< L’uomo del bosco di  Mirko Zilahy (Longanesi)

Qui di seguito le recensioni di LUomoDelBosco raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Castano Primo “Biblioteca comunale”
coordinato da Paola Lauritano e Maria Rosa Gambacorta
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Fin dall’inizio si fatica a comprendere come le diverse vicende possano intersecarsi e disorienta il continuo cambio di prospettiva perché la situazione si protrae per troppo tempo.
Nell’insieme ho trovato il romanzo troppo lungo e un po’ confuso.


Giovanna Brevi

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Un thriller con un tocco di fantascienza. Il racconto, neanche così breve, si svolge su due strade parallele che finiscono per intrecciarsi per poter permettere al lettore di capire il segreto / mistero che si cela dietro la storia del professor Glynn e della sua famiglia. Sinceramente, ho fatto fatica a leggere questo libro perché, per mio gusto personale, non mi piacciono le storie con scene “fuori dall’ordinario”, come invece succede in questo racconto (soprattutto il colpo di scena finale). Ammetto che però, nel suo genere, è ben scritto e la storia è avvincente.

Sara Martin

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Circolo del lettori
di Fermo “VillaVitali”
Coordinado da Cinzia Centanni
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“L’uomo del bosco”  Mirko Zilahy
  Sulle prime questo romanzo mi aveva incuriosito e catturato, sia per l’originalità delle due storie, sia per lo stile narrativo che le alternava con ritmo veloce.
Era interessante conoscere i personaggi della famigliola, le dinamiche interne tra loro, così come interessante era capire il tipo di lavoro e progetto che lo scienziato John Glynn stava portando avanti.
Anche la storia del detenuto misteriosamente rimasto in silenzio e “in pace” nella lunghissima detenzione subita, era interessante e idonea a tenere alta l’attenzione del lettore.
Dopo quella prima parte, però, il romanzo prende una piega diversa, dal momento della gita scolastica in poi l’autore sembra andare in confusione e creare confusione in chi legge, ci si trova a perdersi tra le varie storie, di chi è ancora vivo e di chi, invece, sembra vivere solo nella memoria del figlio, per torturarlo in modo ossessivo. Poi si scoprirà, infatti, che il padre dello scienziato non era mai morto e questo, insieme adaltri colpi di scena, rendono il racconto ancor meno verosimile di ciò che poteva apparire all’inizio della lettura.
In sostanza il libro non mi ha entusiasmato e, anzi, mi ha deluso e annoiato.

Corinna Biondi

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Cosa dire di questo lungo e confuso romanzo?
Sembra un patchwork di varie trame che si tengono insieme soltanto per la magia antica ed inossidabile dell’ambientazione e per lo stile serrato e incalzante.
Civita di Bagnoregio, il lago di Bolsena, le Grotte di Castro sono l’unica scelta davvero originale di questo libro: i luoghi degli etruschi, delle anomalie geologiche, della forza magnetica del vulcano che è diventato il lago.
A parte questo fascino, l’impianto narrativo regge fino alle prima parte con le sue 160 pagine e gli spunti che però, nel resto del libro diventano il tentativo confuso di sciogliere un presunto mistero con una scrittura noiosa e dei colpi di scena improbabili e perfino ridicoli.
Tra le pagine più brutte c’è la seduta di rebirthing che dovrebbe inquadrare tutta la vicenda in un miracoloso recupero della memoria di Jhon Glynn, alla quale l’autore affida il compito di tenere in piedi tutto il romanzo.
Da lì si dipanano una serie di piste che in modo inverosimile arrivano alla conclusione confusa e frettolosa nella quale, fra quelli che dovrebbero essere una serie di rivelazioni scoppiettanti, fa anche la ricomparsa lo spettro vivente del “convitato di pietra” di tutto il libro il terribile professor Liam Glynn, padre di John e scienziato ambiguo e a tratti folle: la ricomparsa di personaggi ritenuti morti, del resto, è uno stratagemma che l’autore deve amare molto visto che lo utilizza anche per l’altra protagonista
“occulta” -Naira - la figlia dell’innocente sacrificato in 30 anni di oblio carcerario.
Non mi permetto di esprimere valutazioni sulle intenzioni dell’autore (che attribuisce
all’immaginazione il potere di rendere reale la fantasia mischiando arbitrariamente realtà e fantasia) ma solo la totale critica allo stile narrativo e alla storia raccontata che, alla fine delle 386 pagine, non mi lascia nessuna emozione positiva ma solo una lieve irritazione per il tempo impiegato (inutilmente) nella lettura.

Laura Stopponi