< La pazienza del diavolo di  Roberto Cimpanelli (Marsilio)

Qui di seguito le recensioni di LaPazienzaDelDiavolo raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Libro più complesso dove i personaggi non sono soltanto delle comparse ma hanno una propria personalità con la forza di farti affezionare e di conseguenza soffrire. Anche qui c’è un pizzico di paranormale ma non si ha mai la sensazione che possa prendere il sopravvento, diciamo che scorre parallelamente. Nel complesso forse un mix di troppe cose, ma belle invece le citazioni ai libri e film che accompagnano diverse pagine.

Valerio Mattiacci

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Una storia che tiene il respiro in sospeso, con colpi di scena che lasciano il lettore sorpreso.
Personaggi tridimensionali, descritti con la giusta dualità che serve a far comprendere l’obiettivo del racconto, ovvero la messa a nudo della cruda verità sull’essere umano, la cui essenza è duale: male e bene che convivono. Il protagonista, per esempio, è un personaggio essenzialmente positivo, tuttavia aspetti del suo carattere rendono una parte di lui greve: egoismo, dipendenza dal sesso, narcisismo. Ugualmente la sua nemesi, padre Radan, descritto fino al momento del dipanamento della matassa come un personaggio pressoché positivo - quindi forse non esiste un Male assoluto, così come un Bene. Forse alcuni aspetti della storia (la massoneria ) possono essere considerati mera hybris e stonano un po’ con lo scorrere del romanzo, ma nel complesso un libro che ho adorato.

Alessia Scorrano

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La Pazienza del Diavolo è un libro intrigante che unisce giallo, thriller e romanzo. L’intrecciarsi di più storie spiegate con chiarezza e portate avanti contemporaneamente invoglia il lettore a proseguire nella lettura e ad elaborare ipotesi. A volte si perde il nesso tra qualche episodio, ma viene poi prontamente ripreso e non disturba la lettura. I pensieri inespressi dei personaggi scritti in corsivo arricchiscono la narrazione dei fatti e permettono di provare empatia per i personaggi, immergendosi completamente nella storia. Trovo molto forte l’alternarsi di episodi romantici e violenti (spesso una violenza molto cruda, ma l’autore non si dilunga mai eccessivamente nella descrizione), lo trovo un escamotage molto buono per mantenere l’attenzione, concedendo qualche pagina di tranquillità e subito risvegliando la ricerca di nuovi indizi e la preoccupazione. Purtroppo non sono riuscita a leggere il finale, ma lo farò nei prossimi giorni.

Anna Faccinelli

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Il genere thriller vanta molti autori e la letteratura ne offre parecchi esempi. Pur non essendo un cultore del genere, quelli italiani, tra autori e opere, sono i mei preferiti.
Nel libro La pazienza del diavolo tuttavia vengono meno alcuni passaggi, che per il genere non possono mancare; un po’ come per il genere western.
Manca il personaggio centrale forte, a cui il lettore si aggancia partecipando alle sue vicissitudini. Non che non ci sia, ma quello tratteggiato ha troppe problematiche per essere un protagonista ammaliante, o semplicemente un protagonista.
Manca la espiazione per gli efferati delitti, fatta eccezione solo per alcuni dei colpevoli; il rimando all’esistenza di un non dicibile intreccio di affari, rapporti, accordi, complicità tra potenti, sullo sfondo di un colossale giro di ricchezze, compromette la cattura del vero mostro, artefice di quelli, tanto da farla franca, almeno in questo libro.
Manca la riabilitazione per chi è risultato essere innocente rispetto agli omicidi, nonostante fosse stato l’intendimento degli indagatori. Anzi la ricostruzione ufficiale di quegli episodi delittuosi, da offrire alla opinione pubblica, dà una rappresentazione lontana dalla realtà, in cui gli innocenti restano colpevoli.

Ludovico Capece

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Mix di stili, dallo splatter al romanzo politico. Fil rouge “Moby Dick” di Melville. Il protagonista, l’ex commissario Herman, viene mandato a uccidere dal suo psichiatra, uomo dal passato e presente tenebrosi. Il libro non mi ha convinto fino in fondo, anche perché nei thriller non amo i finali semiaperti: Herman-Achab continuerà a cercare il mostro da uccidere… Troppa violenza e sesso, pratiche stregonesche, animismo, santeria, l’effetto è pesante. Bene Ellroy, ma preferisco Chandler.

Nadia Santi

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Trama convincente, personaggi ben delineati, ma finale un po’ deludente

marco muzzi

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Non mi ha appassionato, soprattutto per lo stile di scrittura. Tutto è scritto al presente, ed io mi calo più nei libri quando l’azione è all’imperfetto, ma forse è una cosa mia. Credo che il presente in questo caso sia una scelta voluta e forte probabilmente, come le parole molto dirette, le parolacce, tutto azione. Preferisco i libri più compassati.

Chiara Marcucci