< La cena della verità di  Annalisa Consolo (Ares)

Qui di seguito le recensioni di LaCenaDelleVerita raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Un romanzo dal tocco misterioso ma purtroppo il "giallo" non coinvolge. Scrittura piacevole e scorrevole ma trama che si inceppa.

Marina Vecchietti

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Una tranquilla cena tra amici, con un lungo passato di relazioni e di non detto, si trasforma negli attacchi verbali, nelle rivelazioni, negli insulti dai toni tragicomici e esasperati che portano tutto il gruppo in caserma dove viene interrogato riguardo ai fatti in cui sono stati coinvolti. La vicenda, allora, viene ricostruita, come con in un mosaico, attraverso le testimonianze dei singoli personaggi, sottoposti ad interrogatorio dai rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri: a turno, ognuno, in prima persona, racconta qualcosa di sé e degli altri, ognuno racconta la sua parte di verità. E’ la rappresentazione - attraverso dialoghi tragicomici, divertenti ma che rivelano serie verità delle relazioni umane e di ciò che gli esseri umani possono rivelare o nascondere nel confronto con gli altri, siano essi amici o partner.
Emergono le fragilità con cui ognuno di essi cerca di convivere: la mancanza di dialogo con il partner, il senso di frustrazione di chi ha deciso di rinunciare a mettersi in gioco nella vita e di chi cerca di superare tale sentimento col tradimento, il sentirsi prigionieri dentro un rigido ruolo nella coppia Le confessioni produrranno, in ogni personaggio, una riflessione, in qualche modo, salutare riguardo i propri tratti caratteriali e il proprio modo di relazionarsi con partner e amici; ognuno di loro tenterà di aprirsi al dialogo per cercare di ricomporre le complicate relazioni stabilite con gli altri. E in questa presa di coscienza e comprensione di sé, dei tratti del proprio carattere compreso quella dei propri limiti - sarà coinvolto anche il capitano dei carabinieri che rifletterà con particolare attenzione sul suo rapporto con la moglie.

Raffaella Cammarano

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Un libro molto gradevole, sembra la scenografia di una piece teatrale. Come tale ha un linguaggio vivace, spesso cinico e ironico, quando non comico. L’autrice ci presenta   questo racconto, apparentemente   una   commedia, in   maniera   mai banale. Viene messa sotto la lente d’ingrandimento la vita di coppia di quattro coppie, ognuna con il suo bagaglio di rappresentatività. Ognuna di loro ha una immagine esteriore e una nascosta, poco accessibile, che a poco a poco viene
tirata a galla. Ed è con questa seconda veste, con il proprio irrisolto, che i personaggi del racconto si misurano, ognuno verso tutti gli altri. In un crescendo di colpi di scena e di sbigottimento da parte del lettore/spettatore, le verità che affiorano si propagano in modo contagioso. Viene fuori che i personaggi, molto ben delineati, hanno la voglia e/o la necessità di rimettersi in gioco.    
Viene fuori che le verità non sono mai assolute, che la ragione non sta mai da una sola parte e che l’imperscrutabilità dell’animo umano rende molto scivoloso il campo del giudizio, soprattutto quando si parla di vita di coppia.

Amina Vocaturo

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Una indagine sulle dinamiche dei legami di coppia, l’amore e il tradimento con l’espediente, molto sfruttato da letteratura e cinema, della cena tra presunti “grandi amici”. La cosa più ironica e innovativa è che qui l’indagine è affidata direttamente ai carabinieri, tanto per stare ai fatti. In realtà neanche quelli verranno ben chiariti perché la verità, narrata dai personaggi, è sempre parziale. Ma il racconto non sorprende, né per struttura, né per il linguaggio, colloquiale e convenzionale.  Un impianto teatrale (anziché da fiction) ben curato, avrebbe reso il romanzo più accattivante. La generazione dei trentenni offre sinceramente più ampi spunti narrativi.

Alfredo Menichelli