< La giudicessa. Storia di Eleonora d’Arborea di  Rita Coruzzi (Pickwick)

Qui di seguito le recensioni di LaGiudicessa raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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LaGiudicessa mi è piaciuto perchè mi ha fatto conoscere una donna eccezionale, di grande intelletto e votata alla giustizia, che ha perseguito per tutta la sua vita. Una donna che in modo sorprendente ha ottenuto ’il permesso’ di usare liberamente le sue capacità e le sue doti per il bene comune. Libro con un buon ritmo, lettura piacevole. Spero l’autrice prosegua a cercare figure femminili finora rimaste un po’ nell’ombra.

Antonella Pipero

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Questo libro mi ha fatto conoscere una storia (credo poco nota) di una donna forte, determinata, che ha lottato per l’indipendenza della sua terra e che ha lavorato insieme al padre per un sistema di leggi già molto avanzato per l’epoca. Eleonora di Arborea, inoltre, già nel 1350 mostrava la voglia di emanciparsi, di affiancare il suo desiderio forte di essere moglie e soprattutto madre, a quello di ricoprire un ruolo pubblico importante nella sua Sardegna. Questo libro dimostra che anche le storie vere possono avere il fascino di quelle nate dalla fantasia dell’autore.

Alessia Bellini

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Diciamo che è il meno peggio dei due e che non mi è piaciuto molto...e comunque NON È UN SAGGIO !! Lo dice l’autrice stessa definendolo un ’opera di fantasia

Patrizia Deorsola.

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È stato difficile scegliere, perché sono due libri diversi, ma che ho molto apprezzato.
La Giudicessa è un romanzo storico ambientato nella Sardegna medievale che, nonostante la premessa dell’autrice, permette di conoscere una struttura socio-politica "antica" (almeno a me) sconosciuta.
La lettura è scorrevole e decisamente invitante.

Valentina Civa

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Più che un saggio mi sembra un romanzo (così lo definisce anche la sua autrice). Una storia appassionante dove si intrecciano guerre, amori, intrighi. Alcuni personaggi ne escono un po’ con le ossa rotte, dipinti come dei codardi o doppiogiochisti. Anche il padre di Eleonora, Mariano, così attento ai bisogni del suo popolo e così amato, non esitava a buttarsi in guerre di conquista per annettersi nuovi territori, mosso (è vero) dal desiderio di unificare la "naciòn sardesca". Eleonora è descritta come una donna dedita al miglioramento delle condizioni di vita dei sudditi, ma qualche scivolone l’ha fatto anche lei, e non da poco. Quello che mi ha stupito sono i dialoghi tra genitori e figli, che appaiono molto paritari, ma che in quell’epoca non dovevano essere proprio così.
Comunque la lettura scorre bene e le oltre 350 pagine vanno via che è un piacere. Non mi è piaciuta la conclusione, a metà tra realtà e sogno.

Aurelia Mutti

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Una biografia romanzata bellissima su Eleonora di Arborea, donna intelligente, saggia e testarda che fu la prima donna Giudice di Sardegna.
La scrittura semplice ed essenziale dell’autrice fa immergere completamente nella storia della famiglia di Eleonora che per anni combattè, in un periodo
storico particolarmente difficile grazie anche a malattie come peste e colera, contro il re di Aragona per la libertà del popolo di Arborea e la sua indipendenza.
E’ un libro interessante, intenso, emozionante, pieno di gioie e dolori e ricco di informazioni poco conosciute.
Un libro da scoprire e condividere.

Erika Pezzolato

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In genere mi piacciono i libri storici. L’ho trovato scorrevole ma un poco ’semplice’ mi piacciono gli storici di Bellonci

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La Giudicessa è un libro più scopertamente di invenzione, le vicende storiche si innestano con naturalezza sui tratti personali della protagonista. Ne esce il ritratto di una donna forte, di una eroina pronta a difendere le idee e il territorio. Un libro che si legge volentieri, scorrevole e appassionante

Mario Banchio

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libro piacevole da leggere essendo di fatto romanzato
perde un pò di valenza se lo si considera un saggio.

