* * *
Toccante testimonianza della esperienza della senatrice Liliana Segre, dalla sua prima infanzia fino ai giorni nostri. La testimonianza, in forma di intervista di stampo giornaistico, ci restituisce sotto forma di dialogo la vicenda dolorosa della signora Segre, che ci apre il suo cuore e ci rende partecipi delle sue sofferenze fisiche e psicologiche. Il dott. Colombo commenta con chiari riferimenti storici e giuridici riportando testi interi delle leggi e dei regolamenti dell’epoca, proprio per non lasciare spazio a nessun tipo di interpretazione personale. La narrazione e’ volutamente intimista, dalle parole scritte arriva la sua voce, e’ come se leggendo si avvertisse la sua presenza fisica, il che rende tutto emotivamente coinvolgente. Colombo ha fatto un ottimo lavoro di trasposizione, rimanendo nel suo ruolo di "ascoltatore" e commentatore esperto, lasciando alla signora Segre la liberta’ di raccontare se stessa e di riempire lo spazio narrativo.
Gabriella Rufi
* * *
Un saggio ben pensato, ben scritto. La ricchezza della documentazione e la precisione con cui si citano le fonti rassicura il lettore sull’oggettività di quanto si sta per raccontare. Gli eventi, poi, descritti in modo così chiaro suggeriscono, apertamente, una nuova rilettura sui fatti del colonialismo che, a questo punto delle cose del mondo, sarebbe bene rimandare a memoria.
Jessica Benfatto
* * *
Il libro di Gherardo Colombo e Liliana Segre ci riporta ancora una volta se ce ne fosse bisogno (e ce ne senz’altro bisogno) sul tema delle leggi razziali. Con una testimone vivente, Liliana, che ci parla della sua famiglia, di cosa è stata la sua vita di bambina in un dialogo semplice, adatto a tutti, per capire, per non dimenticare quegli anni. Quei bambini, quegli innocenti già con il peccato di essere nati.
claudio thione
* * *
Anche questo libro mi è piaciuto. Nonostante le testimonianze sull’olocausto siano ormai tantissime e l’approccio ad un nuovo libro sull’argomento non generi nel lettore grandi aspettative, tuttavia Liliana Segre si fa leggere volentieri e questo non è solo un libro sull’olocausto.
Sicuramente il titolo è la sintesi perfetta della prima parte del libro, poi la voce di Gherardo Colombo, contribuisce a spezzare il ritmo di una narrazione drammatica inquadrandola con prcisazioni storico-giuridiche o magari alleggerendo il racconto con domande di tipo più personale. In più la seconda parte del libro si concentra sul reinserimento nella nuova società Italiana dei protagonisti di esperienze così drammatiche ponendo l’accento sulla nostra Costituzione e su come la sua attuazione sia stata (ed in parte sia ancora) faticosa.
Molto interessante inoltre la citazione dell’esperienza di Rondine, di cui non avevo mai sentito parlare.
Loredana Rottino
* * *
La colpa di esistere
Libro letto tutto d’un fiato. Il dialogo semplice, nitido, efficace ha ricostruito la tragedia e la crudeltà delle leggi razziali. Domanda fondamentale: ma queste leggi razziali hanno creato un pregiudizio o hanno interpretato un pregiudizio latente che già esisteva? Il pregiudizio è stato accolto. Come mai?
Il libro ci dà molte risposte e ci fa molto riflettere.
Le leggi razziali, la conseguente deportazione, gli anni trascorsi nel campo di concentramento puntavano alla disumanizzazione e morte. Ma questo programma non trova compimento nel suo scopo di demolire l’identità personale, l’appartenenza, le radici della cultura di cui si fa parte. Dopo l’orrore la vita con tutte le difficoltà immaginabili riprende e si affermano grandi valori: uscire dal guscio protettivo della indifferenza e farla cessare il messaggio. Nel 05/06/2019 l’ istituita Commissione contro l’odio testimonia che è diventato un impegno istituzionale la lotta contro la discriminazione. La pari dignità di qualunque persona e l’etica della responsabilità emergono con grande forza, come frutto di un passato abominevole.
emira cupido
* * *
Un libro da leggere tutto d’un fiato. Un libro profondo, mai banale. Un libro che tutti dovrebbero leggere.
