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Attratta dal titolo è stato il primo testo che ho letto. Probabilmente l’aspettativa rispetto ad un tema cosi attuale era molto alta, tanto più in quanto la vicenda raccontata da un’autrice donna con una protagonista donna. Mi sarei aspettata un marrazione più introspettiva ed empatica, stile semplice ed immediato di facile lettura.
Francesca Sani
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Nina è una giornalista in cerca di riscatto personale e professionale che parte per Aleppo con il suo compagno siriano Omar, un famoso fotografo. Il suo sguardo, a tratti ingenuo e privo di una reale visione generale del pericolo o della situazione, cambierà radicalmente in seguito all’esperienza diretta della vita nel paese in guerra e successivamente al rapimento suo e di Omar, che durerà mesi e la costringerà a vivere in condizioni estremamente disagiate. Durante la sua permanenza in Siria Nina avrà modo di stringere rapporti con diverse persone: una su tutte Amal, simbolo della forza e della voglia di libertà che anima il popolo siriano, intuendo e a volte comprendendo così l’estrema complessità insita in ogni persona e in ogni situazione. L’autrice, ex reporter di guerra, è realmente stata in Siria e in un’intervista ha dichiarato di aver cercato di riversare in Nina i suoi sentimenti durante le prime esperienze lavorative in zone di guerra. Imma Vitelli ci fa sentire forte la voce di Nina, la sua irruenza, la sua disperazione, la sua confusione e ci ricorda la crudeltà della guerra e la fragilità di ciò che spesso diamo per scontato.
Patrizia Carzaniga
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Leggere di una guerra del passato prossimo che ha più o meno gli stessi protagonisti in terra d’Ucraina. Come allora “a mancare sono le prospettive degli eventi”. Chiudi la pagina di allora e vedi le immagini di oggi: « Le bombe di stanotte... » spiegò armeggiando col suo zaino, controllando macchina e lenti, « sono cadute su un quartiere vicino e hanno colpito una casa a due piani... in cantina c’era un sacco di gente e... » proseguì voltandosi verso la porta « ... non sarà bello».
… Un uomo con un camice bianco mi si parò davanti con un corpicino in braccio. La bambina era piccola, indossava un pigiama rosa, ed era grigia e gonfia, con la bocca piena di terra. «Ti presento una terrorista! » urlò l’uomo con il camice bianco.
Il reportage di guerra nella prima parte, coinvolgente e che porta sempre alla pausa e ai ripensamenti, lascia nella seconda parte al racconto della prigionia. A quel punto cerchi di andare alla fine con una certa fretta. Ti chiedi cosa ne sarà dei protagonisti. E la fine appare un po’ scontata.
Rimane al lettore una inquadratura: La vecchietta inarcò le sopracciglia alla follia della domanda:
« Paura? Figliolo, hai detto paura? Di cosa dovrei avere paura? Della terra? Ma la terra mi aspetta da tempo. La terra mi aspetta da quando sono nata! Mi fa paura la vita, se proprio vuoi saperlo! Mi fanno paura gli uomini! »esclamò la vecchietta. « E ricordati una cosa, figliolo. Solo i morti e i bambini sono innocenti ».
E la domanda che anche Nina si rifà: Solo i morti e i bambini sono innocenti?
Salvatore Ivan Raffaele
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Anna Rita Fiore
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Laura Candiani
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La guerra di Nina è un romanzo molto duro e doloroso ma necessario soprattutto in questo periodo in cui stiamo vivendo l’atmosfera della guerra. L’autrice è bravissima nel farci percepire il dramma di una città distrutta dai bombardamenti e dalla guerra, nello specifico si tratta di Aleppo, ma anche il tormento di coloro che la vivono, uomini e donne di ogni età. Tema al quale al momento siamo particolarmente sensibili. Decisamente per me è il più bello dei due libri. La scrittura è coinvolgente e ci porta in un mondo che si può conoscere solo se lo si vive o lo si sente raccontare da chi l’ha vissuto in prima persona ed ha la capacità narrativa di trasmettercelo. Una cosa che mi ha colpito è come i punti di vista su alcune situazioni possano cambiare quando le si vive, come è successo all’autrice.
Donatella Caione
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Uno stile narrativo essenziale, attraverso una scrittura asciutta utile
al racconto di una realtà cruda di guerra senza fine. Il libro cresce di
pagina in pagina nell’ansia della corrispondente di guerra Nina.
Catapultata per ragioni professionali, ideologiche e per amore racconta
la Siria con tutte le sue contraddizioni: una devastata terra senza
anima, una Siria osservata da una lente deformante, quella della donna
reporter.
Prigioniera fuori dallo spazio e dal tempo dentro il buio
di una prigione con interrogativi irrisolti, forse mediati dai
personaggi che le ruotano attorno, una donna, un adolescente, altri
oppositori al regime e ai dettati dell’Isis... Nina vive quella vita
convulsa di avvenimenti ravvicinati anche attraverso il suo
coinvolgimento sentimentale con il fotografo siriano Omar.
Apparentemente
i personaggi ruotano dentro la guerra di tutti, ciascuno ha la sua
guerra personale, ideali e stereotipi sottolineano scelte ideologiche e
politiche che sembrano appartenere solo ai personaggi maschili.
I due
protagonisti, nello sfondo ideologico di religione e famiglia, vivono
in simbiosi dentro le lotte sociali per i diritti e per la libertà. I
sentimenti sono narrati dentro lo sconvolgimento della guerra senza
fine.
Agnese Onnis
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Un racconto intessuto di sentimento e motivazioni personali che confliggono o si fondono con ragioni più grandi.
La
storia fa riflettere su diversi temi, dall’inutilità delle guerre, al
legittimo bisogno di rivendicare la propria autonomia di pensiero e di
potere, l’uso delle armi e il peso della vita, la condizione delle donne
musulmane, la cancellazione della memoria storica e culturale
conseguente alla distruzione bellica, la necessità di scrivere per dare a
fatti e persone un riconoscimento ancorché tardivo. Il finale non
poteva essere consolatorio ma, appunto, coerente con una vicenda di
guerra, sequestro e morte di un amico.
Laura Bertolotti