Gianluigi Ferrari

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troppo astruso, troppe citazioni dotte. un libro per addetti ai lavori

Maria Ornella mele

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Saggio impegnativo e affascinante, nonostante passaggi a volte azzardati, nonchè di non facile lettura!
Partendo dall’analisi, dettagliata e a più prospettive, del quadro "I due ambasciatori" di Hand Holbein, la studiosa anglista, attraverso il parallelo tra il teschio presente in anamorfosi nel quadro e il teschio di Amleto, ci conduce, per vie a volte buie e tortuose, tra storia, letteratura, teatro, arte e psicanalisi, in un percorso di riflessione su dilemmi filosofici quali: corpo/anima, arte/finzione, arte/vita, vita/morte, essere/apparire,follia/sapienza....per poi concludere che il gran Signore è la Morte, maschile in lingua inglese, e che non riusciamo a pensare alla nostra morte.
Intrigante l’analisi del quadro nei minimi dettagli e nelle possibili interpretazioni/suggestioni, ma il saggio,affascinante, mi pare venato da virtuosismi linguistici-interpretativi che predispongono me, lettrice, a una certa diffidenza, come se il narcisismo dell’autrice prendesse il predominio sul desiderio di spiegare.
L’uso del linguaggio a volte sfiora i limiti della comprensione, del gioco di parole "Accostati in posizione metonimica..come vere e proprie sineddochi.."...saggio per molti...ma non per tutti!
Magnifica l’analisi degli oggetti presenti nel quadro di Holbein, atti a comnnotare i due personaggi ritratti nel quadro: l’autrice scannerizza l’opera mostrandoci l’invisibile al di là del visibile.
Nel confronto con "La Giudicessa", dettato dal caso, l’opera della Nadia Fusini pecca per eccesso di virtuosismo.

Luigina Falabretti

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Romanzo interessante, ben scritto, si legge molto volentieri tutto d’un fiato. Mi ha trasportato, in modo piacevole, in una parte di storia che non conoscevo di una regione anch’essa sconosciuta, facendomi conoscere una donna che anche ai giorni nostri sarebbe all’avanguardia. Fatti storici si mescolano con ipotesi romanzesche che poco cambiano lo spessore del lavoro svolto da due generazioni di governanti in territori duri ma generosi

giuseppina vitanza

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molto interessante

Maria Franchi

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Ho apprezzato questo libro perché mi ha fatto scoprire un personaggio storico, Eleonora d’Arborea, che non conoscevo e che sicuramente approfondirò. Purtroppo, non mi ha convinta lo stile da romance con cui è stata raccontata la sua storia. Non avrei classificato il libro come saggio ma come biografia romanzata.

Ilaria Scotti Rinaldi

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La storia di Eleonora di Arborea a me quasi del tutto sconosciuta mi ha molto intrigato. Molto interessante seguire attraverso la tormentata vita della giudicessa la costituzione della "nacion sardesca" e l’elaborazione della "carta de logu". La narrazione esprime efficacemente la continuità politica tra l’ispirazione del giudice Mariano e sua figlia che supera i vincoli dinastici con un coup de theatre davvero romanzesco!Un legato testamentario sconosciuto alla stessa Eleonora che sarà destinato a cambiarle radicalmente la vita. Mi è sembrato solo poco convincente immaginare che la giudicessa sia stata preventivamente avvertita dell’uccisione del fratello Ugone, dal momento che le fonti storiche non permettono di stabilirlo come correttamente precisa l’autrice.
Ho trovato particolarmente suggestiva la descrizione della fortezza di Casteldoria che ricordo di aver visto anni orsono ignorando la ricchezza di storia che vi si era svolta. Ritengo che l’arrivo di Eleonora nel suo nuovo "regno" dopo le nozze con Brancaleone sia tra le pagine più avvincenti del libro. Nel complesso quindi esprimo un giudizio complessivo positivo sia per l’argomento trattato (una bella e significativa figura femminile che ha fatto la storia della Sardegna non solo attraverso le azioni militari ma soprattutto con le avanzate riforme sociali) sia per lo stile della narrazione che risulta avvincente.

