< L’orrore e la bellezza di  Davide Cerullo (AnimaMundi)

Qui di seguito le recensioni di LOrroreELaBellezza raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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“Le Vele tutte sembravano i grattacieli di New York, ma a me pareva il presagio di un’ingiustizia cementata”, quella subita sin da subito dal protagonista-bambino, eroso dalla violenza di un padre indifferente e burbero, una scia di malvagità che condizionerà la sua vita sino alla svolta criminale.
L’assenza del mancato amore familiare ritorna nel testo, divenendo oggetto di riflessione su quanto possa sedimentare e condizionare l’età adulta, nonché la possibilità di affidarsi all’altro.
Una cronistoria, probabilmente troppo schematica nella resa tra le pagine, che vede concretizzarsi “la possibilità di un ancora, di un altrove” che accoglie, salva e trasforma.
Sincero, diretto, attuale. Un lieto fine - sofferto e conquistato - di cui forse avevo bisogno.

Roberta Musci

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“L’orrore è la bellezza” è un’autobiografia dell’autore sullo sfondo della Napoli degli anni ‘70, uno spaccato su una società in cui era presente violenza e malavita e di cui l’autore era affascinato da ragazzo. Lo stile è molto fluido e ho apprezzato moltissimo l’utilizzo del dialetto nei dialoghi, che delinea benissimo il contesto in cui ci troviamo.

D.F

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Libro davvero ben concepito e costruito. La prosa che sconfina nella poesia e la narrazione che cede il passo ad un calibrato lirismo consegnano al lettore un libro particolare, quasi un flusso che riesce a tratti a riprodurre lo scorrere di una vita.
Una vita con luci e ombre ma che se rivissuta tutta d’un fiato ci trasporta verso la possibilità momentanea di afferrare il suo senso.
L’autore non cerca di spiegare o motivare tutto quello che fa o gli accade, non cerca una morale ma vuole solo restituirci la sua esperienza per quella che è. Cerullo poi è in grado di non appesantire troppo la narrazione e offre un libro che potrebbe affascinare anche un lettore abituato a libri più "lineari".
Consiglio inoltre la lettura di questo libro perché riesce a gettare una luce diversa su Scampia, luogo ormai rinchiuso nel proprio stereotipo oltre che ne propri problemi.

Alessandro Volpi

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Il verdetto è a favore di L’orrore e la bellezza di Cerullo. Però visto che si tratta di un torneo, i due autori se la sono giocata ai supplementari.
La trama - resoconto, cronaca, quasi una inchiesta da reporter L’orrore e la Bellezza.
Il ritmo - Cerullo dà al racconto il passo del pastore (metodico, costante) che era stato da bimbo.
Il contenuto – Cerullo narra dall’esterno; racconta in modo freddo quasi asettico il sentiero in salita che ha percorso, illustra con lucidità la “sterpaglia” che “per molti anni ho visto” e ti fa capire come mai “i marinai che non partono diventano pirati”. In entrambe le vicende – dantescamente – la salvezza , lo spiraglio di luce viene da una donna che amando il protagonista, lo fa rinsavire.
L’uso dell’italiano: L’orrore e la bellezza è in italiano corretto, secco, senza fronzoli

Marco Zagnoli

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Di questo libro si sente il rimbombo della verità. Scritto semplicemente, la storia che viene narrata ti spinge a volerne leggere sempre di più, nella speranza che tutto l’orrore raccontato abbia una fine.

Elena Piccinin

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Romanzo di formazione criminale un po’ di maniera ma in ogni caso autentico e ben scritto. Se da un lato il ragazzino/autore ricorda il Little Blue Boy di Bunker la narrazione del libro rimanda inevitabilmente alle tante declinazioni della Gomorra di Saviano (emblematica la scena dei ragazzini in mutande che sparano con i mitra sulla spiaggia). Nonostante qualche passaggio "didattico" la storia rimane personale senza cadere nel pedagogico, con un lieto fine "insolito".

