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L’ispettore Takeshi James Nishida deve indagare sull’omicidio di Yuki Funagawa ucciso a casa sua con un ombrello di plastica trasparente da pochi yen. Sono state trovate delle impronte digitali, una appartiene a Makoto Ogawa mentre l’altra, per uno strano gioco del destino, all’Imperatore.
Il romanzo è interessante e di piacevole lettura, mi sono appassionata a questa ricerca che l’ispettore Nishida ha condotto per scoprire chi erano i possessori dell’ombrello e nel contempo mostra al lettore vita usi e costumi del Giappone visti attraverso gli occhi di chi giapponese non è. Nishida è un hafu: madre americana e padre giapponese – un ottimo escamotage per mostrare le contraddizioni e le peculiarità così differenti dal mondo occidentale.
La scrittura, il ritmo e il montaggio sono in armonia con la storia, il paese e il lettore.
Il mio voto va a questo romanzo e per il quale vi ringrazio per avermelo assegnato.
Lucia Gandolfi
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Ho trovato questo romanzo una lettura piacevole ma tutto sommato non di mio gusto. Nonostante l’andamento della trama sembri procedere per scarti laterali il romanzo viaggia a mio avviso in modo troppo lineare dal punto A (l’omicidio) al punto B (scoperta dell’assassino). Allo stesso tempo i personaggi mi sono parti troppo poco approfonditi e vagamente stereotipati (in una parola: bidimensionali). Infine, ho trovato la scrittura asciutta e scarna ai limiti del didascalico.
Allegra Tagliani
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Buon libro, piacevole e scorrevole scrittura. Buona la storia anche per la soluzione finale.
Preferisco questo
Gabriele Corba
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L’OMBRELLO DELL’IMPERATORE
Un mezzo sangue americo-giapponese, ispettore a Tokio.
Un omicidio dai toni insolitamente banali che si scoprirà invece celare un animo oscuro e inquietante che rispecchia la vita e le contraddizioni del Giappone dei giorni nostri.
L’ispettore Takeshi Nishida, di madre americana e padre giapponese, permette al lettore di vedere con una prospettiva unica il Giappone tra tradizione, riti, regole, modernità, influenze linguistiche e culturali. In mezzo a questa realtà in guerra con se stessa si svolgerà quella che è l’indagine più accattivante che un neofita abbia scritto portata avanti da un singolo elemento: l’impronta dell’imperatore sull’arma del delitto.
Il modo in cui viene affrontato il caso è caratterizzato da come l’autore è riuscito a esprimere il carattere del personaggio nelle sue azioni e interazioni, senza interrompere la narrazione o forzarla.
La posizione dell’ispettore che si trova lui stesso a cercare indizi attraverso la città coinvolge chi legge nel viaggio della ricerca fatto di piccoli passi, piccoli indizi, classici colpi di genio e grandi scoperte.
Ciò che si trae è un quadro ampio, che invoglia l’approfondimento di una società in contraddizione con se stessa tanto che lo stesso personaggio si sente esso stesso una ontraddizione vivente.
Lo stile è diretto, chiaro lasciando quindi all’aspetto dell’indagine forse troppa poca attenzione che viene data invece agli aspetti affascinanti dell’ambientazione.
Roxana Ruiz Murcia
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Superato l’iniziale irritazione per i nomi giapponesi difficili da leggere e memorizzare, ho trovato il libro profondamente coinvolgente, dalla trama lineare ma mai scontata. È stato come essere lì Nishida e seguirlo col fiato sospeso. Terminato libro posso dire di aver fatto un breve viaggio in Giappone e di averne scoperto alcune particolarità che non avrei sospettato (rendere in giapponese dei termini inglesi...). Nishida è per metà giapponese e per metà americano e questo crea una complicità intrigante col lettore occidentale. Bellissimo libro!
Annarita Specchioli
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Premesso che non amo i romanzi gialli e thriller, mi è piaciuto. Avvincente, ha un buon ritmo fin da subito e lo mantiene praticamente sempre. Incalzante. Buona descrizione dei personaggi e di come le vite delle persone si possono incrociare e intersecare tramite il passaggio di un oggetto. Un po’ come la pallina da baseball in "underworld"di DeLillo. Si sente che la descrizione dei luoghi è fatta da una persona straniera che ha vissuto lì e che propone anche riflessioni su temi e problematiche sociali del Giappone, cercando di spiegarcele.
Anna Maria Gambardella
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Ilaria Mossali
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Si rimane subito catturati dalla trama; le impronte dell’imperatore del Giappone vengono trovate su un ombrello conficcato nell’occhio di un cadavere. Seguendo un comunissimo ombrello di plastica da pochi yen, con un piccolo cerchio rosso sul manico, che passa di mano in mano. Attraverso i sospettati, si è immersi in un Giappone dove il senso del dovere, la gentilezza e la cortesia erano irrinunciabili modi di vita e di convivenza, un Paese in cui il sistema giudiziario è opposto a quello della maggior parte dei Paesi occidentali, infatti in Giappone sei colpevole fino a prova contraria.
Angela Furci
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Luisa Scorciarini
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Chiara Marcucci
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All’inizio ho faticato a entrare nel libro, le tante digressioni
e biografie dei personaggi mi sembrava spezzassero il ritmo e le
informazioni da acquisire tra nomi, luoghi e caratteristiche della
cultura giapponese. Poi ho preso il ritmo, ho capito che la narrazione
seguiva l’andamento di un pendolo, ho appuntato i nomi dei personaggi,
ho chiuso gli occhi e mi sono lasciata cullare…
Takeshi Nishida è un
detective, no scusate, un investigatore della squadra Omicidi di Tokyo,
padre giapponese, madre americana, una passione per il caffè Boss e una
repulsione
per i termini anglosassoni usati in modo improprio.
Nishida è responsabile delle indagini di un particolare omicidio,
particolare a causa dell’arma: Yuki Funagawa è stato ucciso con un
ombrello! Da qui parte la ricerca del colpevole, ma noi scopriamo molto
alto,
perché definire questo un romanzo giallo è troppo facile: il libro è un
mosaico di frammenti di vita e cultura che ci permette di vedere il
cuore pulsante del giappone, il cuore antico e quello giovane, il cuore
esterofilo e quello tradizionalista, il
cuore che batte al ritmo della pioggia su un ombrello.
Manuela Mastino
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L’ombrello dell’imperatore offre un bel panorama della cultura nipponica, unito ad una storia di mistero raccontata con uno stile accattivante.
Arianna Della Contea
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Un giallo sui generis, pieno di personaggi caratteristici. La ricchezza di nomi giapponesi all’inizio mi ha confusa un po’, ma poi ci si cala così profondamente
nella storia da abituarsi. Scritto benissimo, con una trama che scivola via una pagina dopo l’altra e con una indagine condotta magistralmente, è un libro capace di trasportarti in Giappone senza sforzo, immergendoti in un paese antico e moderno, pieno di
contraddizioni e di regole da rispettare. Mi ha affascinata tantissimo questo libro, questo Giappone raccontato così bene, con l’accuratezza di un documentario, la prosa di un romanzo e il ritmo di un giallo!
Lara Bucella