< La politica della rabbia. Per una balistica filosofica di  Franco Palazzi (Nottetempo)

Qui di seguito le recensioni di LaPoliticaDellaRabbia raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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In la politica della rabbia si discute del valore che queste sentimento ricopre quando lo si utilizza in campo sociale-politico. L’autore fornisce un quadro generale che possa aiutare a rivalutare questo importante catalizzatore di energie quale é il sentimento della rabbia, fornendo anche esempi di personalità che hanno fatto della rabbia il loro punto di forza. La struttura del testo rende la lettura molto scorrevole e la tematica trattata è oltremodo interessante, toccando anche temi di attualità.

Miriana Serravalle

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LA POLITICA DELLA RABBIA.
Per una balistica della rabbia
di Franco Palazzi

Il saggio ha come tema il rapporto tra rabbia e politica. La rabbia personale che sfocia in una rabbia pubblica, che coinvolge altre persone, accumunate dallo stesso problema.
È un bene o un male essere “arrabbiati” per qualche ingiustizia, per qualche oppressione. Molto interessante la ricostruzione scientifica sulla rabbia, che solo nel 1800 viene riconosciuta come malattia dovuta a un agente patogeno da Pasteur. Fino ad allora veniva considerata un’alterazione mentale di natura forse demoniaca. È come tale in certe situazioni considerata: femministe arrabbiate, neri arrabbiati, operai arrabbiati. Attraverso storie esemplificative (Valerie Solanas, Malcom X) l’autore analizza
il dilemma se la rabbia politica è utile alle cause che genera e cavalca. Secondo Palazzi, sì. Ma con balistica. Ovvero una rabbia mirata.
Anche in questo libro ho ritrovato concetti dimenticati come la parola cinismo, negativa ai giorni nostri, ma in realtà movimento filosofico estremista dell’antica Grecia (Diogene) che si rifà proprio ai cani e alla loro rabbia (kynismos).

MASSIMO BRILLO

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Un trattato politico-filosofico che affronta i principali temi che caratterizzano le vicende della nostra attualità, come il razzismo, l’oppressione, la rabbia, il cinismo, il femminismo.
Un volume ricco di spunti di riflessione per un percorso di introspezione e di visione della realtà.

Valeria Vagnarelli

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Un interessante viaggio nella rabbia in rapporto con la politica e con la società, spiegato non solo con la teoria ma attraverso esempi diretti e facilmente comprensibili

Sonia Mazzocato

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Prima di iniziare a leggere "La politica della rabbia" ammetto di aver avuto due timori. Il primo riguardava il tono dell’autore: avevo paura di leggere l’ennesimo ragionamento paternalistico e moralistico che ormai pervade (quasi) ogni scritto riguardo l’oppressione e la disuguaglianza sociale. Il secondo timore derivava dal fatto che un maschio bianco etero cis avesse scelto di parlare di femminismo e di dinamiche oppressore-oppresso, mostrando un’empatia di facciata che potesse mascherare un mansplaining in piena regola. In altre parole, avevo paura che un professore, dall’alto della sua cattedra, pretendesse di spiegare quanto la rabbia sia dannosa e inutile, quanto le sue manifestazioni siano violente e inconcludenti.
Quello che invece traspare dal saggio è l’umiltà dell’autore, che analizza le situazioni del passato senza mai giudicarle, aiutandosi con delle scelte lessicali ragionate eppure neutrali. La prosa scientifica e divulgativa allo stesso tempo utilizza termini propri della filosofia non esclusivi: non presuppongono un background culturale del lettore, non presuppongono quindi un lettore esperto e una circolazione del saggio solo in ambienti accademici. Al contrario, ogni termine della filosofia è spiegato con pazienza e chiarezza attraverso esempi vicini alla nostra quotidianità. Una "prosa inclusiva" che non si avvicina mai alla lingua parlata quotidiana, ma che proprio per questo motivo istruisce il lettore, amplia il suo vocabolario e lo porta a riflessioni ulteriori, pur con quella umiltà cui si è accennato prima.
Il prof. Palazzi accompagna il lettore attraverso un’analisi della rabbia, anzi a una normalizzazione della rabbia e delle sue manifestazioni, che vengono considerate per quelle che sono, appunto manifestazioni di un sentimento a lungo represso e bollato come inopportuno e inutile. L’autore, che non pretende mai di analizzare la rabbia definendo principi generali e assoluti, validi per tutti e per sempre, conduce un ragionamento dal sapore scientifico, con il quale è possibile analizzare tante altre situazioni che vengono appena accennate nel saggio: il pride, lo scontro generazionale, i valori della Gen Z, giusto per fare degli esempi. Non si tratta di una mancanza, bensì di un invito al lettore a ragionare in autonomia.

