< La luce del Regno di  Niram Ferretti (Giuntina)

Qui di seguito le recensioni di LaLuceDelRegno raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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La Luce del Regno
Bello. Romanzo dalle molte sfaccettature, si può osservare su molteplici piani.
Scrittura coinvolgente, profonda e toccante.

Citazioni (poche) colte.

PAOLA PORCELLA

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Il romanzo è una lettura spietata, ma non inesorabile, del mondo in cui viviamo. Niram Ferreti mette insieme un coro polifonico che contribuisce a tessere un tappeto di voci, ora discordanti, ora armoniche, ma che cantano la tragedia della nostra contemporaneità. Il grande direttore d’orchestra, che ha nei registri della sua partitura una scrittura raffinata e colta, ci porta verso l’abisso dell’esistenza, apparentemente senza scampo, per poi indicarci la possibile via della salvezza. L’uomo contemporaneo affronta una condizione esistenziale di smarrimento. Vive una fase di dispersione, nel senso più ampio possibile del termine “diaspora”, quasi di annullamento di ogni sua facoltà. La conseguenza è l’incapacità di realizzare il proprio io in un contesto storico e sociale, è un freezing che imbavaglia e immobilizza. L’inizio del romanzo fa presagire una catabasi irreversibile. I nuovi linguaggi espressivi, in particolare quelli dell’arte contemporanea, sono una tendenza perseverante alla ricerca della negazione della bellezza in tutte le sue varie declinazioni. È l’inizio di una fine , della fine di una cultura millenaria. Tutto è destinato a morire: “La claunesca parata dell’arte contemporanea è come il rantolo di una lunga decomposizione”. La riflessione si sposta, poi, su una condizione più personale: la vita privata del protagonista. Il sentimento “dolore” diventa sempre più invasivo e metastatico, è il dolore della separazione, quello della morte, ma è anche il dolore per ciò che non è stato possibile vivere. Non può essere questa la fine dell’uomo contemporaneo, deve esistere una speranza. Bisogna cercare quella luce che ha origini lontane, che proviene dalla notte dei tempi e, perforando le tenebre, giunge fino a noi per proseguire oltre. È una luce eterna, ” …che non cessa di vibrare dietro la superficie incrinata delle cose”. Il percorso è arduo perché deve mettere in discussione tutte le nostre false certezze, portarci lontano nel tempo, farci scendere nell’Ade e ascoltare le voci delle quali ci siamo frettolosamente sbarazzati. La luce si può raggiungere solo con la ricerca della verità e il recupero della memoria. Dobbiamo, quindi, sottrarci all’oblio che come ruggine corrode la nostra presenza, isolandoci dal passato e negandoci il futuro. Fondamentale è anche una costante ricerca della verità. Un lavoro incessante, possibile solo se rimuoviamo dalla nostra vita l’ipocrisia, le illusioni e la propensione verso l’inganno.

Giampiero Volpe

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“La luce del regno” ha atmosfere più cupe e una narrazione, a nostro avviso, meno ordinata nella del percorso che sta conducendo il professor Alimiti alla riscoperta delle proprie origini.

Micol Asnaghi e Chiara Maierna

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Ho iniziato a leggere “La luce del Regno” per primo e ho fatto fatica. È un libro denso, da assaporare con calma, parola per parola, estrapolando le numerose citazioni colte e originali. Un testo da approfondire e rileggere una seconda volta. Non ero riuscita ad entrare subito in sintonia con il libro soprattutto perché non simpatizzavo con il protagonista e il suo vittimismo da “figlio non-prediletto”. Ho trovato Mattia molto egocentrico e poco aperto agli altri e ai loro drammi. Ma proseguendo nella lettura, ho iniziato ad apprezzare la sua analisi interiore e cosa significa essere ebreo, ma soprattutto ho apprezzato le parti sull’arte e la sua critica dell’arte contemporanea. Non credo nel fatalismo secondo cui tutto è già determinato dalle colpe dei nostri padri ma trovo alcuni brani, come questo del medium molto interessanti: “Il peccato fabbrica le catene e più si prosegue nel peccare più gli anelli della catena diventano forti. Il peccato è come scendere, capisci? È come scendere in un pozzo. Si può continuare a scendere fino a quando non si sa più come risalire. Ognuno sceglie, ognuno decide” (pagina 16)

Ilaria Scotti Rinaldi

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La luce del Regno è un romanzo stilisticamente molto ben curato, linguisticamente raffinato, dalla trama interessante che ha come protagonista un professore d’arte alle prese che si trova a dover tirare le somme della propria esistenza.
è un viaggio disincantato e realistico alla ricerca di una redenzione.

Noemi Vignati

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Una scrittura ricercata, elaborata quasi un’elegia allo stile che a tratti diventa pesante e di non facile lettura. Mattia, il protagonista mentre sta scrivendo un libro sul concetto di bellezza nell’arte contemporanea si racconta: parla del difficile rapporto con i genitori, della sua ex-moglie, della morte del fratello e dell’allievo Yannis. L’arte moderna lo porta a spostarsi in vari luoghi anche alla ricerca della sua identità religiosa.

Adriana Moretti

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un bel libro, scritto molto bene ma purtroppo sminuito dalla bellezza del primo libro...

Maddalena Gobbetti