Dall’intensa intervista di Gherardo Colombo a Liliana Segre emerge tutto il dolore ma soprattutto la dignità di una donna che da bambina ha subito sulla propria pelle cosa significhi diventare invisibili, essere trasformati “in un corpo estraneo alla società”. In una sola parola: cosa voglia dire la parola ‘male’. Credo che questo libro restituisca in parte - perché chi non ha vissuto un’esperienza come quella della deportazione non può capirla fino in fondo, per quanto possa partecipare al dolore dei testimoni - quel “non-mondo che nessuno di noi ha mai saputo comunicare” cui fa riferimento Segre.
Paola Giordano
* * *
Buonasera
Cosa dire leggere studiare, capire la storia ci dovrebbe insegnare a non fare i medesimi errori e invece tutto si ripete. Ripetitiva ha ragione
Ho pianto tanto
Luisa
* * *
La vicenda umana e professionale di Michele Albanese dedicata a combattere la cultura mafiosa, a spronare la rivoluzione delle coscienze per sconfiggere il fenomeno mafioso e per liberare la gente dal condizionamento del bisogno affrancandosi dal dominio di una cultura intrisa di subalternità.
Giusi Pancaldo
* * *
Interessante intervista tra Liliana Segre e Gherardo Colombo che da vita ad importanti considerazioni sulla natura umana. Tutti dovrebbero leggerlo.
Eva Vinci
* * *
Storia incredibile e commovente. La testimonianza dei sopravvissuti è d’oro. Scelgo questo libro perché mi sento molto più affine alla senatrice Segre.....
Claudia Ottaviani
* * *
Anche questa volta, come quando mi era stato chiesto di parlare di Ho scelto la vita (che proponeva alcune vicende, episodi, contenute anche in questo volume), provo un certo disagio. Vorrei poter esprimere liberamente la noia e, in alcuni passi, l’antipatia che mi hanno suscitato le parole degli autori, senza incappare in eventuali critiche o, allo stesso modo, creare polemica. Non penso di dover (ma a scanso di equivoci...) affermare quanto sia importante conoscere la Shoah, cercando di approfondire sempre più l’argomento nel tentativo, vano (se ci soffermassimo soltanto all’attualità), di evitare che un simile scempio si ripeti. Eppure anche questa volta, ci tengo a sottolinearlo, mi sono chiesto quale fosse il limite, sempre più labile, che separa un saggio vero e proprio sull’argomento da l’ennesima, blanda ed inutile commercializzazione, banalizzazione dello sterminio degli Ebrei. L’alternanza delle due voci non sempre risulta complementare (come l’utilizzo di documentazione o citazioni; un esempio può essere presente alle pagg. 36-37, "Regio decreto...e).", che non trova alcun riscontro nella risposta della Segre). Ho trovato, anche questa volta, inopportuno e di cattivo gusto, parlare di Primo Levi (pagg. 46-47).
Francesco Iengo
* * *
Efficace, chiaro, avvincente, un libro che sarebbe utilissimo diffondere nelle scuole e da far acquistare da ogni biblioteca pubblica. Si articola in forma di dialogo, in cui chi fa le domande presenta anche documenti, testi, leggi come supporto, mentre Liliana Segre si apre con grande disponibilità, aggiungendo dettagli poco noti alla sua tragica vicenda umana. Colpiscono certi ricordi, ad esempio legati al difficile reinserimento, o ai rapporti con gli zii, o col marito, alla ritrovata voglia di vivere, all’inizio della sua testimonianza sempre più necessaria.
Laura Candiani
* * *
Un orrore che annienta le sue vittime nell’indifferenza di chi si volge altrove per non vedere. Una voce che ritrova sé stessa e racconta la propria storia personale divenuta collettiva, contrapponendo il valore della Memoria al veleno dell’odio.
marta savino
* * *
Questa volta è stato difficile "il migliore" tra due libri splendidi.
In questa intervista, Gherardo Colombo e Liliana Segre riflettono e fanno riflettere sul perché le leggi razziali siano state accettate e adottate senza obiezioni da buona parte della popolazione. Questo man mano che ripercorrono tutto il vissuto di Liliana Segre - il prima, il durante e soprattutto il difficile dopo.
Un libro davvero toccante e affatto banale.
Jessica Pelide
* * *
Ho trovato il libro interessante ed efficace nella lucida ricostruzione di una devastante esperienza personale. Il merito del testo -chiaro e coinvolgente -è riuscire a trasmettere oltre al racconto anche le emozioni provate allora ma riportate dopo una vita di ‘elaborazione’ del trauma. La senatrice, la donna raccontano della ex bambina e del suo dramma inserendo la vicenda in una cornice personale e storica con l’aiuto sapiente e maieutico dell’intervistatore.
