< La biblioteca dei sussurri di  Desy Icardi (Fazi)

Qui di seguito le recensioni di LaBibliotecaDeiSussurri raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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La storia inizia a Torino in una casa sulla riva della Dora dove “Dorina” degli spifferi ospita le due nipoti, Maddalena e Bianca, con familiari al seguito,tra cui la protagonista, Dora , figlia di Bianca e Luciano. Dorina ha un dono particolare:riesce a sentire i lamenti delle case,ma non è l’unica, infatti anche la piccola Dora riesce a sentire i “Sussurri”,particolare che condizionerà la sua esistenza. Il romanzo descrive l’ambiente e costumi (siamo all’inizio degli anni settanta) e con analisi non propriamente rigorosa accompagna la crescita di Dora tra intrighi familiari e conoscenze particolari (Avv. Ferro), fino all’adolescenza in Svizzera,dove suo padre ha dovuto emigrare per necessità, e luogo predestinato al primo amore. Ma è il rapporto simbiotico tra Dorina e Dora il vero fulcro portante del romanzo che, con una prosa minimale e lineare,riesce a rappresentare il travaglio del tempo e dei luoghi,per starci a ricordare che per vivere il tempo presente a volte siamo costretti ad annullare quello passato. Se posso permettermi,voto 5+.

Marzio Stornelli

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Disturbante fin dal titolo. Melenso. Genere letterario (?) che gode favore di questi tempi, ma, personalmente, non apprezzo.

Giovanna

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La biblioteca dei sussurri
Mi è piaciuto da 1 a 10 direi 7
Il romanzo è ambientato per la maggior parte a Torino. Siamo all’inizio degli anni ’60 in una casa adagiata di fianco al fiume Dora abitata da una famiglia allargata, composta da una anziana zia e da due giovani coppie entrambe con un figlio.
La storia ripercorre le vicende personali dei vari protagonisti, ma è incentrata in particolare sulle figure della anziana zia e della giovane pronipote.
Inizialmente la vicenda mi ha fatto pensare al romanzo di Michela Murgia Accabadora per la presenza dei poteri femminili del “sentire”
Leggendolo però ho scoperto un romanzo meno malinconico di quello che mi aspettavo dalle prime pagine, un romanzo che esalta la famiglia ed i legami famigliari, forse anche troppo.
Ho trovato il personaggio dell’avvocato un tantino ridondante, il segreto legato al “sentire” della bambina lo consola e lo porta ad una verità tanto desiderata ed anelata, ed in questo ho trovato addirittura tenera la sua figura.
Nel tempo però le lettere si fanno via via più improbabili ed anche una mente brillante come quella dell’avvocato non avrebbe potuto azzeccare meglio gli stati d’animo della sua giovane amica.
Ahimè la teoria secondo la quale: Noi lettori, come già ho avuto modo di dirti, abbiamo la possibilità di avvantaggiarci delle esperienze dei personaggi che abbiamo incontrato tra le pagine dei libri, fanne dunque tesoro.
Non mi trova d’accordo, poiché non sempre leggendo riusciamo a trovare tutte le risposte ai nostri perché.
La prozia è un personaggio di grande impatto, non è possibile non amarne la benevolenza ed i tratti decisamente anticonformisti, la scena teatrale della sua morte la rende un personaggio ancor più mitico.
L’amore per la sua casa ma al contempo la capacità di sapersene staccare al momento giusto rendono maggiore saggezza alla sua figura.
Il messaggio del libro è forse questo? La nascita di Dora come la reincarnazione della sua bambina mai nata? Forse per questo la piccola eredita la capacità del “sentire”…
A mio parere è come se Il finale diventasse frettoloso. Questo non mi è piaciuto e poi lascia sperare in un finale un po’ troppo a lieto fine, un lieto fine quasi piatto che non mi ha convinto.
Per il resto l’ho trovato fluido, mai lento, scritto comunque con garbo soprattutto mi sono piaciuti i colloqui tra i personaggi molto naturali, ben descritti e comprensibili.
Anche la storia in sé mi è piaciuta, perché è una storia di famiglia.

