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Giorgio Manacorda - La politica è un problema
Se la lettura di questo pamphlet scorre agevolmente, ben più arduo è comprendere a fondo quanto vi è scritto. Sono molte, e forse troppe, le affermazioni perentorie che lasciano perplessi e chiamano la ragione ad un notevole sforzo. Già nel primo capitolo (l’ossimoro) ho evidenziato in rosso le affermazioni più sconcertanti, importanti e profonde. Anche rileggendole più volte ho faticato non poco ad approfondirle. Ne citerò soltanto alcune (le più banali per non cadere in questioni troppo grosse per me, e anche per non dilungarmi esageratamente): “noi, l’occidente, non siamo religiosi… dove “religioso” non va usato in termini confessionali….erano religioni anche le ideologie del secolo scorso”. Il cristianesimo ha duemila anni di storia, l’Islam poco meno. Il Nazifascismo è durato assai meno di mezzo secolo, il Comunismo è talmente mutato da essere assai lontano da Lenin e Marx. L’ossimoro di Manacorda è “credere senza credere”. Ma il vero ossimoro, la poesia, dice “odi et amo”, cioè mette insieme due opposti, facendoli agire contemporaneamente. Lo stesso Catullo si interroga: ”Come può avvenire? Ma avviene!” Credere senza credere esclude la possibilità di “non credere”. Si crede con un fine: quello di non credere. Ma questo fine, ha o no probabilità di essere raggiunto? Eppure “non credere” in campo religioso ha la sua entità: l’ateismo. Ed è una condizione - come l’amore con l’odio - che agisce in senso avverso al “credere”, perchè non si pone come fine “quello di non credere”, ma opera già in quel campo. E in campo laico esiste l’opposto del credere, che opera in contemporanea? Non sono in grado, certamente, di mettermi in polemico contrasto con Manacorda, e di paragonare il mio pensiero al suo, molto più approfondito e esperto su tali argomenti. Ma la lettura è sempre stata avvincente, e proprio nel capitolo successivo (Un lungo addio) questi temi vengono ripresi e buttati a capofitto nel ’68, facendomi rivivere una stagione della mia vita importante e indimenticabile con tutte le sue contraddizioni. Che la politica ha poi rimestolato dentro di sé fino a raggiungere la situazione attuale, illustrata nel penultimo capitolo (Ho fatto un sogno), nel quale la perizia ed abilità nello scrivere dell’autore ha riversato tanta ironia, unita ad affermazioni veritiere, che ho condiviso con lui le innegabili qualità politiche di Beppe Grillo, senza peraltro condividerle. In conclusione posso affermare di aver riv
Roberto Colombo
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La politica è un problema: lo preferisco. Ben scritto, intreccio equilibrato di autobiografia e indagine storica. Lucido, onesto, intelligente.
Cristiana Caserta
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È quello che ho compreso di più forse perché rispecchia il mio pensiero.
Ornella Tadè
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Una serie di articoli in cui si parla della politica e del suo annientamento. La vera politica, o almeno un qualcosa degno di questo nome, non esiste più da tempo. La politica attuale è diventata ormai una commedia che non fa più ridere, dopo tutte le volte che la si è vista. I "politici" ripetono e fanno sempre le stesse cose, credendo di essere originali e non si rendono conto che invece stancano e allontanano i giovani. Gli ideali ormai non esistono più, come non esistono più la politica e i politici di una volta.
Giada Caparrotta
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Non è riuscito ad interessarmi. Ripetitivo. Scrittura autocompiacente e, a tratti, fine a se stessa.
Fausto Nieddu
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non so perché ogni tanto (nella parte iniziale) mi viene in mente Castaneda; e poi Harari di ’Da animali a Dei’, è provocante, piacevole, ironico e preciso;
di Manacorda non amo l’uso di troppe frasi interrogative: è un mio limite avrei bisogno del segno, come in spagnolo, prima della frase.
Guido Strino
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Interessante, ma a tratti noioso
MARTA RONDI
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Un dialogo leggero ma corposo. Sembra impossibile ma lo stesso autore parla di ossimori, ed è ciò che è riuscito a versare all’interno del testo. Parole che saranno sempre attuali malgrado i cambiamenti. Un pensiero che entra nella testa del lettore e lo costringe a meditare su alcuni fattori protagonisti assoluti delle regole sociali.
Laura Lipari
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Questo libro è, invece, totalmente inutile. Mi è sembrato un guazzabuglio di concetti confusi e superflui su un tema che, peraltro, non mi interessa molto, ma che in ogni caso viene affrontato e trattata in maniera astratta e disordinata. Voto 4
Silvia Barbieri