Anna D’Andrea
* * *
La storia di Liliana Segre, così pure come il suo impegno per la trasmissione della memoria dell’Olocausto e in particolare dell’esperienza degli ebrei italiani, meritano tutta la diffusione possibile. In particolare questo volume, essendo costruito come un’intervista, si legge facilmente e ci porta indietro in un tempo buio, che vorremmo pensare più lontano di quanto probabilmente non sia.
Flavia Fulco
* * *
Anche questa volta è stato difficile scegliere.
Il libro è validissimo.
Scritto sotto forma di intervista, dialogo aperto,
Può sicuramente invogliare giovani lettori.
L’impegno di segre è amore puro
Uso sempre a scuola l’ultimo suo scritto!!!
Fanny rancan
* * *
La colpa di essere nati è un pugno allo stomaco, un colpo al cuore che una storia come quella di Liliana Segre durante la prigionia nei campi di concentramento può trasmettere al lettore. È un libro che deve essere letto in tutte le scuole per la sua atrocità, per dare alle future generazioni una memoria che non può e non deve essere dimenticata. Ho personalmente pianto in certi tratti del libro perché Liliana ha sofferto delle pene inumane per qualsiasi essere umano, figuriamoci per una ragazzina, che non vedrà più il papà, orfana di madre, ostaggio della violenza nazista. Ci sono altri spunti interessanti e drammatici come le lettere a Primo Levi e la vita matrimoniale di Liliana: quest’ultima la aiuta a sopravvivere al passato ma ahimè le farà vivere una tremenda sofferenza quando il marito decide di entrare nell’msi.
Andrea Antinucci
* * *
"La colpa di essere nati" è veramente interessante. Vedere il punto di vista personale e privato di chi ha vissuto tutto in prima persona, ricordare la storia accaduta e avere l’esperienza diretta arracchisce la mente e rianima la storia studiata dai libri.
Elisabetta Fermo
* * *
Conversazione piavevole tra Colombo e Sehre che avrei fatto leggere senz’altro ai miei alunni do terza media ( se non avessi smesso di poyrrlo fare otto anni fa) sia per gli aspetti storici e umani sia perle riflessioni sulla Costituzione
Franca Nicolais
* * *
Una lettura da consigliare assolutamente nelle scuole ai ragazzi di tutte le età ma anche a chi ragazzo non lo è più.Una lettura che apre gli occhi e spezza il cuore.Piu’ che un’intervista lo definirei un dialogo bellissimo tra Liliana Segre e Gherardo Colombo,nel quale la senatrice racconta la sua vicenda e della sua famiglia da deportati ad Auschwitz.Tocca anche tematiche attuali come diritti civili.Molto toccante.
Francesca Leoni
* * *
Il volume si sviluppa in forma di dialogo una sorta di intervista doppia fra lo scrittore ed ex magistrato e la senatrice a vita che rappresenta un monumento di testimonianza della Shoah.
Un libro che offre riflessioni importanti sulla vita, l’accettazione dell’altro e sui principi sacri della Costituzione e della giustizia il tutto trattato con brillantezza, lucidità e complessità di pensiero
Michele d’Apuzzo
* * *
Sebbene i racconti di Liliana Segre siano sempre vividi e affascinanti, in questo libro godono di un compagno di viaggio molto interessante: il punto di vista di Gherardo Colombo, che è in costante dialogo con Segre, approfondisce il tema delle persecuzioni razziali facendoci addentrare con grande prudenza (nei riguardi del lettore) nella filosofia del diritto. Da questo punto di vista anche riportare il dettato dei decreti regi riveste uno spessore importante, poiché vengono puntualmente analizzati e commentati. Interessanti anche le notizie, riportate da Segre, sulla delusione vissuta da alcuni suoi "fascistissimi" familiari.
Annalisa Molfetta
* * *
Bel Libro, bel dialogo, scritto benissimo, in una narrazione asciutta, che andrebbe letto e riletto, imparato a memoria, perché quello che è stato non riaccada, ma come diceva il filosofo Thomas Hobbes, l’uomo è cattivo...
Sandra Cerbolini
* * *
"La colpa di essere nati" è un dialogo a due tra Liliana Segre e Gherardo Colombo, in un continuo scambio di ricordi famigliari e non, relativi al periodo della Seconda guerra mondiale.
Il racconto scorre fluido, attraverso le parole di Liliana Segre che ci riporta ai dolori e alle esperienze provate, durante gli anni della deportazione. Si è talmente coinvolti, che è difficile non identificarsi o rivivere le stesse emozioni. Un libro da leggere per non dimenticare fino a che punto può spingersi l’uomo.
