< La moglie di Dante di  Marina Marazza (Solferino)

Qui di seguito le recensioni di LaMoglieDiDante raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Dopo un inizio stentato, il romanzo diventa via via più avvincente. La storia di una donna dimenticata nei secoli perché tutti ricordano solo Beatrice come musa ispiratrice del Sommo Poeta. Questo romanzo di fiction, ma con una base storica seria, restituisce visibilità a una donna rimasta sempre nell’ombra a crescere i suoi figli mentre il marito è costretto all’esilio. Esilio che la costringe a affrontare numerose difficoltà, comprese le avances del cugino. Interessanti anche le scelte linguistiche adottate dall’autrice.

Alessio Giavazzi

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Una lettura piacevole, un romanzo in cui si apprendono la vita di Dante Alighieri (pur non essendone il protagonista), i costumi e le vicende dell’epoca da una prospettiva femminile, si incontrano i tanti personaggi della divina commedia.

Bianca Zaremba

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Un bel libro che punta i riflettori su una figura per troppo tempo messa in ombra, Gemma Donati: questo romanzo le dà voce e ricorda a tutti i lettori la presenza di un’altra donna fondamentale nella vita di Dante

Francesca Febbraro

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“LA MOGLIE DI DANTE” di Marina Marazza
“La moglie di Dante” è un romanzo storico. Lo si deduce già dal titolo perché il Dante di cui si parla è proprio lui, il “Sommo Poeta”, e la moglie è la sua vera moglie Gemma Donati.
Una scrittura avvincente perché troviamo tutti i nomi che abbiamo studiato a scuola, come Guido Cavalcanti, Brunetto Latini, Cecco Angiolieri, Giotto, Cimabue; ma anche sentito per altre vie, come Buoso Donati e Gianni Schicchi (la bella opera di Giacomo Puccini). Poi ritroviamo, ovviamente, anche i nomi presenti nella Divina Commedia: Beatrice Portinari, Farinata degli Uberti, il Conte Ugolino, Bonifacio VIII… insomma la Storia di Firenze a cavallo tra 1200 e 1300.
Si prova un gran piacere a leggere “La moglie di Dante”, un romanzo, sì, ma con i riferimenti storici espressi con competenza da Marina Marazza la quale, come ci spiega alla fine del romanzo, vuole “raccontare la vita vissuta più giusta possibile”. Il testo scorre che è una meraviglia, anche riadattato ad un italiano del ‘300 e non ci si spaventi delle 554 pagine, perché una tira l’altra con estrema facilità.



Marta Scazzola

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molto dettagliato e minuzioso, i tempi di narrazione si dilungano ma per far posto a maggiori informazioni di carattere personale su personaggi che non conoscevamo come persone reali ma solo come protagonisti della letteratura.

Carina Holhos

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Molto bello, interessante e nonostante sia un romanzo storico biografico affatto noioso o pesante.

Anna Politelli

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Palermo “Eutropia”
coordinato da Rosana Rizzo
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Se venisse chiesto di affiancare una donna a Dante di sicuro in tanti indicherebbero Beatrice. In realtà il sommo poeta una moglie l’ha avuta, una donna paziente e fedele, ma anche dalla forte personalità come Penelope. Il suo nome era Gemma Donati. Marina Ramazza in questa biografia romanzata cerca di ricostruire la sua vita e di gettare luce su una figura troppo spesso rimasta in ombra. La storia è narrata proprio dal punto di vista di Gemma e segue le sue vicende personali dalla fanciullezza alla morte. Diversi i personaggi celebri del tempo che si incontrano tra le pagine di questo libro: Piccarda Donati, cugina di Gemma; Brunetto Latini, maestro di Dante; Guido Cavalcanti, suo “primo amico”, per passare a Corso Donati, Giotto, Farinata e tanti altri ancora. Molti di loro sono presenti anche nei canti della commedia dantesca, in una versione idealizzata e simbolica mentre in queste pagine mostrano tutti il loro lato più umano. Anche Dante nella narrazione della moglie emerge come uomo fragile, affetto da epilessia, segnato da scelte professionali e disavventure politiche che inevitabilmente avranno pesanti ripercussioni sulla sua vita e sui suoi affetti più cari. Un libro piacevole da leggere. Unica pecca l’eccessivo dilungarsi in dettagli che lo hanno reso particolarmente lungo.

