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L’autore offre un ritratto della medicina mettendone in evidenza gli ambiti di incertezza. Per quanto rigoroso nell’analisi e attento ad intervallare dati scientifici e di carattere metodologico anche con brevi narrazioni esperienziali, ritengo che possa essere un libro per molti, ma non per tutti. Chi non ha un minimo background di carattere scientifico difficilmente, a mio parere, riuscirebbe a concludere il libro.
Cristina Ferrero
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La medicina che non c’è per la. molteplicità dei temi trattati con chiarezza e competenza
Franca Ariola
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Parla delle incertezze nel mondo della medicina ed è facile immedesimarsi dato che la narrazione spesso parte da storie reali. Decisamente interessante, a tratti inquietante quando contempla il fallimento del medico e delle sue diagnosi o terapie. Diventa stimolante nelle conclusioni: rendendo il lettore consapevole cerca di valorizzare la collaborazione attiva del paziente per perfezionare i risultati.
Michela Magnaghi
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Tratta un argomento più che mai attuale in modo approfondito e scorrevole. Il metodo scientifico usato in medicina viene descritto in modo onesto: non vengono risparmiate le difficoltà che incontra, nè tantomeno il grado di incertezza che accompagna i risultati delle indagini. Non lesina nemmeno le critiche all’utilizzo improprio del metodo scientifico, mal interpretato o asservito alle logiche del mercato. Molto utile per sviluppare una consapevolezza sui limiti della medicina che, come tutte le scienze, procede per tentativi ed errori.
Chiara Casali
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Un interessantissimo volume, che tratteggia.la.vera dimensione della.medicina, che si fonda spesso su approcci metodologici che nel tempo appaiono superati.
Andrea Firpo
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L’incertezza. La probabilità.
Non è stata semplice la lettura di un saggio scientifico sul mondo della medicina che pone a proprio fondamento questi due concetti.
Diciamo subito che il libro prova a sciogliere la nebbia che si è formata sui nostri occhi e che ci induce a pensare che la medicina sia una scienza esatta, perfetta, infallibile.
Ma come si fa a rassegnarsi all’idea che nonostante la molteplicità di studi clinici ad ogni livello, nonostante le sempre crescenti specializzazioni in campo medico, ancora oggi il medico si affidi al gut feeling, e cioè alla cosiddetta sensazione di pancia su quale sia la migliore decisione da prendere “in quella situazione e in quel momento”, senza operare alcun tipo di ragionamento, o addirittura o all’euristica, all’occhio clinico, alla capacità di riconoscere “a prima vista” quegli elementi, quelle condizioni che conducono ad una “soluzione intuitiva”.
E dov’è la ragione? Più andiamo avanti nella lettura del testo e più scopriamo che la medicina è fallibile, che l’uomo è fallibile. Il medico può sbagliare. Ma forse ciò che più spaventa e che emerge, anche dalle diverse celebri citazioni fatte dall’autore, è perché il medico fallisce. Perché fallisce in una diagnosi o, peggio ancora, perché fallisce nell’approccio terapeutico, nella scelta della terapia farmacologica.
Ci soffermiamo allora su un concetto che ci spaventa: l’intreccio tra gli interessi economici e i risultati degli studi clinici, quegli studi cioè che ci dicono se un farmaco va bene oppure no per curare una malattia. Se quel farmaco realmente apporta dei benefici, se presenta effetti collaterali o se addirittura può essere dannoso. È possibile? È accettabile? Per fare ciò l’autore si richiama agli studi condotti dalla dott.ssa Marcia Angell, che tra l’altro è stata direttrice del New England Journal of Medicine.
Poi l’autore affronta il covid e ci dice che anche gli esperti hanno oscillato davanti a questa nuova minaccia. E di fronte ai tanti interrogativi che la pandemia ha posto, ecco arrivare l’incubo peggiore: la risposta è “Non lo sappiamo, non lo sappiamo, non lo sappiamo”.
Come conclude, dunque, Coen? Con un invito a che il medico nell’approccio terapeutico di una malattia tenga conto dell’individualità del singolo paziente che è fatta di paura e di coraggio, di capacità personali di sopportazione o meno della fatica che caratterizza molti percorsi diagnostici, compresa la lunga ospedalizzazione, che è fatta del valore di una vita, la propria.
Giuseppina Guida
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Libro super interessante e con esempi godibilissimi, a partire dal salasso al pittore Raffaello. Espone in modo chiaro e intrigante una verità lapalissiana, e cioè che la Medicina è una scienza inesatta . Il corpo umano è ancora un mistero insondabile dalla scienza e si procede per tentativi ed errori. Coraggioso tentare di riconoscerli
Scrittura sciolta e lettura piacevole
silvia garaffoni
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Ho trovato molto interessante questo libro per l’approccio filosofico, umanistico e non meccanicistico, al tema
della diagnosi di molte malattie e delle terapie conseguenti che rimandano ad un orizzonte di incertezze con cui medici e pazienti devono fare i conti, a dispetto di qualunque pretesa di poter offrire e speranza di ottenere interventi risolutivi e salvifici. Nonostante il quadro problematico che l’autore fornisce, forte di una esperienza diretta come medico sul campo e della conoscenza approfondita degli studi di settore nel campo delle applicazioni farmacologiche per il trattamento delle malattie più note e diffuse, il risultato della narrazione a me è apparso più rassicurante che preoccupante, per la chiarezza degli assunti, la completezza delle spiegazioni e la ricchezza e la scientificità dei dati forniti a sostegno.
farmacologiche, per le malattie più note e diffuse
Rita Turrini
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Assolutamente lontano dal mio gusto e interessi
Franco Basso
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La.fisiologia umana (e quindi anche la.medicina) non è matematica! L’uomo, per fortuna o forse anche no, non è riconducibile a formule matematiche ed è quindi impossibile riuscire ad avere certezze sulle diagnosi e sulle cure. Libro interessante e, per la mia formazione, sicuramente più affine ai miei interessi.
Erika Spaggiari