< L’ombra della perduta felicità di  Roberto Centazzo (Tea)

Qui di seguito le recensioni di LOmbraDellaPerdutaFelicita raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Sebbene i polizieschi non siano il mio genere preferito di romanzi, devo ammettere che “L’ombra della perduta felicità” mi ha tenuta incollata alle pagine. Il caso davanti al quale si ritrova la “Squadra Speciale Minestrina in Brodo” (questo è il soprannome che si sono dati tre amici, ex poliziotti in pensione, che continuano a indagare perché dicono di non saper fare altro nella vita) riguarda un collega poliziotto, Giacomo Dotta, che è sotto provvedimento per aver accusato un magistrato di corruzione con la mafia. L’ingiustizia che quest’uomo e la sua povera madre Mariuccia subiscono è grandissima perché a commetterla sono proprio degli uomini di legge che, al contrario, della Giustizia dovrebbero essere garanti.
Utilizzando il tema della corruzione mafiosa come filo conduttore del suo racconto, Roberto Centazzo tocca dei nervi scoperti e davanti a questa storia non si riesce assolutamente a restare indifferenti: il sangue ribolle e si vorrebbe materializzarsi negli uffici di Polizia dove si indaga per fare qualcosa. Qualsiasi cosa purchè giustizia sia fatta.
De “L’ombra della perduta felicità”, però, non è solo questo tema ad avvincere il lettore. Centazzo intreccia abilmente tante storie personali di uomini e donne che vivono le loro vite, storie che hanno il merito di lasciare che il lettore si affezioni ai personaggi e allo stesso tempo si riposi dalla tensione che crea la storia principale. È questo delicatissimo equilibrio della narrazione che cattura.

Mariagrazia Olivieri

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Con un velo d’ironia già all’inizio che si protrae nel seguito. Il triplice “inganno” che i tre amici mettono in atto per recarsi tutti e tre nel medesimo posto, per differenti motivi è una buona trovata.
Il nome della squadra ”minestrina in brodo” certo originale, forse troppo?
E’ asciutto, essenziale, una trama ricca di intrecci, collegamenti che ne aumentano l’interesse.
La ricerca di giustizia, anche contro il potere costituito, il magistrato, grande attualità, ma senza retorica o eccessiva enfasi. O ancora la truffa nei confronti d’indifesi, anche questa attualità
Vi è un’adesione alla realtà imbarazzante, anzi come si usa dire quest’ultima può fare impallidire la finzione letteraria. Ti prende anche il sentimento della rabbia sapendo appunto che la realtà, cibi adulterati ad esempio, è forse più terribile di quella lì presentata.
Collusione magistratura e politica, anche questo del tutto attuale
Se nel romanzo, nello scorrere della narrazione, troviamo sempre un sottofondo quasi ironico un tono quasi mai drammatico, gli ultimi capitoli rendono in modo esemplare, toccante il dramma di Giacomo e Mariuccia. E questa la parte migliore del libro. Per buona parte il romanzo pare che sia, con non poche comunque escursioni nella creatività, nell’invenzione, una cronaca di eventi, di triste cronaca quotidiana.

Un buon libro, ma con poche concessioni alle emozioni vere.

Andrea Marcuz

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Un libro tra il simpatico e il poliziesco che ho spesso ricollegato a qualcosa di già letto e visto. La storia è anche interessante per quanto bizzarra. I protagonisti vi si trovano catapultati, e non mi è bastato il motivo della vita piatta e l’essere ex poliziotti per giustificare il loro coinvolgimento nella storia. A determinare la sconfitta di questo libro è un aspetto che si è reiterato nella lettura: l’utilizzo della figura femminile. Ogniqualvolta agisce una donna o cucina, o sparecchia, o si appoggia all’intuito femminile tipico delle donne. Caso eclatante quello della carabiniera, che ha un ruolo di spessore, che entra nella sala registrazioni e pulisce quanto lasciato dai colleghi. La cosa mi ha disturbato al punto da pensare di mollare la lettura, lo ammetto.

Nello di Coste

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romanzo leggero e scorrevole, ben delineati i protagonisti (anche troppo) anche se ad un certo punto il caso passa in secondo piano; c’è una lentezza di fondo ma non è un difetto. Mi è piaciuta soprattutto l’idea che le indagini non portino ad una soluzione velocissima, anzi viene ripetuta quasi in ogni romanzo, una verità molto credibile - manca personale e le inchieste vanno sempre molto a rilento -. Quest’analisi me li ha fatti piacere ancor di più. Sono "lenti" come dicevo, ma nel senso buono del termine. Estate vicina e ombrellone ne faranno una godibile lettura.
Valentina Carlucci

Valentina Carlucci

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Investigatori lo si resta per sempre, nonostante ad un certo punto finisce il servizio ma non il fiuto e la voglia di indagare. È un libro godibile, ben scritto e scorrevole, alquanto leggero. Da Genova ci si trasporta nelle Langhe, con le sue vigne, i suoi paesaggi, i suoi odori. È settembre, quindi si può vendemmiare.  Santoro e colleghi dopo la chiamata di un ex collega del Sap vanno tra le colline del vino, nell’agriturismo che gestisce il collega con la madre. Qualcosa non va, se ne accorgono subito e li parte l’indagine. Un giallo moderno carino da leggere.  

Enzo Cimino

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L’ombra della perduta felicità di Roberto Centazzo fa parte della serie di gialli Squadra speciale minestrina in brodo, un titolo delizioso, se il brodo è buono. Lo avrei forse apprezzato di più se avessi letto anche i primi romanzi che hanno per protagonisti i Mignogna, Pammattone e Santoro, tre poliziotti in pensione. Il racconto è ben strutturato, con frasi asciutte, lessico semplice e capitoli brevi. La lettura scorre veloce, ma inciampa in qualche sbavatura stilistica: nella prima pagina, in cinque righe, ci sono cinque parole che fanno rima (sono una rompiscatole, chiedo perdono).
Ho apprezzato la descrizione dei momenti di tranquillità dei tre amici quasi in vacanza nell’agriturismo della signora Mariuccia e i piatti succulenti serviti per pranzo. Quello di Centazzo è un buon romanzo di genere.

Debora Visconti