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"La bella morte" e’ un testo leggibile per un non addetto ai lavori in cui si da una serie di informazioni sulla struttura della RSI,le sue forze armate e di polizia, regolari e non, e sulle principali politiche. In effetti, introduce un punto di vista nuovo, concentrandosi sulle persone e sulla struttura statale e tralasciando la lotta contro lo stato del sud, i partigiani, e le forze alleate. Anche perche’ la tesi che ci propone l’autore e’ che il grosso del lavoro lo facevano comunque i tedeschi: ai fascisti, in sostanza veniva lasciato il lavoro sporco e solo una parvenza di politica.
Nella mia opinione questo testo passa il turno, perche’ in definitiva questo e’ un torneo letterario e alla fine un’opera letteraria deve essere letta. Questo libro si puo’ leggere ed eventualmente regalare. L’opera concorrente e’ un poderoso testo storico, assolutamente interessante, ma e’ un libro da studiare.
Ferdinando De Tomasi
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“La bella morte” di Gianni Oliva è risultato molto scorrevole alla lettura e accattivante. La scrittura è più narrativa che didattica, aspetto che incuriosisce ed invita il lettore a proseguire. Tuttavia, l’utilizzo delle fonti è risultato meno interessante dal punto di vista storiografico rispetto a “Il razzismo del duce”, sebbene l’apparato bibliografico risulti preciso e corposo.
ANNA GIACOMINI
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Cosa successe tra l’arresto di Mussolini e la Liberazione? Ma soprattutto, cosa spinse tanti a sposare la causa della Repubblica Sociale? Con il rigore del racconto storico e il ritmo appassionante del racconto, Gianni Oliva cerca di fare luce su questa parte oscura della storia d’Italia, cercando di capire le motivazioni di chi, spinto da vendetta e infiammato da vent’anni di propaganda fascista scelse la "bella morte". Su tutto spicca la figura tragica di Mussolini, ridotto a un "cadavere animato", a banderuola nelle mani di Hitler e dei suoi gerarchi più estremi, preso in un gioco di potere ormai sfuggito dalle sue mani.
Francesco Cirica
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La storia della RSI raccontata nei minimi dettagli, si dilunga troppo su alcuni particolari rendendo la lettura poco scorrevole. Interessante per un approfondimento della questione dei vinti messa spesso in secondo piano. Bella la storia di Mussolini depresso e senza futuro. Cronologia minuziosa degli accadimenti, ci si perde ci si stanca nella narrazione meticolosa dei fatti è troppo dettagliata. ciò che più mi colpisce è la fragilità psicologica del Duce.
Gennaro D’Agostino
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Libro molto interessante ed equilibrato. Apprezzata molto la posizione mantenuta dall’autore, che, nel descrivere le motivazioni che spinsero i giovani a sposare la causa mussoliniana nonostante la guerra fosse ormai perduta, riesce a rimanere lontano da pregiudizi e banalizzazioni
Alessia Mariotti
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Buona analisi storica sulle tracce di un filone di ricerca molto esplorato.
Si tratta della indagine sulle motivazioni che spinsero diverse migliaia di italiani ad aderire alla Repubblica Sociale nata dalle ceneri del fascismo.
La nascita di quella realtà politica fu favorita e resa possibile dagli alti comandi del terzo Reich che avevano bisogno di una continuità politica con il regime fascista per assecondare la loro occupazione militare del territorio italiano.
A fronte di questo retroterra di strategia militare, suonano ingenue e prive di spessore analitico le motivazioni dei giovani che scelsero di onorare l’alleanza con il regime nazista, seguendo un Mussolini fantasma di se stesso e prigioniero della volontà di Hitler.
Dalle voci dei protagonisti emerge un desolante quadro fatto di esaltazione violenta, mitizzazione del coraggio senza speranza, un malinteso senso dell’onore. Insomma, del disastro pedagogico di vent’anni di retorica fascista da cui i gerarchi si guardarono bene di trarre le estreme conseguenze e di cui restarono vittime i facinorosi, i più sprovveduti e giovani poco più che adolescenti.
Roberto Riccardo