< La bella signora dal soprabito rosso di  Paolo Del Conte (Oltre)

Qui di seguito le recensioni di LaBellaSignoraDalSoprabitoRosso raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Anche in questo caso, si tratta di un caso grave di insufficienza letteraria. Scrittura banale, personaggi costruiti su cliché e una vicenda insipida.
Appena migliore del concorrente

lorenzo sorrentino

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Scrittura accattivante (ho divorato il libro in un sol boccone) che ti fa immergere completamente nella storia di quest’uomo che nell’arco temporale di appena un anno, iniziato da un evento apparentemente fortuito - l’amico dell’amico che gli consente di venire assunto come cronista in un giornale locale, ma che in realta’ si rivela strumentale a coprire la tresca amorosa dell’amico dell’amico con la moglie del direttore costringendolo a dare le dimissioni appunto dopo appena un anno - riesce a rimettere pian piano a posto i cocci di una vita spesa sino a quel momento ‘alla giornata’, una vita fatta di incontri labili, incapaci di lasciare il segno , e che gli e’ costata anche la fine di una lunga storia d’amore.
Un’ esperienza lavorativa in cui ha la fortuna di incrociare “Riccioli bianchi’ , il mentore con cui per la prima volta riesce a creare un legame non piu’ effimero ma destinato a durare nel tempo, il maestro che contribuisce a far si che egli riesca a delineare un’identita’ non solo professionale che finalmente sente propria e che gli consentira’, ‘ora che e’ diventato grande’, di affrontare con una nuova consapevolezza di se stesso, il futuro e le difficolta’ del percorso .

Tiziana T.

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La bella signora
dal soprabito rosso
La bella signora
dal soprabito rosso
La Bella Signora dal soprabito rosso, Paolo Del Conte.
Una storia qualunque, anonima proprio nel senso che non si conoscono i nomi dei personaggi. Ma servono forse a qualcosa i nomi? In fondo vi è sempre un tratto, un comportamento o un modo di parlare che bastano a connotare una persona, meglio e più profondamente del nome che le è capitato di portare. Questo romanzo racconta una storia qualunque: la storia di un giovane che trova fortunosamente un lavoro in un giornale, il lavoro che ha sempre desiderato. Tuttavia il giovane protagonista si accorge ben presto quanta fatica è necessaria per poter trovare il proprio spazio (la sezione necrologi, effettivamente, appare a chiunque un po’ svilente) e soprattutto il proprio stile, anche in un lavoro che piace. E sarà un caso sfortunato, la passioncella della moglie del direttore per il nuovo arrivato (la signora dal soprabito rosso), a favorire l’ascesa del giovane nella rivista. Sotto la guida del Lungo-Testa Bianca, un mentore che ammonisce ed esorta, il protagonista riesce a trovare il suo stile di racconto per la cronaca. Una serie di vicissitudini, insieme a un amore concluso (ma non dimenticato), porteranno il protagonista a trovarsi un anno dopo al punto di partenza: in cerca di lavoro, con una meritata lettera di raccomandazione in tasca. Tuttavia il tempo non passa invano: “devo solo continuare a essere me stesso”. Con queste parole si conclude il romanzo di Paolo Dal Conte: effettivamente la nostra vita, la vita di ciascuno di noi, è uno strenuo sforzo di conoscenza di quel mistero che ciascuno di noi è di fronte a se stesso e in cui “gli altri” sono occasioni di apertura di fulminei orizzonti.