Laura Guercio

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Chi è stata Gemma Donati e cosa ha rappresentato nella vita privata e pubblica di Dante Alighieri? Cosa si sa di questa donna con la quale Dante ha condiviso gran parte della sua vita e, specialmente, cosa possiamo scoprire della vita straordinaria del massimo poeta italiano, dopo più di settecento anni, attraverso sua moglie e il suo sguardo innamorato?
Marina Marazza intende con il suo poderoso testo, dare una risposta esaustiva a questi interrogativi e non solo a questi. Vuole sì farci conoscere Gemma, donna e moglie dalla personalità notevole che ha saputo stare accanto al marito in momenti difficilissimi, ma al contempo, con l’occhio privilegiato dei protagonisti di quel tempo, offrirci una visione intima di Dante poeta e uomo in carne e ossa sullo sfondo di una Firenze devastata dalle guerre civili e dalle sanguinose battaglie tra fazioni rivali di un Medioevo feroce.
L’autrice ci racconta della parabola di Gemma e Dante che vivono, con le loro famiglie, un momento storico particolarmente turbolento. ”Ogni momento c’era un fatto di sangue, in città, per una rivalità politica, una faida, un malinteso, un interesse…” Le rivalità, prima tra Ghibellini e Guelfi e poi  tra Guelfi neri e bianchi, le complesse questioni legate ai papi e all’imperatore Enrico VII - sul quale Dante aveva riposto tante speranze - segnano inevitabilmente la vita personale e coniugale di Gemma e Dante. A causa dell’esilio del poeta, essi sono  costretti a rimanere separati per più di venti anni. Marazza, nel raccontarne le vicende a partire da una Gemma poco più che bambina fino alla sua morte, è attenta alla caratterizzazione di tutti i personaggi rivelandone personalità, virtù e debolezze. Gemma ha un carattere forte e determinato; è lei, e, una volta sposata, a costituire il perno della famiglia e il vero punto di riferimento per tutti. Quanto a Dante, egli emerge come un uomo del suo tempo, sì fine intellettuale ma anche pronto a prendere le armi, come nella battaglia di Campaldino. Entrambi, Gemma e Dante, sono vittime dell’odio tra le opposte fazioni che sfocia in una accusa ingiusta che condannerà Dante all’esilio fino alla morte. Durante tutti gli anni che trascorre lontana dal marito Gemma si fa carico della casa, dei figli e delle relazioni sociali non sempre semplici, determinata a mantenere la centralità della famiglia nella speranza di ritrovarsi con suo marito, cosa che avverrà alla vigilia della morte del poeta. Il romanzo è uno spaccato dell’epoca e si incontrano i personaggi protagonisti del periodo, tutti autentici, da Brunetto Latini a Guido Cavalcanti, a Giotto, a Corso Donati, ai Cerchi, ai cavalieri templari e le loro sfortunate sorti, per citarne solo alcuni, e, naturalmente a Beatrice Portinari.
L’autrice adopera la lingua con grande accuratezza sintattica e lessicale e in appendice dichiara la supervisione che è stata operata sul testo dalla Prof.ssa Frosini dell’Accademia della Crusca. L’appendice finale è a mio avviso estremamente interessante perché Marazza cita le sue due fonti principali, cioè le opere di Barbero e Santagata, cosa che ho apprezzato dal momento che, per scelta, l’autrice non fornisce una bibliografia alla fine del testo e così risolve, sciogliendoli, i nodi che possono diventare i limiti di un romanzo storico, genere che si muove sull’incerto crinale tra vero e verosimile. È pertanto meritevole, da parte di Marazza, avere chiarito alcuni passaggi che potevano destare delle perplessità, quali alcune apparenti incongruenze nelle date del contratto e del matrimonio tra Gemma e Dante che, alla luce degli studi recentissimi della storica Isabelle Chabot, e del sistema di indizioni usato dai notai sono state chiarite, o quando si legge di amori ancillari e di un probabile primo figlio, Giovanni. Marazza afferma che ha spostato nel tempo, per esigenze narrative, alcuni eventi, ma i fatti narrati sono tutti se non veri, verosimili e indica in una cronologia finale le date certe, documentali, e quelle dubbie per le quali ha operato una scelta più che legittima dal momento che si tratta di fiction.
In ultima analisi, la lettura è gradevole e l’impianto narrativo è solido. Probabilmente il romanzo, per evitare il rischio di ricordare, in alcune parti, alcune caratteristiche del feuilleton poteva dilungarsi meno in alcune parti, specialmente quelle descrittive.