Manuela Bambini
* * *
Scelta difficile.
Per tematica meno conosciuta e per le modalita’ espressive ho preferito la graphic novel. Molto di impatto.
Francesca Dallasta
* * *
Libro importante soprattutto per i giovani che non conoscono la storia della sen. Liliana Segre.
Ilaria Scotti Rinaldi
* * *
Liliana Segre andrebbe studiata in tutte le scuole e in questo libro risulta essere molto interessante il confronto con l’ex magistrato Gherardo Colombo, in un dialogo a due in cui si sono messi in luce i drammi della Shoah e le ripercussioni ai giorni nostri
Erika Spaggiari
* * *
Il libro è la testimonianza toccante dell’esperienza della senatrice Liliana Segre, che racconta dalla sua prima infanzia fino ai giorni nostri. Il saggio è scritto sotto forma di intervista, di dialogo tra lei e Colombo, e restituisce la vicenda dolorosa della signora Segre, entrando in modo importante nella sfera intima ed emotiva della protagonista, senza scadere, però, nel vittimismo e senza lasciar trasparire ‘odio’ per i cattivi.
La forza e la correttezza della Segre, che è riuscita a non farsi distruggere dalla tragedia che le è capitata, traspare in ogni passaggio del saggio.
I dialoghi sono semplici e chiari, i riferimenti normativi e storici altrettanto, e danno un inquadramento storico e realistico importante.
Daniela Rapa
* * *
un libro fastidioso, poco accurato. deludente.
Antonio Marchizza
* * *
La colpa di essere nati è una chiacchierata tra Gherardo Colombo e Liliana Segre.
Con molto garbo e lucidità ci si interroga sul perché il pregiudizio sia stato accolto. Partendo da questo quesito Colombo e Segre ci raccontano gli orrori delle leggi razziali fino ad arrivare all’olocausto. Libri che dovrebbero far parte della letteratura scolastica.
Rita Li Vecchi
* * *
Paola Panarese
* * *
Ennesima, Interessante, anche se dolorosa, testimonianza della follia del periodo. Ancora mi chiedo come possa essere accaduto tutto ciò che è raccontato. Di ebrei iscritti al partito fascista come lo zio di Liliana Segre che non si erano resi conto di dove quel partito e quegli uomini stavano portando il mondo.
Anna Vitucci
* * *
Questo saggio è una lunga intervista di Questo saggio è un dialogo tra Gherardo Colombo e Liliana Segre sulla Shoa. Leggere questo saggio sarà senz’altro utile a tutti gli adolescenti che ancora conoscono poco sulla tragedia degli ebrei, delle leggi razziali e delle deportazioni, ma anche ai tanti che, come me, hanno già letto articoli e libri sull’argomento. Interessante è anche il consiglio di molte letture che viene via via proposto.
* * *
Italia 17 novembre 1938: approvazione delle leggi razziali contro la popolazione ebraica. Fino al 16 si vive una vita normale, dal 17 la perdita di ogni diritto. L’indifferenza di buona parte del popolo italiano. Liliana Segre con la collaborazione di Gherardo Colombo racconta la sua vita spezzata, l’orrore subito, la rinascita. Un testo indispensabile di verità, saggezza e consapevolezza per tutti noi.
Katia Ziella
* * *
Si tratta di un dialogo, tra Gherardo Colombo e Liliana Segre, sulla Shoah, in cui insieme ripercorrono le tappe della tragedia personale di quest’ultima e dell’intera collettività, interrogandosi sulla differenza che intercorre tra giustizia e legalità e riflettendo sulla necessità - imprescindibile per ogni essere umano che si rispetti - della solidarietà tra gli uomini, affinché certi orrori non si verifichino nuovamente.
Elisa Rizzo
* * *
Tra i due saggi in esame do la preferenza a quello scritto a due mani da Liliana Segre e Gherardo Colombo in quanto , per gli argomenti trattati : l’olocausto, i campi di concentramento, il richiamo alla nostra Costituzione, sono di grande attualità visto il dilagante negazionismo, il tentativo di rivalutare il ventennio fascista, la prospettiva di voler modificare la nostra carta costituzionale.
Inoltre ho apprezzato il fatto che la senatrice Segre ha dichiarato di non odiare chi le ha fatto del male, ma anche di non poterlo perdonare.
