< L’onda sulla baia. San Francisco: sound, poeti & Silicon Valley di  Maurizio Galli, Aldo Pedron (Arcana)

Qui di seguito le recensioni di LOndaSullaBaia raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Volume direi di un certo spessore, ma non poteva essere altrimenti, visti tutti i temi descritti appartenenti ad una città come San Francisco: un Mondo. Vite vere, morti e spesso miracoli, accendono la curiosità del lettore, anche di quello più giovane. Dalla Beat generation, alle band, i dischi, i locali per finire in un tour dei luoghi dove hanno vissuto i personaggi che hanno animato quella città.
Volessi trovare una dimenticanza, suggerirei di ricordare il "caffè Trieste"nel cuore sempre di North Beach. Dove campeggiano al muro foto di artisti anche italiani: Pavarotti, Morandi; e dove un curioso giovanotto anche lui attratto da quel posto inserì una delle poche monete che aveva per ascoltare da un Jukebox, "Ritornero in ginocchio da te"

claudio thione

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"L’Onda sulla baia" (Arcana edizioni) è un libro bellissimo, anzi è un’enciclopedia. Maurizio Galli (che è un bassista) e Aldo Pedron, esperto giornalista musicale, in 400 e passa pagine da leggere con lo smartphone a portata di orecchio per ascoltare gli innumerevoli brani citati, ci fanno immergere nella magica estate del 1967 e dintorni, in quella "flower summer" che sancì l’avvento degli hippie. E come ha detto qualcuno (Roberto Bonzio ne ha fatto uno spettacolo e ne ha improntato il suo sito "Italianidifrontiera") "Dobbiamo tutto agli hippies". Tutto, dalle band che sorsero in un quartiere di Frisco (San Francisco) come Hight Ashbury dove, come dice Jorma Kaukonen (allievo di un discepolo di Segovia), "ci si conosceva tutti" alle scoperte attuali (anche la mail con cui ci scriviamo in modo così istantaneo) della Silicon Valley, con protagonisti come Steve Jobs. Ricostruire tutto ciò ha richiesto un grande e mirabile lavoro, scritto magistralmente, dettato da un amore sincero per San Francisco, "la città più bella del mondo" per Pedron e sembra di vederli i vecchi tram milanesi (sono proprio loro) sbucare dalle nuvole della città famosa per i suoi saliscendi. Le luci della città, come la celeberrima libreria di Ferlinghetti, punto d’incontro di tutti gli autori della beat generation, degna erede della lost generation, in una "Fiesta" continua interrotta da un solo, tragico episodio, ma sulle colline losangeline, a voler trascurare le vittime della droga. Sono tutti qui, in questo libro, in quel breve periodo, una decina d’anni, condensati nella vicenda dell’immensa Janis Joplin, assurta al successo e bruciata nel volgere di soli tre anni. "Turn on, tune in, drop out" e lasciati travolgere dalla lettura, dall’ascolto di un libro davvero indispensabile per conoscere quel periodo, ormai storico, ed epico, non solo per gli Stati Uniti. Mi spiace avergli preferito il saggio di Patriarca, ma in fondo un po’ si somigliano questi due libri, in quanto prendono in esame un periodo in cui davvero si pensò di poter cambiare il mondo in meglio. Ci fu il Sessantotto e poi la reazione prese il sopravvento.

Mariateresa Gabriele

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Uno scorcio sulla San Francisco di fine anni ’60 davvero interessante e che ci aiuta a capire e contestualizzare meglio quel periodo americano così significativo per il mondo intero.

Arianna Ghiglione

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Coraggioso documento di realtà antipatiche, però per la lettura diventa ripetitivo e per me si riduce ad un elenco di fatti spiacevoli.

Gianantonio Cristalli

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Più che a un saggio siamo di fronte a un diario, una specie di taccuino dove l’autore ha impresso a penna la propria esperienza, o meglio, il viaggio, se così vogliamo definirlo, di un uomo bianco a fianco dei tanti migranti che nell’ultimo decennio sono stati costretti a intraprendere. Penso sia più corretto parlare di “viaggio della speranza”, concetto che emerge chiaramente leggendo il libro in questione. Detto questo si capisce la scelta del titolo “Il Gioco dell’Oca”, perché è proprio di questo che si tratta, di un percorso zigzagante, avanti e indietro, durante il quale nella maggior parte del tempo la meta, ovvero l’obiettivo, viene ostacolata dalla cruda realtà politica e sociale, costrittiva e debilitante allo stesso tempo. Simile a un reportage giornalistico, l’autore, con uno stile semplice e talvolta intimo, è riuscito a dare giustizia a un tema tanto attuale, quello appunto delle migrazioni, che coinvolge tutti allo stesso modo, permettendo al lettore di aprire gli occhi (e chissà anche la mente) di fronte a una società spesso condizionata dalla cattiva informazione e da una politica poco interventista. Assolutamente consigliato.

Arianna Criscione