Cinzia Marino

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Il testo di Marina Marazza mi ha profondamente delusa. Una narrazione solo raramente viva e coinvolgente, che addormentata il ritmo narrativo molto spesso. Peccato davvero, vista la particolarità del tema e il singolare sguardo femminile che l’autrice tenta di mettere in luce.

Antonella Marzo

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Anche il lavoro di Marina Marazza è molto bello, conduce il lettore a osservare il mondo dantesco da un punto di vista femminile, ma in alcune parti è lento e non travolge. Ci si aspettava, forse, maggior sentimento.

Giovanni Francesco Piccinno

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson 
di Amman
coordinato da Elisa Gironi
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Perche’ non riuscivo a staccarmi da questo libro?
E’ scritto in maniera interessante, spulcia fra I documenti e i sentimenti.
Ricostruisce e costruisce un’ eroina di altri tempi: Gemma Donati, la nostra Beatrice.
 Non una santa, ma una donna pratica, volitiva, coraggiosa, intelligente, resistente,
Resiliente, passionale, pietosa.
 Il suo colore e’ rosso fiamma! Come i suoi capelli e il suo cuore.
La ricostruzione storica non e’ mai pesante, ma intessuta nella trama del libro in maniera viva.
Il fatto che sia stata ricercata e studiata con cura la rende piu’ appassionante.
Un’opera storico-letteraria che fa sperare di averne altre cosi’.
Giallo storico (ricercando la vera Beatrice) +
Rosso fiamma  = un libro per Totti!

Barbara De Maio

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Non e’ facile mettere in ombra il Sommo Poeta, rendendo protagonista chi ha vissuto nell’ombra di Dante, anzi, di Beatrice, la sua musa ispiratrice.
Questo bellissimo romanzo, ambientato a Firenze intorno alla fine del 1200 e l’inizio del 1300, racconta la Firenze di Dante, ma dal punto di vista di sua moglie, Gemma Donati.
Una donna forte, da ragazza fortemente invaghita del cugino, Corso Donati, ma che finira’ per innamorarsi e sposare Dante. Ci fornisce un punto di vista molto diverso da quello comunemente conosciuto, piu’umano e passionale. Dante ha una musa, Beatrice, con la quale non ha mai nemmeno parlato e che morira’giovanissima. Ma con Gemma lui e’ complice e affine. Gemma acquista un ruolo fondamentale nella vita di Dante e quindi, pur essendo rimasta all’ombra nella storia conosciuta, lei la storia ha di fatto contribuito a farla. Un libro da leggere tutto di un fiato

Deborah De Boit Firma

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Bel libro, soprattutto inatteso nell’aver scelto un personaggio praticamente sconosciuto come la moglie di Dante, ma è un’epoca in cui si sta accentuando questa tendenza ad essere politically correct sulla parità di genere, anche in letteratura, portando alla ribalta figure femminili importanti ma sempre state nell’ombra. 
Molto moderna la figura di Gemma, il suo aver cresciuto i figli e gestito la sua indipendenza con il marito per anni in esilio. Interessante anche per la lunga fila di aneddoti per conoscere meglio l’epoca di Dante. C’è dietro una serie ricerca storica molto apprezzabile e anche le scelte linguistiche sono molto studiate.
Gemma che ha sicuramente contribuito alla grandezza di Dante, come migliaia di altre donne nella storia, figure nell’ombra ma decisive dietro grandi personaggi che hanno avuto invece tutto l’onore della ribalta.