Palma Ranzo

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Libro molto coinvolgente con un pizzico di magia. La voce narrante è di Dora, una bambina che vive a Torino in una casa molto particolare, vicino al fiume omonimo, insieme ad una famiglia un po’ particolare. Dora ha lo stesso dono della prozia Dorina di sentire i sussurri delle anime che, per varii motivi, non hanno ancora voluto o potuto lasciare questa terra. Nella prima parte del libro l’udito è molto importante, ci sono sempre rumori, della casa, delle persone, del fiume (interlocutore privilegiato dei membri di questa strana famiglia, che allo stesso confidano gioie e pene), sussurri delle anime in pena. Ma un evento tragico, la morte dello zio, riporta ovunque il silenzio e con esso sorprese e cambiamenti per i membri rimasti. La piccola Dora cerca di reagire e con la scoperta del nuovo mondo della Biblioteca trova nuovi interessi e soprattutto un amico sincero, un mentore, nel Lettore centenario, figura mitica e stimata da tutti nel particolare mondo dei libri in prestito. Proprio lì Dora sente i sussurri felici delle anime che restano ancora in questo spazio da loro tanto amato. Vi è poi un cambio di scenario e dita per i membri rimasti ed ora cala il silenzio è la vita di Dora si fa più grigia. Non vi è più la magia della vecchia casa. In Svizzera, dove si sono trasferiti Dora ed i genitori, tutto è più grigio, elegante ma freddo. Alla fine però una scelta inaspettata della protagonista riporta la magia. Si riallacciano i rapporti con Dorina e col cugino Fulvio ed il cerchio si chiude.
Un libro che cattura e coinvolge, riaffermando il potere dei libri (interessanti i consigli di lettura del vecchio mentore alla giovane adepta nel suo cammino di crescita). Personaggi memorabili, in particolare modo l’avvocato, mentore che ogni amante dei libri vorrebbe al suo fianco. Con rimpianto si termina questo bellissimo libro.

Debora D’Ercole

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La narrazione scorre in modo fluido e coinvolgente ripercorrendo la vita di una bambina degli anni ’70 con il dono di percepire “gli spifferi”, ossia presenze ultraterrene che rimangono ancorate nei luoghi della vita di tutti i giorni. Tale particolare abilità si interseca con le vicissitudini della vita della piccola, in una rumorosa casa affacciata sulla Dora, il fiume di Torino, in una famiglia allargata di cui fanno pare i giovani genitori della protagonista, gli zii, il cugino e la prozia.
Quest’ultima, anch’essa portatrice del “dono”, nonché del nome della bambina e del fiume (Dora, per l’appunto), e guida spirituale della bambina, viene spesso chiamata dagli abitanti della città per risolvere il problema delle case “lamentose”, case con spifferi dove la donna percepisce presenze non umane ma altrettanto reali e fornice consigli per calmarle.
La protagonista, che accompagna spesso la prozia nelle sue visite alle case lamentose, avrà modo di scoprire con sorpresa che gli spifferi sono presenti anche nella biblioteca della propria città, ove però non appaiono lamentosi come quelli presenti nelle case, ma felici, grazie alle letture dei libri tanto amati in vita, capaci di ancorare queste presenze alla realtà anche dopo il trapasso.
Grazie ai libri, e con la guida di un lettore centenario capace di consigliarle letture adatte alla sua età, la bambina riesce a far tacere la propria percezione delle presenze, e anche la voce di Dora, il fiume, che l’aveva attirata ad unirsi al suo perpetuo scorrere, gettandosi dalla finestra della propria cameretta.
Introspezione e vicende del mondo reale si intersecano in modo non sempre distinguibile nella narrazione in prima persona di una bambina di sei anni, in una lettura gradevole e fluida, molto descrittiva dell’animo umano e coivolgente.