Questa mancanza di perdono, a mio parere, per chi ha commesso delle ingiustizie è un peso troppo grande da dover sopportare, per chi abbia una coscienza, più pesante di una condanna alla galera.
Marco Cinelli
* * *
Un libro che è una chiacchierata tra il magistrato Gherardo Colombo e la senatrice a vita, superstite di Auschwitz, Liliana Segre.
Un dialogo su quel periodo della storia che vorremo dimenticare ma che in realtà non va dimenticato ma anzi, va ricordato per far si che certe cose non succedano mai più. Un insegnamento a non voltare mai lo sguardo davanti alle ingiustizie.
Erika Pezzolato
* * *
Un libro bellissimo e ben scritto che tuttavia tratta di un argoemnti di cui abbiamo parlato tante volte, anche se spesso la società se ne dimentica.
Simona Belli
* * *
Il dialogo tra i due coautori favorisce l’emergere di una storia da non dimenticare di una donna che è ancora testimone della più grande tragedia del nostro tempo. Inevitabili, e dolorosi, i riferimenti ad ambiguità e comportamenti di comodo che fanno ancora parte, purtoppo, del nostro orizzonte culturale. Il libro perde un po’ il ritmo nerl finale
Grazia Guastadisegni
* * *
L’incontro e il dialogo tra due protagonisti della vita repubblicana. Un intervista che trae le sue prime considerazioni sull’emanazione delle leggi razziali in Italia a partire dal 1938 e su come le persone si adattarono facilmente a quelle leggi e la conseguenza che ne derivò. Alcune osservazioni sono ancora molto attuali e portano ognuno di noi a riflettere e a porsi delle domande sul nostro presente.
Deldec
* * *
Una narrazione emozionante, a tratti commovente, una testimonianza coraggiosa e intima, nella prima parte, di alto valore civile, nella seconda. Un dialogo fra Gherardo Colombo e Liliana Segre, dove il primo – come ogni lettore – non riesce ad accostare la storia della senatrice a vita "senza sentire fisicamente dei brividi, una specie di corrente elettrica che mi attraversa” (p. 10). Aver letto il libro mentre risuonava l’eco delle sue parole nell’aula del Senato certo potrebbe aver condizionato il mio giudizio.
A colpire è la deriva quasi naturale verso le leggi razziali, verso “la cancellazione di tante persone: accettata e praticata come un dato di fatto” (p. 11). Erano altri tempi, “ma lo spirito di intolleranza, l’acquiescenza verso l’eventualità di privare le persone addirittura della loro identità sembrano gli stessi”.
La storia che Segre racconta a Colombo è quella di una famiglia ebraica quieta. In cui "non c’era nulla di rivoluzionario”. Una madre morta di cancro a soli venticinque anni, un padre ripiegato su sé stesso che sembra aver rinunciato a vivere, un velo di malinconia a incupire la casa borghese e senza oggetti ebraici di corso Magenta, a Milano. Uno zio fascista convinto, che sarebbe scampato alle persecuzioni, un nonno fascista, che invece sarebbe stato deportato per morire, come il padre, ad Auschwitz.
Colombo trascrive rigo per rigo, parola per parola, le leggi razziali, a cominciare dal primo decreto, del 5 settembre 1938, che impedirà a Liliana di frequentare la scuola statale. Il telefono che smette di suonare, gli amici che si dileguano, l’esperienza dolorosa e crudele di diventare “invisibile” agli occhi degli altri.
L’illusione di una fuga tardiva in Svizzera, e poi essere cacciati nel non-mondo. Il carcere, il binario 21, Auschwitz. Liliana, una ragazzina “sola e sperduta nell’orrore del campo”, operaia-schiava nella fabbrica di bossoli per mitragliatrici. Giornate dominate dalla paura. Il privilegio di una doccia la sera. Umiliata, stremata, mai piegata, però. La scoperta di avere dentro di sé “una forza che ti permette di fare cose che altrimenti sarebbero addirittura impensabili”, la tentazione di prendere la pistola e sparare al capo del campo di Malchow che si appresta a fuggire e di non averlo fatto “non volevo diventare simile a lui”.
Il ritorno a Milano, il sentirsi come un animale ferito “che esce dalla tana per cercare cibo”, per reimparare a vivere. Un percorso difficile. Fino a trovare la forza di parlare.