Donatella Pichinon

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Libro molto interessante che offre una prospettiva diversa , la storia di Gemma moglie di Dante, una donna sconosciuta e quasi invisibile. Quello che viene fuori invece è questa figura femminile molto determinata, dal carattere forte, preoccupata per la sua famiglia è molto coraggiosa nell’affrontare tutte le problematiche che la vita le mette davanti. Ho molto apprezzato inoltre conoscere un Dante uomo con tutte le sue paure e i suoi dubbi attraverso gli occhi di sua moglie.

Giusi Bonanno

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La mia sclera comunque va alla moglie di Dante, mi ha entusiasmato e colpito la descrizione di un Dante diverso dal sommo poeta che siamo abituati a conoscere studiando la divina commedia, qui e un ragazzo come tanti con i suoi pregi e difetti umano cavaliere.

Maria Laura Viscarelli

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Romanzo storico molto ben documentato, in cui il personaggio di Gemma Donati viene descritto con passione. Gemma appare una donna vera, risoluta e fedele al suo ruolo nella sua famiglia. Durante lo svolgersi della storia di Gemma e Dante, si percepisce quanto la religione influisca nella vita quotidiana, determinante nella scelta dei nomi dei figli e come rifugio in cui trovare conforto nei momenti in cui non si vedono vie di uscita dalle grandi crisi che occorrevano nel tempo di Dante fino alla influenza politica che la Chiesa cerca di imporre sul territorio. Gemma, la compagna di Dante, dimenticata dalla storia e anche da lui stesso che non la nomina nelle sue opere, e’ invece quella che gli e’ stata sempre vicina, anche non condividendo a volte le sue scelte. Nel raccontare la vita di Gemma, questa donna dai capelli di fiamma, anche Dante diventa un uomo reale, non quello che vediamo sul piedistallo, ma un uomo pieno di energia, che combatte, che si impegna nella vita politica di Firenze con serieta’, ma che anche sa ballare e disegnare molto bene.
L’autrice dimostra la sua grande passione nel voler dare rilevanza alle figure femminili per le quali si sente , nei suoi scritti, una grande stima e affetto per queste donne alle prese con le grandi difficolta’ della vita, specialmente in quei tempi cosi crudi e feroci. Tra l’altro il libro e’ pervaso da tanto romanticismo.

Loredana Frizzi

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Gemma Donati si racconta. Una donna non vive nell’ombra. Conquista la luce.”
Nell’anno delle celebrazioni di Dante, un libro che porta in primo piano la figura dell’audace Gemma. Una lettura piacevole e travolgente che esalta la figura della moglie del grande poeta tanto da rendere Beatrice un personaggio decorativo, idealizzata dalla fantasia di Dante come la donna ideale, simbolo dell’amore puro. Ma sarà andata proprio così? Il finale di questo racconto romanzato e ambientato nella Firenze dei guelfi e ghibellini ci pone qualche dubbio. 
Gemma, dalla folta chioma rossa, forte e determinata, con ha un debole per suo cugino Corso a cui contrappone un matrimonio d’amore con colui che diventerà il padre della lingua italiana.
Oltre alla nuova luce che ci offre dei protagonisti, è interessante lo spaccato storico e quello che oggi chiameremmo “back stage” della scrittura della Divina Commedia.
Decisamente un libro da consigliare a tutti quelli che sanno apprezzare il ruolo delle donne legate a personaggi famosi. 

Maria Rosaria Papa

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Lettura interessantissima ed avvincente. La moglie di Dante non e’ solo un romanzo ben scritto, e’ un pezzo della nostra storia. Attraverso gli occhi di Gemma trova conferma il detto 
che dietro un grande uomo c’e’ sempre una grande donna. Dante appare come un essere umano e non come il sommo poeta sul piedistallo come siamo soliti raffigurarlo. La storia si dipana in una Firenze medievale a noi sconosciuta, desrivendo fatti di vita quotidiana che ci fanno avvicinare ai personaggi, rendendoli piu’ veri ed umani.
Un libro ed una storia da cui si fa fatica a distogliere l’attenzione.