Mariantonietta Pascalicchio

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Il saggio di natura filosofica è strutturato in tre parti. Nella prima si mettono a punto e si organizzano gli strumenti con i quali studiare la “Rabbia” dal punto di vista politico. Si definisce quindi una filosofia politica della rabbia perché la rabbia degli oppressi ha bisogno di contrastare i discorsi dominanti riguardo a quali forme di politica siano legittime e meritevoli di adesione da parte di ampi settori della cittadinanza. Questo richiede una teoria della rabbia politica, una concezione che sostenga in modo convincente e comprensibile perché l’uso politico di una certa rabbia sia giusto. Questa filosofia ha pochi riferimenti nei classici. Un punto di aggancio interessante è l’analisi dell’atteggiamento tenuto da chi esprime la sua rabbia, partendo adesso sì con un riferimento classico ai cinici – Diogene di Sinope: quella cinica “è una vita che abbaia […], ossia una vita capace di battersi, di abbaiare contro i nemici, di distinguere i buoni dai cattivi, i veri dai falsi”, per collegarsi a Foucault e Benjamin.
Serve anche una balistica della rabbia attraverso la quale si vuole identificare la posizione del bersaglio, la traiettoria e gli altri parametri che caratterizzano la rabbia dalla sua origine al contesto in cui esplode, rifacendosi alle teorie di Cartesio.
Nella seconda parte si illustrano e si analizzano coi concetti definiti nella prima parte alcuni casi famosi:
Valerie Solanas, artista arrabbiata, una femminista che ipotizzava addirittura l’eliminazione degli uomini maschio,
Malcom X, una rabbia suprema
Adre Lorde che ha fatto della rabbia un’autentica dichiarazione di poetica.
Nella terza si analizza movimento transfemminista Ni Una Menos – Non Una di Meno (nudm) e più specificamente sulle sue iniziative in Argentina e in Italia in grado di combinare radicalismo e mobilitazione di massa.
Nonostante l’interessante lettura dei quattro casi resta l’impressione che l’impianto dei casi nella teoria politica aggiunga solo complessi ragionamenti

Gianfranco Casaglia

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Il volume di Franco Palazzi non è di facile lettura. Nell’analizzare il rapporto tra rabbia e politica l’autore introduce temi, come la balistica della rabbia e la filosofia politica della rabbia, che possono risultare affascinanti. L’idea di uno specifico uso della rabbia all’interno di movimenti che lottano contro condizioni strutturali di ingiustizia trova espressione emblematica in figure come Malcom X o in movimenti come Non Una di Meno.

Enrico Giacinto

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In questo saggio, Palazzi analizza in tutte le sfaccettature la rabbia recuperandola come agente politico. Spesso è considerato un sentimento negativo in antitesi con i sentimenti democratici di dissenso. Palazzi,invece , dimostra come la rabbia può essere uno strumento si cambiamenti se ben indirizzata contro gli abusi. La rabbia come motore positivo invece che strumento di dissenso. Il libro sicuramente è un valido saggio che offre moltissimi spunti di riflessione. Personalmente ho fatto un po’ fatica, sicuramente per un mio limite formativo, a seguire l’autore in alcuni passaggi.

Mara Dentamaro