Francesco Izzo
* * *
"La sola colpa di essere nati" è un testo che proporrei a tutti gli studenti! Ho letto il saggio in poche ore...e mi sono commossa. Indovinata la scelta della conversazione tra due persone di così alto livello che hanno così tanto da trasmettere e insegnare. Grazie
Laura Benetello
* * *
Un dialogo tra Colombo e Segre è di alto livello storico e discorsivo
Paolo Cunial
* * *
Molto toccante la conversazione tra Liliana Segre e Gherardo Colombo in cui la senatrice a vita ripercorre la sua vita travagliata dalla promulgazione delle leggi razziali alla scelta (quasi cinquant’anni dopo) di diventare testimone e di raccontare l’orrore dei lager nazisti a centinaia di classi nelle scuole italiane alla sua esperienza di senatrice a vita. Le domande mai banali dell’ex magistrato offrono lo spunto a Liliana Segre per fare comprendere meglio cosa sia stata la vita ad Auschwitz per una ragazzina di tredici anni e per le centinaia di migliaia di ebrei che vi furono uccisi. Una lettura avvincente.
Mario Banchio
* * *
Libro molto coinvolgente ed emozionante dove Colombo e la Segre rievocano che cosa è stata la Shoah con tutti i coinvolgimenti personali ed emotivi. La L. Segre racconta il suo vissuto nel campo di concentramento e le conseguenze psicologiche che ancora la tormentano. Sembra impossibile che l’essere umano sia riuscito ad arrivare ad un tale livello di mostruosità nei confronti di altri esseri umani. Ma il messaggio forte che i due vogliono lasciarci è quello di non farci travolgere dall’indifferenza, di non voltarci dall’altra parte. E’ necessario sempre ricordare ciò che è successo per evitare che tutto possa ripetersi.
Maria Concetta Bianchi
* * *
Liliana Segre è memoria di questo paese, una certezza e credibilità che pochi possono vantare. In questo libro oltre all’esperienza del campo si affronta anche il dopo, quello che comporta nel privato aver attraversato una esperienza cosi spersonalizzante che lascia ferite invisibili agli occhi ma difficilmente curabili. Consigliato a chiunque voglia interrogarsi sula banalità del male.
Laura Pianca
* * *
La sola colpa di essere nati .
Gherardo Colombo in questo libro prende il posto di tutti noi . Noi che vorremmo fare quelle domande sui campi di concentramento, sul periodo nazista e su come hanno fatto a sopravvivere i prigionieri . Qui le domande da fare diventano più difficili delle risposte che riceviamo. Liliana Segre con la suo voglia di vivere ci mostra come è riuscita a vivere e a continuare a parlare a tutti noi della sua terribile esperienza.
Noemi Del Lavale
* * *
Un dialogo che sgorga dal cuore per non dimenticare. Parole che tengono accesa la luce su uno dei momenti più bui delle nostra storia per scongiurarne il ritorno
Barbara Amali
* * *
La scrittura di Segre è molto lineare e discorsiva invoglia la lettura. Colombo troppo manieristico frena il tutto.
Liuba Gatti
* * *
Molto bello anche questo libro che entra nelle vita di una persona che ha visto e vissuto cose inimmaginabili ancora oggi. L’importanza di questa testimonianza sta nel prendere coscienza di quanto può essere facile una deriva razzista, in qualsiasi momento, se si perde di vista la nostra essenza, la nostra anima.
Laura Cappellari
* * *
L’ho letto tutto d’un fiato. Un’ intervista bellissima scritta, ma forse è meglio raccontata....perchè leggere questo libro, mi ha riportato alla memoria i pomeriggi d’infanzia, trascorsi ad ascoltare rapita, mia nonna che raccontava della sua giovinezza. Purtroppo, bisogna ancora parlarne tanto e tanto e tanto.
Carla Cavallini
* * *
Pur apprezzando le innumerevoli metafore (ed analogie) storiche che, nel testo "insegna Creonte", sembrano unire con un sottile filo i nostri tempi a quelli "stra-passati", traendo pensieri che ogni politico dovrebbe recitare come un rosario basati su Conoscenza, Coraggio e Rispetto, esprimo la preferenza su "la sola colpa di essere nati".
Il motivo sono, appunto: Conoscenza (che tutti DOBBIAMO alla storia e verso la storia), il Coraggio (che grazie agli occhi ancora accesi di chi l’ha vissuto, dovremmo avere nell’ascoltare e soprattutto nel raccontare) e il Rispetto (che tutti dobbiamo avere verso il più grande insegnamento della storia: la Shoah è un dolore sempre vivo, che non appartiene al passato... è, ancora oggi, vivo e non sepolto.... basta avere il coraggio di conoscere e il coraggio di osservarlo ogni giorno).
Luigi D’Alauro