Elisa Gironi

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Grandi lettori
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La moglie di Dante di Marina Marazza è un romanzo lunghissimo che indugia su moltissimi particolari rendendo la lettura, a tratti, noiosa. Pensando alle vicende d’amore dell’Alighieri, il primo nome che viene in mente è quello di Beatrice a cui egli ha dedicato poesie in vita e in morte, catalizzando l’attenzione degli studiosi. Nella quotidianità Dante aveva accanto una donna che, in queste pagine, appare pratica ed energica, Gemma Donati. L’autrice descrive le consuetudini del periodo, definisce i contesti con quadri di genere molto interessanti da cui emerge la violenza della società medievale che ha ben poco a che vedere con i delicati sentimenti dello Stil Novo. Compaiono tutti i personaggi incontrati nelle antologie scolastiche ritratti con toni umani e prosaici e lo stesso Dante Alighieri rivela debolezze inaspettate.

Silvia Vantaggiato

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Gruppo di lettura 
di Lanciano “Ex Libris – Lanciano”
coordinato da Maria Rosaria La Morgia
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È stato un piacere, quasi "una zattera di salvataggio" in questi giorni inquieti, tornare ai miei studi giovanili, alla ( immensa) Divina Commedia e a Dante ricordando la  sua forza , l’integrità della sua utopia politica, i personaggi e le vicende storiche del suo tempo, la fatica  del suo pellegrinare tra le corti scoprendo " come sa di sale lo pane  altrui".....temi noti ma ripercorsi con nuovo interesse. La vera gioia inaspettata,  tuttavia,  mi è venuta dalla luce posta per oltre cinquant’anni sulla dimensione privata e  familiare di Dante con la  "scoperta" di Gemma, moglie e madre dei suoi figli, una donna forte, sensibile, vera, non angelicata, capace di affrontare momenti drammatici e di assumere decisioni difficili superando dubbi e inerzie dello stesso Dante; una donna capace di amare ma anche di tradire , fedele solo ai suoi sentimenti più intimi. Le due preziose appendici confermano la capacità dell’autrice di costruire , con scrittura piana, una struttura narrativa perfetta, arricchita da mille personaggi  e mille vicende capaci di catturare l’attenzione di chi legge per centinaia di pagine.


Luigina De Santis

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Tutta la Firenze del ‘300 appare in questo romanzo e tutta la Divina Commedia, con i suoi personaggi immortalati dalla poesia di Dante, che qui vivono nel loro quotidiano, raccontati dal punto di vista di una donna, Gemma Donati, moglie di Dante Alighieri, obliata dalla storia. Gemma narra la sua vita, quella della sua famiglia, dei suoi figli, di quel cugino Corso, un bello maledetto da cui si sente inesorabilmente attratta, racconta delle fazioni fiorentine, di Papi e Imperatori, di odi, guerre, rivalità, e di Dante, lo sposo che ha voluto e amato fino alla fine, nonostante la lontananza dell’esilio. L’Autrice dà un ritratto di Gemma indimenticabile, ne fa una donna aperta, coraggiosa, appassionata: attraverso di lei conosciamo un Dante meno ieratico, meno solenne, più vivo, umano, pieno di tante virtù ma a che di tanti difetti. Ammirevole la ricerca storica che la scrittrice ha effettuato per realizzare questo romanzo, un progetto ambizioso che merita ogni plauso.

Rita Foresi

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La conoscevo come moglie di Dante ma di Gemma Donati non sapevo altro e invece “Testa di ruggine” si rivela una donna forte e determinata, capace di affrontare con coraggio tutte le sfide che la vita le riserva.  Marina Marazza ce la racconta a partire dall’adolescenza, quando per i suoi capelli ricci e rossi si ritrovò ad essere soprannominata testa di ruggine dal cugino Corso Donati, ambizioso e violento fratello dell’amata Piccarda. La storia si snoda nella Firenze del Trecento tra politica e cultura. Gemma decide di sposare Dante anche se non è il miglior partito, ma fa una scelta d’amore ritrovandosi ben presto di fronte a difficoltà economiche e ostilità politiche. Attraverso lo sguardo di Gemma riusciamo a conoscere meglio Dante, il suo genio e le sue contraddizioni, le paure e le passioni. Il libro è un grande affresco storico che ci permette di capire meglio il contesto sociale  nel quale è maturata l’idea della Divina Commedia

