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Nuccia racconta la sua vita dall’età di 5 anni, quando arriva a Roma dalla Calabria insieme a mamma e papà. Ed è proprio la madre a essere soprannominata "la figlia del Papa", perché fin da piccola ha frequentato una prozia "perpetua". A dirigere tutto il clan famigliare è il nonno, uomo dalla vita particolarmente intensa. Si cita "Piccole donne" come libro guida, e in effetti l’autrice sembra voler inseguire le orme delle sorelle March. Il racconto, pur con simpatici sprazzi di luce, ha però troppi momenti di stanca.
Nadia Santi
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“La figlia del Papa” di Filomena Merante purtroppo non ha saputo conquistarmi.
L’ho visto così come è nato, un diario scritto in un momento di riflessione forzata, quella che la pandemia e il lockdown ha costretto un po’ tutti noi.
Tanti personaggi, descritti quasi forzatamente nei minimi dettagli si susseguono nella vita di una giovane bambina nata a Roma ma cresciuta per i primi anni d’età in una Calabria calda e accogliente, si ritrova a fare di nuovo i conti con la vita della grande città di origine.
Un amore elemosinato ad una madre presente per educazione e severità ma assente per amore e attenzioni. Una paura di rimanere al mondo che però con l’adolescenza svanisce. La vita di Nuccia segue un corso più che naturale ma sempre come spettatrice che come protagonista.
Valentina Pinna
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Cosa si prova per un genitore? Tutti ce lo chiediamo almeno una volta nella vita. La Figlia del Papa è la storia di un rapporto madre-figlia reale con note di ironia e tragicità, affogato in una famiglia numerosa in cui una bambina timida riesce poco ad emergere se non per i suoi deludenti risultati scolastici. Si sperimentano le prime amicizie, le prime uscite, il primo bacio ed il primo amore che è la prima grande emozione travolgente, che muove ogni cosa. Questo romanzo è una vera e propria riscoperta del fanciullo che giace in ognuno di noi.
Mariantonietta Vigorito
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bene, ma non benissimo. Almeno la vita era romanzata e scritta bene. diretta e semplice.
Erika De Alessandri
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L’adolescenza di una ragazzina negli anni ’50 e ’60 a Roma, il racconto di tutte le famiglie italiane dell’epoca: le famiglie numerose, le zie zitelle, i giochi in cortile, i pranzi della domenica, i balli in cantina e la villeggiatura sul litorale, quando i padri arrivavano il fine settimana e leggevano il giornale in canottiera.
L’autrice non è una scrittrice, ma una donna dotata di buona penna, e i ricordi della sua adolescenza emergono vividi e freschi come se fossimo con lei per le strade romane di quegli anni.
Ben scritto, leggero ed evocativo. Al prossimo giro però bisogna lavorare sull’editing, quanti refusi.
Chiara Campagnoli