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“Le Vele tutte sembravano i grattacieli di New York, ma a me pareva il presagio di un’ingiustizia cementata”, quella subita sin da subito dal protagonista-bambino, eroso dalla violenza di un padre indifferente e burbero, una scia di malvagità che condizionerà la sua vita sino alla svolta criminale.
L’assenza del mancato amore familiare ritorna nel testo, divenendo oggetto di riflessione su quanto possa sedimentare e condizionare l’età adulta, nonché la possibilità di affidarsi all’altro.
Una cronistoria, probabilmente troppo schematica nella resa tra le pagine, che vede concretizzarsi “la possibilità di un ancora, di un altrove” che accoglie, salva e trasforma.
Sincero, diretto, attuale. Un lieto fine - sofferto e conquistato - di cui forse avevo bisogno.
Roberta Musci
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“L’orrore è la bellezza” è un’autobiografia dell’autore sullo sfondo della Napoli degli anni ‘70, uno spaccato su una società in cui era presente violenza e malavita e di cui l’autore era affascinato da ragazzo. Lo stile è molto fluido e ho apprezzato moltissimo l’utilizzo del dialetto nei dialoghi, che delinea benissimo il contesto in cui ci troviamo.
D.F
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Libro davvero ben concepito e costruito. La prosa che sconfina nella poesia e la narrazione che cede il passo ad un calibrato lirismo consegnano al lettore un libro particolare, quasi un flusso che riesce a tratti a riprodurre lo scorrere di una vita.
Una vita con luci e ombre ma che se rivissuta tutta d’un fiato ci trasporta verso la possibilità momentanea di afferrare il suo senso.
L’autore non cerca di spiegare o motivare tutto quello che fa o gli accade, non cerca una morale ma vuole solo restituirci la sua esperienza per quella che è. Cerullo poi è in grado di non appesantire troppo la narrazione e offre un libro che potrebbe affascinare anche un lettore abituato a libri più "lineari".
Consiglio inoltre la lettura di questo libro perché riesce a gettare una luce diversa su Scampia, luogo ormai rinchiuso nel proprio stereotipo oltre che ne propri problemi.
Alessandro Volpi
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Il verdetto è a favore di L’orrore e la bellezza di Cerullo. Però visto che si tratta di un torneo, i due autori se la sono giocata ai supplementari.
La trama - resoconto, cronaca, quasi una inchiesta da reporter L’orrore e la Bellezza.
Il ritmo - Cerullo dà al racconto il passo del pastore (metodico, costante) che era stato da bimbo.
Il contenuto – Cerullo narra dall’esterno; racconta in modo freddo quasi asettico il sentiero in salita che ha percorso, illustra con lucidità la “sterpaglia” che “per molti anni ho visto” e ti fa capire come mai “i marinai che non partono diventano pirati”. In entrambe le vicende – dantescamente – la salvezza , lo spiraglio di luce viene da una donna che amando il protagonista, lo fa rinsavire.
L’uso dell’italiano: L’orrore e la bellezza è in italiano corretto, secco, senza fronzoli
Marco Zagnoli
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Di questo libro si sente il rimbombo della verità. Scritto semplicemente, la storia che viene narrata ti spinge a volerne leggere sempre di più, nella speranza che tutto l’orrore raccontato abbia una fine.
Elena Piccinin
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Marissa Bezerra
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Enza Scotto d’Abusco
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Clizia Canavese
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Claudio Facco
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Tra i due testi, ho preferito "L’orrore e la bellezza", perché per quanto "La casa di tolleranza" sia stata estremamente verosimile, il racconto di Davide Cerullo ha la crudezza delle storie vere, con tutte le sue sfumature di realtà.
L’orrore e la bellezza è un testo impegnativo. È quasi una sorta di viaggio dantesco dell’autore, in un periodo limitrofo al nostro, partendo da un’infanzia misera ma non necessariamente infelice, non subito, per poi entrare nella vera miseria, nella fascinazione per la malavita, quindi arrivare al riscatto, arrivato forse per caso, forse (ed a mio giudizio in modo più importante) per l’impegno di Concetta, la sorella maggiore che sempre aveva cercato di tutelare l’infanzia e l’integrità dei suoi fratelli. Il signor Cerullo descrive quanto è successo con semplicità, non senza vergogna ma senza neanche cercare di conquistarsi la pietà dei lettori. Lascia fino alla fine la possibilità di giudicarlo, ma il giudizio non riesce ad essere estremamente severo. Ha vissuto sbagliando, ed ha espiato i propri errori con la stessa vita che ha vissuto.
Annalisa Lundberg