Maria Rosaria La Morgia

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Un romanzo particolare, avvincente he coniuga situazioni ed esperienze diverse tra loro. Di luce propria racconta la storia di un bambino  Antonio Casagrande,  un orfano, anzi un esposto, un bambino abbandonato alla nascita, nella ruota dell’Ospedale Pammatone di Genova nel 1855, Seppure scartato, menomato viene scelto da Alessandro Pavia per essere testimone di una folle e visionaria missione, ritrarre tutti i partecipanti alla spedizione dei Mille di Garibaldi. Il romanzo segue il suo diventare adolescente, poi giovane uomo, per tutta la vita, coprendo un periodo che va dalla seconda metà dell’Ottocento alla Prima guerra mondiale. Già nel titolo comprendiamo che la luce ha un ruolo essenziale in tutta la vicenda e non solo perchè Antonio Casagrande è un fotografo, che con la luce deve venire a patti, ma perchè  gli consente di vedere oltre le apparenze non solo storie individuali, ma anche collettive, di un paese giovane, appena nato. In mezzo ad una folla in rivolta per il pane, Caterina, libera e coraggiosa, lo prende per mano e lo aiuta a capire. Un romanzo storico, quindi, che comprende anche la storia della fotografia pioneristica nella seconda metà dell’Ottocento. Nella figura di Antonio Casagrande c’è un elemento magico. Il suo occhio cieco, difettoso, a contatto con la macchina fotografica,  riesce a vedere cose che gli altri non vedono, la sofferenza, gli incubi il destino di ciascuno dei fotografati. Un dono forse, oppure una maledizione. L’occhio cieco di Antonio vede ciò che nessuno vorrebbe vedere, il fango delle trincee negli occhi dei giovani che inneggiano alla guerra, la fine di chi amiamo. Feroce e implacabile la morte non smette di sfidarlo. Finchè Antonio Casagrande raccoglie la sfida.

Rita Crisanti

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Gemma Donati, una potente figura di donna che finalmente si riprende il suo posto nella storia. Moderna nelle scelte e negli atteggiamenti, risoluta e combattiva con una grande consapevolezza di sé e del ruolo femminile, indica, anche alle donne del nostro tempo, la strada da percorrere. Insieme a lei, non a caso, altre figure femminili di grande spessore umano; tra tutte: Gilla. Anche il ritratto di Dante che emerge in questa narrazione “verosimile” è più vicino a noi, è non più un monumento ma un uomo, con i suoi vizi e le sue virtù, la sua coerenza e la sua passionalità.

Annamaria Ciarelli

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L’Autrice fornisce a Gemma, la moglie invisibile di cui Dante non scrisse, una visibilità che, attraverso le vicissitudini personali e non solo, la colloca a pieno titolo in una dimensione di donna moderna. Un libro fortemente basato su approfonditi studi del periodo in cui visse Dante, attraversato da lotte e lutti feroci tra opposte fazioni in una Firenze che lo porterà ad un lungo esilio da dove non potrà tornare. Gemma per un lungo periodo si troverà ad affrontare un clima di grande ostilità, con la confisca dei beni e conseguente difficoltà economiche, in fuga con quattro figli e incinta di una bimba che avrà una vita brevissima. Il cugino Corso Donati, che la chiamava testa di ruggine per l’insolito colore dei capelli, ha un ruolo molto importante, mentre la figura di Beatrice, idealizzata, appare sbiadita. Un romanzo accattivante e una scrittura gradevole, una piacevolissima lettura.

Franca Pierdomenico

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Circolo dei lettori
di Castano Primo “Biblioteca comunale”
coordinato da Paola Lauritano e Maria Rosa Gambacorta
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“La moglie di Dante” di Marina Marazza ha sicuramente il merito di aver posto l’attenzione su una figura da “Chi l’ha visto” anche se la donna tratteggiata non pare molto credibile. In alcuni casi Gemma è quasi moderna, troppo intraprendente, mentre in altri appare una sognatrice illusa (“Beatrice sono io”) sempre innamorata di quell’uomo, geniale certamente, ma altezzoso e per nulla attento a lei ed ai loro figli. Gradevoli le parti in cui la Comedia viene letta a Firenze come una specie di rivista di gossip che spinge anche a sistemare vecchi torti. Non capisco inoltre perché alcuni fatti storici siano stati modificati e/o spostati: la verità non avrebbe tolto nulla alla narrazione.