Sara Volpini

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Il romanzo non mi ha mai coinvolto emotivamente. L’ho trovato anche abbastanza scontato nella trama. Gli adulti visti dalla bambina protagonista sono disegnati schematicamente. La personalità dei genitori è quasi assente come pure quella dello zio e del cugino. La zia malata si vede per poche pagine, e poi scompare. I due vecchi hanno una funzione consolatoria per la bambina, sono coloro che hanno le chiavi per interpretare la realtà. Conoscono sempre la verità e non sbagliano mai. L’autrice forse pensa che il lettore senta il bisogno continuo di rassicurazione come un bambino che deve essere guidato nella scelta delle sue letture (che noia i consigli del vecchio barbogio). Il narrare onirico/paranormale è fiacco e inutile a mio parere. Forse perchè Torino ha una tradizione riconosciuta nell’esercizio della magia, l’autrice ce lo ricorda continuamente rendendo poco agile il racconto. Poi questi fantasmi "casalinghi" sono usati per arredare un ambiente che dovrebbe richiamare alla memoria le vecchie case, i vecchi mobili, la nostalgia di Carosello e degli sceneggiati della Rai. L’autrice vorrebbe far vibrare le corde della nostalgia ma il risultato per quanto mi riguarda è stato di irritazione, perchè nella lettura cerco punti di vista che mi spiazzino e mi facciano pensare, non rassicurazioni a buon mercato (e anche un po’ usurate). Ho 5 anni in meno rispetto a Dora, e non ho vissuto a Torino, ma gli anni ’70 me li ricordo bene perchè ogni sera al TG si sentivano notizie di morti ammazzati, di scioperi, manganellate, di attentati, di sequestri di persona etc...Senza contare poi la piaga dell’eroina che portava via 3 o 4 giovani ogni anno al mio paese. Torino era l’epicentro di questo mondo ribollente, purtroppo l’autrice non se n’è accorta oppure pensa che al lettore queste cose risultino sgradite. Se è così ha dimostrato poco coraggio.

Enrico Zanchetta

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Un libro che parla di libri e lettori, una storia di formazione dal ritmo piacevole e dalla scrittura elegante.
I sussurri (ma anche i lamenti, i rumori e i suoni in generale) che da sempre accompagnano Dora si contrappongono in maniera dicotomica al silenzio, che fa la prima comparsa dopo un lutto familiare. Solo in biblioteca, e grazie al “lettore centenario”, Dora imparerà a

 farsi strada tra i suoni (e i silenzi) della vita.

«Il rumore, specie quello delle amate voci dei nostri familiari, ci protegge da noi stessi, ci fa schermo dalle brutture che si celano nella nostra mente; ma il silenzio non è che un contenitore vuoto che sta a te riempire. Molti saggi hanno sostenuto che per trovare la pace sia necessario fare silenzio dentro di sé, ebbene io sostengo invece che sia meglio cercare un nostro suono. Un suono piacevole, in grado di darci pace e conforto. Io questo suono l’ho trovato nei libri […]».

Yelena Fioretti

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SUSSURI, VOCI, GRIDA, SILENZI.
UNA LETTURA DAI MOLTI SUONI.
BEL ROMANZO DI FORMAZIONE, BELLA SCRITTURA, DELICATO. UN’AUTRICE ITALIANA DA TENERE IN CONSIDERAZIONE.

Simona tegardi

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Chi legge afferma sempre che la lettura salva, aiuta a crescere, a cambiare, a conoscere il mondo: il romanzo di Desy Icardi ci insegna proprio questo.
"La biblioteca dei sussurri" è un romanzo di formazione sul potere dei libri e delle storie, su una ragazzina che impara a destreggiarsi tra le pieghe dell’esistenza grazia alla carta e all’inchiostro.

Gloria Galantino