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La diversità è la protagonista indiscussa del nostro paese; Il Nord sempre un passo avanti, il Sud dieci passi indietro.
Una politica assente, incapace di ridurre il divario.
Un’Italia del Sud immutabile e privata dei giovani, i quali decidono di emigrare.
Una politica contro i giovani, non per i giovani.
La scuola obsoleta, non più in grado di rispondere alla esigenze del mercato di oggi. Ancora
diversità.
Sono una forte sostenitrice del concetto che per avere una società migliore bisogna puntare sull’istruzione, in modo serio ed equilibrato. Una scuola elastica, che accoglie gli stimoli dalla società, che punta sempre a migliorarsi.
Anastasia Diste.
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Una critica forte e necessaria al sistema educativo italiano, che negli anni ha trasformato le scuole in “parcheggi” per studenti più che in strutture in cui formare e far crescere culturalmente i giovani. Una proposta di rilancio di questo sistema, partendo dal Sud Italia: rinnovare, cambiare, trasformare profondamente le scienze educative, restituendo la giusta motivazione agli insegnanti e dando ai giovani ciò di cui hanno bisogno per crescere. Illuminante e necessario.
Elena Antolini
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Il sottotitolo recita "Un progetto culturale per il rilancio dell’Italia". Mi sarò distratto mentre leggevo, ma se dovessi dire, in concreto, in cosa consiste questo progetto culturale, a parte "i docenti devono essere selezionati in base al merito" (e chi potrebbe negarlo?) e "il Sud non deve affannarsi a raggiungere il Nord, lo deve precedere con scelte più coraggiose" (ma quali?), non saprei che altro aggiungere. Il libro si muove in maniera piuttosto rapsodica fra vari argomenti: la pedagogia odierna e quella del futuro, la storia dell’Università della Calabria, la questione meridionale dal punto di vista dell’educazione. Sono temi interessanti, ma non ho mai avuto l’impressione, leggendo, di avanzare in qualche modo verso una meta, anche solo provvisoria.
Ci sono, strada facendo, considerazioni perfettamente azzeccate (ad esempio a pag. 35, dove si denuncia l’abominevole antilingua di tanti testi pedagogici moderni), accanto ad altre che dimostrano solo la scarsa dimestichezza dell’autore con l’argomento (es. la fisica quantistica, ahilei, e l’epigenetica, che vengono menzionate assolutamente a sproposito). Vabbe’. Nessuno può sapere tutto di tutto. Ma quello che mi lascia più insoddisfatto, al termine del libro, è che io questo progetto culturale non ho mica capito in cosa consiste. Riformare in senso meritocratico la selezione degli insegnanti? Tutto qui?
Alessandro Mossa
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Saggio molto utile negli argomenti che dà uno sguardo diverso e approfondito su un tema molto importante.
Greta Frisullo
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Massimiano Bucchi è un cattedratico che insegna all’università di Trento. Il suo testo è un’efficace mescolanza di saggistica e narrativa. Un’invitante coesistenza di sapere tecnico e frammenti biografici. Reali o romanzati che siano. Che introducono e accompagnano le cinque storie di scienza che hanno come sfondo il Natale. Dà l’impressione di attenersi ad una schema, suscettibile di variazioni, ma non tali da decretarne il rovesciamento.
Nella prima storia protagonista è Keplero. La vicenda è ambientata a Praga. Fine dicembre 1610. Il grande astronomo sta attraversando il ponte san Carlo. Si avvicina Capodanno e non sa cosa regalare all’amico e mecenate Johannes Wackhenfels. Fino a quando non inizia a nevicare. Piccoli fiocchi ristagnano sull’abito, “tutti sessangolari, a raggi villosi”. Una cosa piccolissima fornita di forma. Ecco la strenna. Il dono da offrire.
Keplero nota che all’inizio di ogni nevicata, le prime particelle di neve sembrano asterischi a sei angoli. E ciò è dovuto ad un motivo preciso. Se fosse solo un caso, perché i fiocchi non hanno mai cinque o sette angoli? A questo punto Bucchi ci ha presi all’amo. Insieme a Keplero siamo tentati di addentraci nello studio della “simmetria esagonale del fiocco di neve che pone le basi di quella che in futuro diverrà la cristallografia”.
Fausto Politino
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A partire dal fatto assodato e nominato questione meridionale si parte per la tangente mescolando, nonostante le ottime letture citate ad ogni piè sospinto, localismo e algoritmi, paesaggi futuribili e desiderio di tradizione, democrazia e meritocrazia. Mi sembra l’ennesimo ricettario che denuncia la mancanza di cuochi.
PS la citazione all’inizio delle conclusioni fa cadere le braccia, per cui mi fermo qui
Pierluigi Guainazzi
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Un testo troppo specifico per un lettore non specializzato e, devo dire, che purtroppo è un limite. Quando leggo dei saggi che trattano argomenti interessanti ma non riescono ad uscire dal perimetro di un lessico da tecnico e per tecnici, mi rammarico. La considero un’occasione persa, soprattutto quando si trattano temi che potrebbero essere illuminanti e utili per segnare un cambio di prospettiva e di pensiero.
Alessia Eleuteri
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Quando ho scaricato i due libri per questa sfida ero convinta che "La pedagogia meridiana" sarebbe stato il vincitore della "mia personale sfida": originaria del meridione d’Italia, ho vissuto in pieno, da bambina e poi da ragazza, la scuola del sud Italia e ne ho sperimentato pregi e difetti; poi da adulta, trapiantata al centro nord e ora da madre, mi ritrovo a confrontarmi con un altro tipo di scuola, quella pubblica (io ho frequentato sempre scuole private). Quindi il mio primo pensiero quando ho visto il titolo e poi letto la premessa è stato che sicuramente mi sarebbe piaciuto più dell’altro libro....
Invece ho fatto un po’ fatica a seguire il discorso, non mi sono risultate chiare né le premesse dell’analisi da cui l’autore è partito e nemmeno le conclusioni a cui voleva giungere; sicuramente per un mio limite, intendiamoci, ma non posso dire che la narrazione abbia brillato per chiarezza! Alcuni concetti sono sicuramente ben espressi e approfonditi, mi ha colpito soprattutto la necessità, più volte ribadita, che la classe "insegnanti" debba davvero essere, oggi più che mai, MOTIVATA E PREPARATA; ma il libro resta alla fine abbastanza "fumoso", non si riescono a cogliere le soluzioni proposte e quindi lascia una sorta di "amaro in bocca", soprattutto per chi come me dal sud è partito e sicuramente non vi ritornerà.
Simona Cirillo