Lucia Garavaglia

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La scrittrice narra la vita della moglie di Dante Gemma Donati, figura femminile passata in secondo piano, con una grande personalità che ricoprì un ruolo di rilievo nella complessa esistenza del più grande poeta di tutti i tempi.La moglie lo rappresenta come uomo, come marito, come politico; ce lo rende più umano, più vero. Dante era un ottimo cavaliere, uomo d’azione, irreprensibile da un punto di vista giuridico e morale, cacciato da Firenze con false accuse, vagò di corte in corte, ebbe poi la possibilità di rientrare a Firenze per due volte, pagando delle ammende e facendo pubblico pentimento, ma non accettò questo compromesso. Da questo ritratto viene fuori un Dante cocciuto, un po’ presuntuoso, che per non piegarsi ad una scusa pubblica costrinse i figli alla sua stessa onta: l’esilio, la condanna a morte, la pena pecuniaria. Gemma ha un carattere forte, focoso, con i capelli rosso fuoco e le idee chiare; fu proprio lei a prendere l’iniziativa con Dante, che dopo la morte di Beatrice si era rinchiuso, in preda ad una crisi mistica, in un monastero. Sola, senza denaro, con un marito esiliato, la gogna pubblica e una prole da sfamare, dimostra il suo carattere forte e determinato, riesce a farsi dare una sorta di rendita, convertita in grano, che le consente di produrre pane e scambiarlo con altri beni; perderà tutti i suoi figli, che al compimento del quattordicesimo anno di età dovranno raggiungere il padre. Pur amando il marito, subì il fascino di suo cugino, Corso Donati, antitesi di Dante, violento, irascibile, affascinante, seduttore, nei suoi confronti protettivo ed innamorato.
La scrittura accurata, scorrevole, con parole dal sapore medioevale ormai “desuete” ci rammenta come è bella e ricca la lingua italiana e ci catapulta in un’epoca densa di intrighi, agguati, faide, dove la Chiesa aveva un’ingerenza enorme.

Angela Furci

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Il romanzo dà voce a Gemma Donati, moglie di Dante Alighieri. Di lei si sa poco, lo stesso Dante non la nomina mai, ma a differenza di Beatrice che per il poeta è un simbolo, Gemma è la donna reale con la quale ha formato una famiglia e che con lui ha condiviso difficoltà e dolori. Il suo non è stato un ruolo facile in un’epoca di contrasti e contese sanguinose, ma coraggiosa e determinata ha cresciuto da sola i loro figli.
L’autrice ci coinvolge nei pensieri di Gemma, ci fa intuire i suoi sentimenti e le sue emozioni che ci rimandano un’immagine più reale dello stesso Dante, non solo poeta e uomo politico, ma anche marito e padre.
Ne emerge il ritratto di una moglie fedele ed innamorata e gli eventi narrati con precisione storica coinvolgono e rendono partecipe il lettore.

Luigia Sala

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Un libro che mostra un interessante e davvero approfondito studio dell’epoca del Sommo ma che, nella lunghezza della storia, fa un po’ perdere l’interesse del lettore ad arrivare fino alla fine.

Anna Ciammaricone

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Romanzo storico con finzioni letterarie che ci racconta Gemma Donati moglie di Dante Alighieri e donna amata da Corso Donati. Piacevole lettura, ci raffigura Gemma donna forte che riesce a vivere e mantenere i figli durante gli anni dell’esilio di Dante.  Emerge la figura di Dante che si discosta dal sommo poeta studiato a scuole e si rivela essere narciso, pedante, ostinato ma onesto. Uomo del suo tempo che combatte per le sue idee. Sono descritti molto bene i luoghi e le lotte per il potere fra guelfi, ghibellini, bianchi e neri, imperatore e papa. Non mi ha convinto del tutto perché Gemma mi è sembrata una figura di donna troppo moderna. Si parla anche di sorellanza fra le donne ma non so se in quel periodo storico fosse realistico. Alla fine del romanzo quando si trovano le ultime terzine del Paradiso mi è sembrato strano che Gemma Donati chieda ai figli di “glossare” alcuni termini per farli comprendere ai lettori. 

