta e da «coloro che detengono i grandi capitali».
Nel Dicembre 1947, anche il mensile cessa le pubblicazioni, quando ormai il Pci è diventato sempre più un interlocutore-antagonista, Casa Einaudi è sempre più convergente a una intellettualità comunista sensibile più al rigore e alla severità che allo sperimentalismo e avanguardismo, e causa l’intervento di politici Vittorini si trova a redigere il mensile quasi da solo.

Domenico Bearzatto

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Pubblicato negli anni dell’immediato dopoguerra, il Politecnico si proponeva come un giornale "aperto", con l’intento di far convergere autori e lettori in un unico vasto progetto di cultura militante e democratica.
L’autore pone al centro della sua ricerca proprio questo rapporto tra l’élite intellettuale (Vittorini soprattutto), che dà al giornale il taglio editoriale, e un pubblico composito per fasce sociali, problemi, interessi, priorità, sia rimarcando le dinamiche contraddittorie che emergono attraverso richieste dei lettori e relative risposte, sia, talora, denunciando una vera e propria incapacità di confronto col pubblico da parte della redazione, come appare evidente dallo scarso rilievo dato alla struggente e bellissima lettera di Edoarda Masi che proprio quelle contraddizioni vive come sofferenza personale.
Da questo rapporto affiora uno spaccato dell’Italia del dopoguerra alla ricerca di un’identità e di un progetto politico-culturale cui affidarsi e in cui riconoscersi e l’avventura troppo breve di un periodico che ha cercato, con i suoi limiti e forse invano, di offrire il proprio contributo alla ricerca delle risposte.

Elisabetta Bellan

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Troppo didascalico, e poi il tasso di autocelebrazione inevitabile in un saggio del genere in alcuni casi supera il livello di normale tollerabilità

Antonio Salvati