Marissa Bezerra

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Pontedera “LaAV”
coordinato da Maria Rolli
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Racconto autobiografico di una vita che può assurgere al titolo di storia simbolo di un luogo a sua volta simbolo e sinonimo di degrado sociale, culturale, politico, in una parola civile. È la cronaca lucida e puntuale di un vissuto duro e spietato e la descrizione di luoghi da cui difficilmente si riesce a scappare e dove il cambiamento appare impossibile. È la storia di un percorso che porta l’autore/protagonista a venirne fuori basandosi sulla propria consapevolezza che tutto fosse sbagliato e che ci fosse altro a cui anelare, che in realtà sottende tutto il suo percorso sebbene spesso venga messa a tacere, e volontà di avere una vita diversa. Più volte l’attenzione viene posta alla mancanza di affetto e di amore durante gli anni dell’infanzia, un grido che strazia e che mostra tutto il vuoto che riempie e circonda chi si trova a vivere nel suo mondo.  È la storia di chi è riuscito a venirne fuori, a cambiare strada perché ha voluto cambiare e ci è riuscito. La riflessione che viene quasi spontanea è che la nostra società permette tutto questo, viene da chiedersi se sia ineluttabile quasi un risvolto della medaglia della nostra società oppure se questo risvolto possa essere diverso. Una cosa appare evidente ed è la volontà del singolo a far sì che, a volte purtroppo non sempre, qualcuno riesca a venirne fuori e cambiare il corso della propria vita, eppure “il popolo di Scampia” come lo chiama Erri De Luca è consapevole di sé, e dal racconto emergere la sua parte sana che cerca di tenersi lontana ma non riesce a svicolarsi del tutto dal suo lato oscuro portando avanti una vita dura e misera di aspettative, tutte disattese, e che comunque va avanti pur senza illusioni.

Enza Scotto d’Abusco

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Rapallo “Amici del libro”
coordinato da Mariabianca Barberis
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In questo libro viene narrata “L’orrore” ovvero l’amara e difficile giovinezza dell’autore, cresciuto in una periferia di Napoli dove delinquere era considerato normale, dove non si davano prospettive ai giovani di poter costruire un futuro “sano”.
Con l’esperienza della prigione lui pero’ ha iniziato un percorso personale di cambiamento e di rinascita con l’obiettivo di cercare un altro modo di vivere la propria vita, giorno per giorno, in continuo divenire. Proprio qui inizia “La bellezza” dell’autore con la sua voglia di riscatto che lo ha portato a diventare scrittore, fotografo ed educatore e a lasciarsi alle spalle l’orrore nel quale era cresciuto.

Clizia Canavese

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Grandi lettori
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Il romanzo è la cronaca della vita di un uomo, lo stesso Davide Cerullo, che si lascia travolgere dai ricordi che lo hanno portato a incarnare più vite in una sola. La prima, da ragazzino di periferia con le tasche piene di falsi idoli. La seconda, da fondatore dell’associazione “L’albero delle storie” che dona ai bambini strumenti con cui affrontare e cambiare la realtà attraverso la creatività, il dialogo e i libri.
È proprio l’autore a raccontarsi in prima persona, e decide di farlo attraverso una serie di passaggi autobiografici e digressioni personali, netta e decisa nel condannare la condizione di degrado in cui versava la periferia nord di Napoli negli anni ’70 e ’80.
È proprio sul concetto di ammore, come lui stesso lo definisce, che l’autore esprime  al meglio la sua amarezza, accendendo i riflettori sulla condizione di vulnerabilità dei bambini di Scampia, vittime di un sistema cieco e indifferente.
In definitiva, L’orrore e la bellezza è un romanzo che offre una storia affilata, capace di infilarsi come una freccia, e bruciare, anche dopo aver sfogliato l’ultima pagina. Ma è anche una storia delicata, ricca di tenerezza e passione, che arriva al cuore senza preavviso e lo riempie di speranza.

Claudio Facco

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Tra i due testi, ho preferito "L’orrore e la bellezza", perché per quanto "La casa di tolleranza" sia stata estremamente verosimile, il racconto di Davide Cerullo ha la crudezza delle storie vere, con tutte le sue sfumature di realtà.
L’orrore e la bellezza è un testo impegnativo. È quasi una sorta di viaggio dantesco dell’autore, in un periodo limitrofo al nostro, partendo da un’infanzia misera ma non necessariamente infelice, non subito, per poi entrare nella vera miseria, nella fascinazione per la malavita, quindi arrivare al riscatto, arrivato forse per caso, forse (ed a mio giudizio in modo più importante) per l’impegno di Concetta, la sorella maggiore che sempre aveva cercato di tutelare l’infanzia e l’integrità dei suoi fratelli. Il signor Cerullo descrive quanto è successo con semplicità, non senza vergogna ma senza neanche cercare di conquistarsi la pietà dei lettori. Lascia fino alla fine la possibilità di giudicarlo, ma il giudizio non riesce ad essere estremamente severo. Ha vissuto sbagliando, ed ha espiato i propri errori con la stessa vita che ha vissuto.


Annalisa Lundberg