Donatella Contessa

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La giudicessa di Rita Coruzzi è un tentativo, ben riuscito, di ricostruzione in forma di romanzo della vita di Eleonora di Arborea (vissuta nella seconda metà del XIII secolo), la prima e unica donna a ricoprire il ruolo di giudicessa. Nella Sardegna del 1300 i “giudici” erano principi che governavano quattro zone, detti “giudicati”, che si erano formati nell’isola dopo la dominazione bizantina. I quattro giudicati erano Torres o Logudoro a nord-ovest, Gallura a nord-est, Cagliari a sud-ovest e Arborea, che si estendeva nella pianura attorno a Oristano, lungo la valle del Tirso e in altre zone costiere a ovest. Il giudicato di Arborea possedeva i territori più fertili di tutta l’isola, pianeggianti e irrigati, oltre a buoni porti commerciali. Pertanto, faceva gola al potente regno di Aragona, infatti tutta la dinastia fu impegnata in questa lotta per mantenere l’indipendenza ed Eleonora fu l’ultima a combattere con successo contro gli aragonesi.
Eleonora, eccezionale esempio di donna in un tempo, nel quale già era difficile essere donna, gestì il potere, dedicando la sua vita alla realizzazione del sogno di indipendenza dei suoi antenati, ed innovando e difendendo il codice delle leggi, la “Carta de Logu”, emanato dal suo genitore, Mariano V, di cui Eleonora volle continuare a perseguire lo stile di gestione del potere, e che garantiva ai sudditi del giudicato di Arborea di vivere con tranquillità e benessere crescente. Eleonora riuscì in entrambe le sfide. La sua innovazione del codice giuridico, un anticipazione per alcuni dello ‘stato di diritto’, rimase in vigore su quasi tutta la Sardegna fino al 1827.
L’autrice ha riempito i vuoti della conoscenza storica con l’immaginazione e la fantasia, in molti passi vi si ritrovano atmosfere quasi da fiaba grazie al linguaggio, semplice e immediato, dei dialoghi. Le vicende del periodo, dalle epidemie di peste, ai dissidi familiari con il fratello Ugone II, alle guerre con la dinastia d’Aragona, i tradimenti e le congiure, un matrimonio tardivo con Brancaleone Doria, la perdita di un figlio molto atteso, la cura e le attenzioni ai sudditi nella sua vita pubblica ne hanno fatto un esempio di gestione illuminata del potere dinastico, nonostante che abbia dovuto in qualche caso rinunciare alle fede nei suoi valori.
Una bella lettura, scorrevole e piacevole.

Guglielmo Corna (pseudonimo di Geremia Capano.

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Stento a capire come ‘La giudicessa’ sia stata inserito nella categoria dei saggi, anche considerando l’onestà intellettuale dell’autrice che in premessa afferma chiaramente ‘opera di fantasia. I fatti storici narrati sono liberamente interpretati dall’autrice’.
In effetti la ricostruzione degli eventi appare quasi paradossale, ulteriormente penalizzata da una scrittura elementare e piatta. Lo stile ricorda le sceneggiature delle telenovelas sudamericane degli anni ‘80, mixato con una vena da romanzo rosa: il susseguirsi di ‘fremiti’ e ‘palpiti’
sfiora il ridicolo. Fallimentare anche il tentativo di creare sfumature di carattere, che esita in pensieri ‘profondissimi’ espressi da parte di una bambina decenne alle prese col suo Edipo irrisolto.

Paola Bonizzato

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Al primo posto ho messo La Giudicessa in quanto nonostante fosse una racconto puramente di fantasia, gli avvenimenti sono stati descritti in maniera perfetta e approfondita. È stato anche abbastanza scorrevole da leggere.

Cira Cavallo