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Una riflessione ragionata e ben discussa su una realtà così complessa come il Partito Comunista Italiano. Questa (sorta di) autocritica da parte di due tra i suoi protagonisti getta luce sulla difficoltà del fare politica in Italia. Personaggi e fatti storici di importanza epocale appaiono sullo sfondo di un ideale sentito come più alto, commentato con commozione e devozione. Forse lo sguardo retrospettivo non è il più oggettivo e critico possibile, ma la forza di questo saggio risiede proprio in un taglio così "personale".
Alessio Galli
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Mi ha appassionato la storia umana, sentimentale e politica di Emanuele Macaluso scritta come un romanzo del Novecento da Concetto Vecchio che ha saputo intrecciare con abilità la vita privata a quella politica. E’ una biografia che emoziona raccontando dell’infanzia in una Sicilia poverissima, della tubercolosi contratta nell’adolescenza, dell’impegno politico assunto già da ragazzo, delle lotte politiche e delle vicende d’amore fino all’impegno contro la mafia, alle vicende del Sessantotto, al terrorismo e alla direzione de l’Unità attraversando un secolo di storia d’Italia. Mi è piaciuto.
Sandra Saltarelli
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Ricostruzione della vita e ritratto di una persona importante della storia italiana. Ne ho apprezzato il calore (e colore) umano e la chiarezza del racconto.
chiara marotta
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Non interessante
ROMANO BARALDI
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Una bella scoperta questo racconto /intervista all’"ultimo compagno". Personalmente non sono avvezza a letture di carattere politico, ma questa biografia a metà tra l’intervista e la narrazione in terza persona, attraversa 80 anni di storia patria con uno sguardo poetico e vero allo stesso tempo. Molto piacevole.
Chiara Barzizza
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L’ultimo compagno è, al tempo stesso, un libro intervista, e quindi una biografia di Emanuele Macaluso, e un libro di storia più generale. Del PCI, dell’Italia nella seconda metà del Novecento, della Sicilia in particolare. E’ un libro con tanti importanti comprimari di cui Macaluso svela fatti spesso inediti, ma soprattutto ne ricorda la passione per la giustizia ancor prima che per la politica. Da Pio La Torre, spesso troppo rapidamente descritto solo come una vittima della mafia, a Li Causi e ad altri. Noti e meno noti, dentro e fuori il partito. La storia di gran parte del secolo breve è raccontata con garbo, spesso in prima persona, e con l’acume di un uomo colto che sa di avere vissuto molto e non ha paura di dire ciò che pensa. Chi è stato più importante fra Togliatti e Berlinguer? Quali legami fra la DC e la mafia? Quale rapporto fra moralismo e questione morale? E lo scampato attentato in Bulgaria a Berlinguer? A domanda Macaluso risponde con la consapevolezza del testimone di un mondo scomparso. Dalle vicende, anche familiari, legate all’eversione fino alla pandemia che fa danni ma non è certamente una guerra. Fino alla morte di Macaluso e ad un flash back conclusivo con cui l’autore ci riporta dal politico al personale perché entrambi, ed inseparabili, sono la storia di quello che sceglie di chiamare l’ultimo compagno.
Enrico Giannichedda
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Il saggio è molto interessante, l’argomento è unico quindi l’ho letto in pochissimo tempo perchè sono stata molto presa da questo saggio, tuttavia ho trovato l’argomento del primo libro più interessante.
Cecilia Aglaia Newell
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Catalogare il libro di Concetto Vecchio come una biografia sarebbe decisamente riduttivo e non renderebbe giustizia a quest’opera che è capace di portare avanti narrazioni differenti, tutte egualmente avvincenti e coinvolgenti. È la storia della Sicilia della prima metà del secolo scorso riportata con un’attenzione alle rivendicazioni sociali e agli intollerabili soprusi di un potere mafioso appoggiato da una classe dirigente connivente che non è facile trovare in altri testi. È uno sguardo attento sulla crescita e l’affermazione su quei territori del Partito Comunista e degli uomini, allora ragazzi, che hanno reso possibile rivendicazioni sociali e sindacali che parevano impossibili in una società ancora così arretrata. Ma ci sono poi le vicende personali di un grande protagonista della storia politica e sociale del secolo scorso e, grazie alla narrazione di Emanuele Macaluso ripercorriamo anche i mutamenti della morale e del costume che hanno cambiato radicalmente la nostra società nel corso di alcuni decenni. Procedendo nella lettura è inevitabile provare ammirazione ed affetto per quest’uomo che ha vissuto così intensamente e che anche avviandosi verso il termine della propria esistenza, pur non dissimulando un certo disincanto e la consapevolezza di una fine imminente, riesce a comunicare vitalità, energia e una profonda coerenza con gli ideali di un a vita.
Ester Ghione
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Il testo di C.Vecchio è interessante perché racconta tutto il ’900 italiano attraverso la descrizione di una vita: quella di E.Macaluso. Vissuto quasi un secolo, questo personaggio politico e poliedrico, dal notevole spessore intellettuale, a detta sua, avrebbe firmato per morire a trent’anni!
C’è il giusto mix, nel racconto, tra elementi di vita privata ed eventi di cronaca.
Non è un banale viaggio nel comunismo ma è un percorso nell’ umanità del protagonista e nelle sfaccettature delle sue passioni (Lina fu una di queste), dei suoi dolori (il carcere: commise reato di adulterio con la stessa Lina) e notevoli virtù.
Macaluso combattè una vita la miseria intellettuale della classe dirigente ed il bogottismo che attanaglia(va) la sua Sicilia ed il suo Sud...Sud che egli stesso accusa di voler trovare la soluzione al tutto colludendosi coi sistemi mafiosi, invece di imporsi quello step culturale per superare le ipocrisie di una borghesia con la pancia piena...Un personaggio impegnato (contro il terrorismo e la mafia, in campo nelle battaglie del ’68, disposto alla tortura per un’idea) ed impegnativo, del quale, senza ombra di dubbio, oggi più che mai, se ne avverte la mancanza nel desolante squallore del panorama politico contemporaneo italiano.
Francesco Gambino