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Titolo azzeccatissimo. Proprio come carezze arrivano i ricordi raccontati da Verdone nel suo libro, che è una raccolta di istantanee tratte dalla scatola della memoria. Sedici capitoli, ciascuno aperto da una fotografia in bianco e nero, in cui ritroviamo il Carlo bambino a bordo della 1100 Fiat del padre Mario, il Carlo adolescente alle prese con la prima cotta, per una giovane prostituta, e poi i primi passi della sua carriera a Torino con No Stop insieme a colleghi come Francesco Nuti, I Gatti di Vicolo Miracoli, Troisi, e ancora i figli, la passione condivisa per la musica, i nipoti e l’amore del pubblico, a volte invadente, nei suoi confronti. Uno scrittura che scivola tra storie che commuovono, come quella dell’anziana signora Stella, malata terminale a cui regala un ultimo momento di gioia con un incontro a sorpresa, o che divertono come quella del controllore, colto da malore, che durante un viaggio in treno Verdone soccorre diagnosticandogli, e sedando con un calmante, un attacco di panico o come quella dei coloriti personaggi che frequentavano le bische clandestine dove da ragazzo con i suoi amici giocava a flipper. Emerge una Roma fatta di un’umanità variegata che Verdone dimostra di conoscere bene e che ha restituito nei suoi tanti personaggi. Si conferma un Verdone ironico ma poetico, che sa guardare le persone e le nuvole. Un amarcord delicato e struggente capace di regalarci più di un sorriso.
Maria Rolli
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Quasi un romanzo, questo saggio biografico mi ha catturato fin dalle prime pagine e non sono riuscita a smettere di leggerlo. Questo è l’unico motivo per cui lo voto come preferito.
Sara Palmonari
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confesso in via preliminare un personale conflitto di interessi: ho vissuto a Roma i primi vent’anni della mia vita e ne ho amato e ne amo la bellezza dei monumenti, dei ruderi, delle stradine, dei vicoli, dei cortili ormai ora diventati inaccessibili, degli alberi e delle ville; per molti anni quasi ogni giorno sfioravo senza saperlo nel mio percorso verso ponte Sisto la casa del lungotevere dove abitava Verdone e che ci ha rievocato nel suo libro del 2012, La casa sopra i portici e, all’epoca era ancora un perfetto sconosciuto. Nel tempo ho visto e apprezzato tutti suoi film. Naturalmente , quindi, la mia attenzione si è rivolta alla carezza della memoria e , quando nelle prime pagine ho trovato un accenno a villa Sciarra, cara ai giochi e alle foto della mia infanzia, ho avuto un tuffo al cuore pensando anche alla situazione di abbandono attuale, secondo alcuni dovuta alla comproprietà tra Comune e Stato e che impedirebbe da decenni un progetto condiviso di ripristino.
Ho però considerato il libro non come un libro di ricordi, ma come un insieme di racconti. Tra questi, mi sono particolarmente piaciuti la vicenda del promotore finanziario che utilizza il treno ad alta velocità come vetrina fasulla ad alta voce con clienti inesistenti per illustrare la sua importanza e competenza e quella dell’intervento di pronto soccorso al capotreno il cui malore aveva bloccato la marcia del treno. Bello, anche se fosse inventato l’omaggio a Giulia quando da figlia bambina affettuosamente si comporta come una perfetta manager in erba.
Maurizio Donnini
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Episodi e aneddoti sparsi della vita di Carlo Verdone. Premesso che credo di aver visto tutti o quasi i film del suddetto, perché mi è simpatico e trovo che faccia commedie mai volgari e ben scritte e recitate, questo libro mi sembra scritto bene ma con stile da tema scolastico che prenderebbe un bel voto. Traspare come anche dai suoi film un fondo di tenera malinconia e di affetto per le persone.
Carmelo De Rosa
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La carezza della memoria di Carlo Verdone è un libro piacevole, simpatico, a volte un po’ autoreferenziale, ma che con la sua leggerezza rilassa il lettore.
Verdone racconta un po’ di aneddoti simpatici avvenuti durante la sua carriera, dagli inizi ai momenti più recenti, con un focus sulla sua famiglia, a partire dal papà Mario, con cui si sente ancora il forte legame d’amore e di stima. Molto sentito da parte del famoso attore il capitolo sulla ricerca delle origini del nonno Oreste da parte di suo padre.
Andrea Antinucci
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Forse per Verdone la scrittura non è l’arte più adatta al proprio estro. Riesce comunque a trasmettere empatia in buona dose, come fa sempre nei suoi film
danilo antolini
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Il valore immenso dei ricordi “perché sono l’unica prova che ho vissuto e che non sono solo esistito” è lo spunto scelto per mostrare, in una forma più intima e meditata, ancora e sempre quel Carlo che abbiamo imparato a conoscere e ad amare film dopo film, intervista dopo intervista e con il quale siamo cresciuti, che ci ha fatto divertire immensamente con storie e personaggi indimenticabili.
L’alchimia magica del Verdone regista la ritroviamo anche nelle diverse storie presenti nel volume in cui l’atmosfera, inevitabilmente incline alla nostalgia e in qualche caso alla malinconia, si stempera all’ improvviso in una situazione dai risvolti comici e ci strappa un sorriso.
Alla radice di tutto è la capacità di guardare con interesse agli altri con lo sguardo attento del cacciatore di storie, di espressioni, di emozioni con un vero coinvolgimento emotivo, senza forzature. Questa sensibilità e partecipazione alla vita degli altri con leggerezza, con rispetto infinito e con una dolce ironia è la vera forza dell’uomo e dello scrittore.
Il gioco dei ricordi che nascono da una vecchia foto, da un libro, da un incontro, da una musica o che sono legati a un colore, traccia in controluce l’arco della vita, ne rivaluta gli orizzonti di senso e ci parla della tendenza, latente in ciascuno di noi, a ridare un senso al passato, alle esperienze che sono state fatte in passato e a non lasciarle morire.
Per Verdone l’immagine del passato è una carezza per l’anima, lo aiuta a comprendere di aver vissuto nello stupore continuo e con tante passioni, trasmesse e condivise, senza le quali una vita è assai triste, se non inutile.
Grazie Carlo, stavolta ci hai fatto scendere pure la lacrimuccia ma è stato comunque un sacco bello.
BENIAMINA VIOLA
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Avevo già sentito alcuni degli episodi che Carlo Verdone racconta nel libro , scritto durante il periodo del Covid, ma leggerli è stato ancora una volta divertente ( come l’episodio dell’elefante al circo) ed emozionante ( come il rapporto con il figlio Paolo). Il libro è una interessante , divertente e a tratti riflessiva descrizione di alcuni episodi della vita di Verdone , noto ai più ma che in questo libro si svela e rivela anche ad esempio aspetti dei suoi esordi che mostrano la fatica e le difficoltà incontrate perché senza impegno e studio niente è dovuto. Dal rapporto con i genitori a quello con i figli , dall’amore per la musica e per il cinema e il teatro , Carlo Verdone ci permette di entrare nella sua vita e vederlo non più e non solo come un attore e registra molto bravo ma come un figlio e un padre molto sensibile ed attento.
Verushka Luciano
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Non seguitelo, neppure lui lo vuole. Alberto Sordi un grande attore? Una comparsa fortunata. Lui è Carlo Verdone, uno che ha scolpito la brutta Italia, e pure è stato pagato. Che scriva di carezze è un insulto.