< L’ossessione della memoria. Bartali e il salvataggio degli ebrei. Una di  Marco e Stefano Pivato (Castelvecchi)

Qui di seguito le recensioni di LOssessioneDellaMemoria raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

* * *

 

Ho apprezzato molto la modalità narrativa e le argomentazioni prodotte dal saggio, che attraverso la descrizione dell’attualità o del recente passato porta a riflettere sui concetti di memoria e storia e delle diverse implicazioni ad esse collegate.

Gabriella Aurelia Muia

* * *

 

Ho trovato questo libro pieno di cose si va dalla analisi della storia e della memoria (molto interessanti), a parlare di covid ecc., e di Bartali si inizia a parlarne a pag. 70, quasi fosse un pretesto.

MARIALUISA CALVI

* * *

 

Molto interessante e scritto bene, tratta diversi argomenti inerenti il significato della storia e della memoria, con al centro la vicenda di Bartali e il mistero che la circonda. Ottimo libro

Enrico Monzini

* * *

 

Una fake news incredibile è al centro di questo libro: l’idea che il famoso ciclista Gino Bartali abbia salvato molto ebrei durante la seconda guerra mondiale. Come è possibile che una storia senza fondamento diventi realtà? Come si può scrivere una storia senza documentazione e fonti attendibili e verificate. Una lettura che suscita molte riflessioni sopratutto sulla diffusione delle notizia al tempo della rete

Loriana Lattanzi

* * *

 

Saggio veramente molto interessante sui rapporti tra storia e memoria e sulle relazioni tra l’ oggettività e l’emotività. Estremamente attuale, di facile lettura e molto attento all’uso improprio o manipolatorio dei fatti storici, che si svuotano dei contenuti per riempirsi di emozioni. Si presta a diversi livelli di lettura.

Irene Longato

* * *

 

Il libro

L’ ossessione della memoria. Bartali e il salvataggio degli ebrei: una storia inventata
Castelvecchi Ed. 2021 pag. 99
Autori

Marco Pivato, giornalista-esperto di comunicazioni
Stefano Pivato, professore emerito di Storia Contemporanea presso l’Università di Urbino.
Temi
Gli autori, in una prima parte evidenziano la superiorità del metodo scientifico di ricerca storica, basato su “osservazione, misurazione, sequenzialità, rigore, astrazione, oggettivazione, logica stringente, definizioni univoche, correttezza di procedimento, rispetto del rapporto causa-effetto”.
L’attuale ricchezza di strumenti e canali informativi televisivi e via web e social network, con l’esuberanza delle fonti, alimentano la memoria personale e collettiva e forniscono l’illusione della testimonianza diretta, tratta da storie orali, lettere o diari. La velocità non consente approfondimenti, connessioni e collegamenti fra periodi differenti, tra strumenti diversi. Mentre è proprio il confronto e l’assemblaggio di informazioni da differenti fonti e strumenti che può rettificare e validare singole circostanze e particolari identità
La memoria collettiva spesso è richiamata dai politici che salgono in cattedra e riscrivono la storia, quasi sempre in maniera strumentale, con azioni di grande impatto mediatico e diventa memoria politica.
In una seconda parte gli autori esaminano e intendono dimostrare la falsità del racconto diffuso e sostenuto sia da mezzi di informazione, giornali, libri, trasmissioni televisive, film sia anche accettato da istituzioni importanti quali Yad Vashem riguardante il campione ciclista Gino Bartali.
La narrazione riconoscerebbe l’attività clandestina di Bartali di partecipazione al salvataggio di 800 ebrei durante l’occupazione tedesca nella Seconda Guerra Mondiale. Per tale attività egli è stato incluso tra i Giusti tra le Nazioni, non-ebrei che hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita e senza interesse personale per salvare ebrei dal genocidio nazista della Shoah. Collegando questa attività “eroica” alla sua pratica di fede cristiana e ai collegamenti con le chiese di Bologna e Firenze, è stata sollevata anche l’ipotesi di una sua beatificazione.
In realtà il libro afferma che né Bartali, né gli altri asseriti protagonisti del salvataggio né documenti credibili hanno confermato l’attività salvatrice di Gino Bartali. Solo dopo settant’anni dalla morte è stato sollevato il caso della eventuale beatificazione da giornali, trasmission

Domenico Bearzatto