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Libro dal racconto molto drammatico non per la lettura di tutti a parere mio che lascia molto spazio all’immaginazione per certi versi con un racconto pieno di sofferenza,e frasi monotone descrivendo le giornate tutte uguali della medesima protagonista.
Stefano corongiu
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Il tema trattato è attualissimo. Lo stile narrativo misurato, è a tratti lento.
Francesco Nube
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non sono riuscito ad entrare nel libro, a mio avviso troppo confusionario. L’idea era anche buona, mettere a confronto generazioni diverse, ma nella stesura della trama si poteva fare anche meglio.
Matteo Aluigi
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Questo libro mi ha presa sin dalle prime pagine; mi ha tenuta aggrappata, e dopo ogni pagina non vedevo l’ora di girare quella successiva e arrivare in qualche modo a scoprire la storia di Lara, la bambina sul davanzale. Che osserva da lì, come spettatrice inerme e impotente, la vita dei suoi familiari che ironicamente non la possono vedere né sentire (almeno per la maggior parte del libro) e per i quali la vita corre, inesorabile e veloce, verso il declino più nero. Un declino che - nonostante tutto - a Lara in qualche modo "manca", dato che è stata privata delle infinite opportunità che la vita ha da offrire: "Tu che potevi, perché non hai imparato a camminare sui
tacchi alti?(...) Io devo portare per sempre gli stivali di gomma, ma tu potevi imparare a camminare sui tacchi alti". Al di là di questa presenza, il libro mostra il lato peggiore dell’invecchiare e apre una serie di tacite riflessioni sui doveri morali che come persone abbiamo, ad esempio, di provvedere alla futura versione di noi che non sarà in grado di farlo in modo indipendente. Una narrazione angosciosa, crudele, triste, con uno stile immediato e forse per questo così efficace.
Federica Vicinanza
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Non sono riuscita a capire (e l’ho capito sempre meno proseguendo nella lettura) cosa vuole essere questo romanzo per lo stile scelto, l’uso di soprannomi per i personaggi, l’inserimento dell’elemento fantastico, i continui richiami di ogni tipo (ad esempio I Savi di Sion, Nietzsche... che sembrano messi lì solo per stupire, per "fare colpo" e null’altro): una parodia (ma di quanti e quali generi?), una narrazione tragicomica, una specie di Fantasy? Tante esagerazioni, giochi di parola talora ovvi, riferimenti iperbolici a personaggi (frequentemente stereotipato), la cui sorte, nello svolgersi della vicenda, mi ha lasciato indifferente.
Silvia Pettarin
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La bambina sul davanzale è un libro non ricco di sorprese, perché svela seppur sottovoce sin da subito il suo finale. La capacità di trasmettere le emozioni della protagonista ancora bambina, tuttavia, mi ha commosso perché ricorda i sentimenti adolescenziali che un po’ tutti abbiamo vissuto. L’attesa, la scoperta, la rabbia. Una storia breve e commovente che ho apprezzato molto.
Elisa Vitulli
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Dal titolo ci si potrebbe immaginare la bambina sul davanzale intenta a guardare fuori casa. Invece lei guarda dentro, vuole vedere come continua la vita di quella che era la sua famiglia, anzi quello che più le interessa è vedere come finisce la vita. Osserva tutto con distacco, freddezza, consentiti solo a chi non c’é più. In questo romanzo anche il lettore viene giudicato dalla voce fuori campo che è più viva e presente di tutti i protagonisti. Un libro che può far male ma che toglie patine di buonismo su certi falsi equilibri familiari.
Silvia Giuliani
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Storia poco avvincente.
Lucia P.