Maria Rosa Gambacorta

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Lecce 2 “Orti di guerra”
coordinato da  Simona Cleopazzo e Anna Gatto
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Un bel romanzo, non pesante, che presenta il sommo poeta sotto una nuova luce. Un punto di vista, quello della semi sconosciuta moglie di Dante, che ci aiuta ad empatizzare un po’ con un personaggio che, diciamolo, è stato un macigno per generazioni di studenti. Il punto più interessante del romanzo rimane, a mio avviso, lo spaccato su quella che era la vita reale, quotidiana, delle donne dell’epoca. Sarà romanzato, ma alla fine possiamo sperare che Gemma sia vissuta effettivamente così come raccontato, anche e soprattutto per rendere un po’ di giustizia a questa figura di donna volutamente sopraffatta dalla luce intensa promanante dall’illustrissimo marito.  

Manuela Miggiano

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Romanzo superlativo. L’ho scelto come preferito perchè mi ha guidato la curiosità per questa Gemma Donati che a scuola viene liquidata con nome e cognome. Nel libro scopriamo con sgomento che Beatrice Dante nemmeno la conosceva e questa povera Donati doveva convivere con il fantasma di un’illusione. Possiamo definire "La moglie di Dante" la riscossa di Gemma Donati! Bellissimo ritratti di un’epoca. Un registro linguistico eccezionale, una narrativa  avvincente che non ti abbandona. E una volta arrivata alla fine è come lasciare degli amici che ti hanno tenuto compagnia e che non vorresti abbandonare.



Marcella De Giorgi

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Romanzo storico che parla di cambiamento e di libertà, di attaccamento alla propria terra e di giustizia attraverso una puntuale ricostruzione e descrizione della incredibile figura di Ciccilla capo brigantessa nell’Italia post unitaria. Lettura appassionante.
Lettura assolutamente consigliata.

Anna Rita Fiore

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La storia di Maria Oliverio si intreccia mirabilmente con quella del nostro Risorgimento. Lei nasce in una famiglia poverissima, destinata a un lavoro che non è riscatto o autonomia, ma solo sfruttamento e oppressione, subisce le angherie della sorella maggiore che la odia, cerca nella scuola una via d’uscita e, quando ne viene respinta, trova una corrispondenza nella natura aspra e selvaggia della montagna. La storia travolge il suo mondo, con le promesse di giustizia sociale e di assegnazione delle terre ai contadini nel momento dell’avanzata di Garibaldi, con la crudele delusione del vecchio potere che cambia casacca e resta al suo posto. Così lei diventa Ciccilla, la prima e unica brigantessa a guidare una banda, prima per amore del marito Pietro, che pure non rinuncia a sfogare su di lei con violenza la sua rabbia e la sua frustrazione, poi perché non poteva fare altro. Italiana quando viene uccisa sulle sue montagne. La cosa migliore del romanzo è che non è mai didascalico, ma sa raccontare con una voce coerente e convincente.

Teresa Musca

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E’ un libro coraggioso che racconta un periodo della storia italiana tra i meno diffusi nei libri di storia e soprattutto racconta una figura che forse gli storici si guardano bene dall’osservare da vicino e da rendere nota al grande pubblico: una donna che ha fatto la scelta di diventare brigante. È una donna che vive a stretto contatto con la natura e con gli ideali ad essa associati: soccombe alla violenza e spesso la usa per affermare la propria voglia di libertà.  Anche qui la figura storica si intreccia con quella raccontata dallo scrittore e fa assolutamente venire voglia di approfondire un tema e un momento storico che potrebbero gettare una nuova luce sulla storia del meridione italiano.

Patrizia Palumbo

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Una storia potentissima e struggente nella sua verità. La vita e la lotta di una donna straordinaria, forte e selvaggia come le sue montagne, come il bosco e gli animali con cui vive in simbiosi.
Un personaggio affascinante e una vicenda che mostra in una luce diversa il ruolo del Sud nell’Unità d’Italia, con i suoi sfortunati e coraggiosi eroi, puniti per aver osato sognare un mondo più giusto e generoso con i deboli.
L’autore ha realizzato un giusto equilibrio tra la narrazione delle vicende storiche, la denuncia sociale e l’approfondimento della psicologia dei personaggi.

Anna Gatto