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Sul piano dell’idea drammaturgica rilevo l’interessante riscrittura in chiave romanzata delle vicende a contorno della fondazione dell’Urbe, condotta con grande profusione di riferimenti geografici e storiografici che aiutano il lettore a collocarsi nello spazio e nel tempo e ne sostengono il focus.
L’intreccio è ben congegnato, serrato, bulimico di azioni, sostenuto da continui spostamenti di luogo e flashback impliciti e manifesti, ossessionato dal mettere al corrente il lettore dei rivoli narrativi antecedenti.
La platea nutrita di personaggi mostra temperamenti ed aspirazioni coerenti con i propri ruoli all’interno dell’arco narrativo; ciò non di meno le caratterizzazioni sotto il profilo psicologico peccano talvolta di tridimensionalità e scadono a tratti nella stereotipia: ne sortisce la prevedibilità di scelte ed azioni, con disappunto del lettore.
Il lessico è monolitico, gravitante attorno alle tonalità semantiche del belligerante e del truculento, eccessivamente compiaciuto nell’esposizione dettagliata del dolore fisico e spirituale, nonché dei moti più turpi dell’animo, aspetto questo solo in parte giustificabile con la materia del narrare ma che in tutta franchezza non ho trovato di mio particolare gradimento.
Nel complesso la valutazione della presente Opera è sufficiente, pur con un deciso plauso all’originalità dell’ideazione e della trasposizione letteraria.
Dario Filardo
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Ho smesso di leggerlo dopo appena 25 pagine. Troppo "fantasy" per i miei gusti. Troppo prolisso nelle descrizioni e sinceramente stancante, non riuscivo a tenere il filo della storia.
Non mi ha catturato per nulla.
Giuseppe Di Donato
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Elena Cristina Grassi
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Questo romanzo mi è molto piaciuto per due motivi:
1) È una libera
rivisatazione della fondazione di ROMA , dove i due fondatori a noi noti
come Romolo e Remo, allevati da una lupa ( come da leggenda) , qui
diventano
Yemos e Wiros , fratelli di latte , ma allevati e cresciuti
da genti chiamate Lupi perché si muovevano e si atteggiavano a lupi per
forza e usanze ( quella di mangiare il cuore dei nemici uccisi in
battaglia per prenderne la forza)
Naturalmente non sono ben visti
dalle altre popolazioni e quindi non accettati e considerati barbari per
le loro usanze e religione , diversa dalla loro. 2) la trama del
romanzo è sostanzialmente, la ricerca della pace , attraverso trattati e
dialoghi tra le parti avverse , ma, come spesso succede, la politica
gioca brutti scherzi, maneggiando le persone e violando gli accordi
presi.
L’autore , a mio avviso, ha voluto scrivere di un argomento a noi purtroppo noto , le guerre in corso .
Come sarebbe bello poter vivere in pace , salvaguardando la natura e rispettarci in modo reciproco.
La scrittura è scorrevole e avvincente.
Angela Merlo
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Una rivisitazione in versione fantasy epica della storia delle Terre dei Trenta nel VIII secolo aC e delle origini di Roma. Certamente coinvolgente, ma forte e cruda nei toni e nelle descrizioni degli eventi. Una storia di dolore, di sangue, di crudeltà, e conflitti che nascono da menzogne e verità nascoste, e dallo scontro tra diverse culture e diverse credenze, eventi di cui è fatta la storia dell’uomo.
Cecilia Sarto