Natalìa Gaboardi

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Circolo dei lettori
di Milano 2 “Lettori temerari”
coordinato da Patrizia Ferragina
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Il giovane giornalista che fino a quel momento della sua vita si è arrabattato tra mille lavori ed espedienti, grazie alla raccomandazione dell’"amico dell’amico" viene assunto, in prova, presso un quotidiano di provincia. Partendo dai necrologi e dalle notiziole di scarso spessore, comincia a costruirsi un proprio spazio, andando alla ricerca di notizie-bomba e ricamandoci sopra veri e propri racconti noir. Dalla rapina finita male al Babbo Natale impazzito fino ad arrivare al taxista psicologo, le narrazioni del giornalista in erba vengono catalogate nella rubrica "Fuori servizio" e costituiscono veri e propri micro-racconti all’interno della macro-storia. La bella Signora dal soprabito rosso altri non è che la moglie del capo, insoddisfatta e inquieta, alla ricerca di "compagnia" proprio dal giovane neo-assunto, che certamente non la asseconda, ma che non è del tutto esente dagli sguardi maliziosi e ammiccanti del resto della redazione. Racconto accattivante, buona e scorrevole la narrazione, ottima l’idea del "racconto nel racconto" che sfalsa continuamente i piani e tiene legati a doppio filo alla lettura. Ma, ahimé, il romanzo contrapposto, "E poi saremo salvi" è di una tale potenza evocativa e di una tale maestrìa, che non ho potuto fare a meno di preferirlo a questo. Mi dispiace.

Nicoletta Romanelli

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Una storia abbastanza profetica questa di A. Carati, o forse semplicemente attenta nel cogliere segnali di pericolo e nel mostrarci quanto fosse fragile e non definitiva la nostra convinzione di vivere in un mondo, il nostro pezzo di mondo, per sempre in pace. Una storia particolarmente "sul pezzo" in questi giorni di guerra, in cui ci si dilania tra chi, memore forse di più o meno recenti e/o lontani "postumi" traumatici di altre guerre, non si rassegna a ad affidare alle armi la sola e ultima parola per risolvere le sorti del conflitto e chi invece è pronto da subito a "mettersi l’elmetto". Perché la guerra in realtà ci mette tanto, tanto tempo a finire davvero e forse per qualcuno non finisce mai. Forse quindi al titolo di questo romanzo, così intriso di realtà e di storia, bisognerebbe aggiungere un punto interrogativo, perché non è davvero sicuro che "poi saremo salvi", anche quando la vita fisica viene risparmiata. Quella che ci viene raccontata è una storia di vite spezzate e lanciate altrove. Vite lacerate dall’esterno dalla guerra e dai suoi orrori che si abbattono sui protagonisti anche quando si trovano ormai a distanza di sicurezza dalle zone del conflitto e che li rendono per sempre individui a metà,  esuli per sempre. E lacerate anche dall’interno, perché i legami familiari non reggono all’urto dello spaesamento,  dello sradicamento, della nostalgia, e fanno deragliare i membri della famiglia di Aida in direzioni diverse. Una storia con due focus quindi. Uno storico-politico che ci riporta al dramma della guerra di Bosnia del 1992, così tragicamente sbalzata al nostro presente da questa guerra in Ucraina. L’altro, quello relazionale e psicologico che ci fa assistere non solo all’esplodere di conflitti e rotture all’interno della famiglia che, ad esempio, porteranno addirittura Aida, la giovane protagonista, a ripudiare un padre e una madre ritenuti incapaci di amore, ma che ci porta anche dentro il grave disagio psichico del fratello Ibro, l’anello decisamente più fragile di questa catena di disperazioni. Una storia permeata dal dolore quindi, che Carati sa raccontarci con una voce di verità, con un ritmo potente e incalzante e senza concessioni stilistiche inappropriate, capace non solo di coinvolgere emotivamente ma anche di indurre a riflessioni più razionali sulla insensatezza delle ragioni della guerra.

Patrizia Romano

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La trama di “La bella signora dal soprabito rosso” ruota attorno intorno alla ricerca affannosa di notizie interessanti da approfondire da parte di un neo giornalista, coinvolto dai pettegolezzi della redazione attorno alla moglie del capo, la “bella signora dal soprabito rosso”. Lo stile narrativo permette l’inserimento di alcune brevi storie che creano una mattinata all’interno del romanzo. La leggerezza del personaggio principale, che non svela il suo nome, rende la narrazione scorrevole ma l’assenza di nomi rende più difficile per il lettore calarsi nella lettura, anche se piccole descrizioni di particolari di ogni personaggio aiutano l’immaginazione.

Francesca Donato