< La via italiana alla pornografia di  Tommaso Subini (LeMonnier)

Qui di seguito le recensioni di LaViaItalianaAllaPornografia raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Il secondo libro è una seria e rigorosa storia della censura in Italia. Che ho trovato molto interessante. Il saggio ha levato la polvere ad alcuni ricordi del mio passato (sono del ’55) e evocato situazioni che ho vissuto personalmente (vedi il film Helga o La dolce vita) o che mi sono state raccontate dai miei genitori (vedi le pattuglie antibacio volute da Scalfaro). Non l’ ho terminato ma o farò sicuramente. Ritengo che vada premiata l’accuratezza e la profondità delle ricerche effettuate dall’autore

Silvio Gaudio

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ABSTRACT
Scegliere fra i due saggi non è stato agevole. Sono entrambi meritevoli sia per il tema affrontato sia per l’efficacia argomentativa. Ho preferito il testo di Subini per il taglio dato ad una particolare storia del costume italiano: quella legata all’ impetuosa escalation del sesso nella cinematografia del nostro Paese dal 1948 al 1986. Anche se, senza voler condividere “il sentimento della gente comune che bisognerebbe tagliare la lingua alle persone colte” (Musil), non guasterebbe una sintassi con qualche inciso o qualche subordinata in meno.

Il testo di Subini mi ha convinto del tutto. Anche per ragioni biografiche. Ho l’età giusta per ricordare gli avvisi affissi dietro i portoni d’entrata delle chiese con l’elenco dei film vietati ai cattolici. Che poi fossero utilizzati non per evitare i film “indecenti” ma per meglio individuarli è un altro discorso. Com’è viva l’immagine del sacerdote del mio paese che tuonava a tamburo battente contro la -Dolce vita- di Fellini. A suo parere scatenava il peccato nelle guizzanti e frementi anime dei fanciulli in fiore di quel tempo.
Da un lato quindi una motivazione personale e dall’altro il taglio dato ad una particolare storia del costume italiano: quella legata alla travolgente scalata al sesso. Subini imposta il suo lavoro riferendosi ai periodi in cui l’emergere della pornografia incrocia il mondo cattolico.
Ho poi trovato molto pertinenti e ancora attualissimi gli accenni di Subini a Foucault. Al suo indagare la relazione esistente tra la sessualità e gli apparati di potere, storicamente costituiti per decretarne la norma. Una volta che il sapere stabilisce una verità sulla sessualità, gli strumenti di controllo intervengono per vietare ciò che non vi si conforma. Controllo che si esercita mediante un sistema complesso di istituzioni che va dalla famiglia alla scuola, per citarne alcune.


Fausto Politino

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Argomento interessante. Visto che è un saggio che si imperinia di storia rischia di annoiare.

Cetti D’Acri

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Questo secondo libro, pur molto importante per l’accurata disamina sul tema della pornografia, non ho incontrato il mio personale interesse.

Iole Dinnella

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Titolo: La via italiana alla pornografia. autore: Tomaso Subini

Poderosa e minuziosa ricerca per descrivere la strada che attraverso il cinema e la stampa ha portato alla pornografia in Italia.
Sin dagli anni 50 del secolo scorso l’intervento massiccio del clero e dei politici cattolici, insinuandosi nelle varie assiciazioni e commissioni che dovevano esaminare un film per dare l’autorizzazione alla proiezione in pubblico, in realtà imponevano una censura feroce. Tagli inesorabili a film in cui si vedeva una coscia scoperta o un bacio ritenuto lascivo. Dei veri e propri abusi di potere.
Nonostante tutto e con il passare degli anni il clero pedeva potere e iniziava la cosiddetta scalata del sesso del cinema italiano che ebbe inizio con i film Europa di notte e La dolce vita. Negli anni successivi le riviste per uomini proseguirono nella scalata sfociata nel 1979 con la propiezioni di film hard nei cosiddetti cinema a luci rosse

La mia scelta va chiaramente al libro La via italiana alla pornografia perchè è un’opera storica dell’argomento trattato che fa emergere lo strapotere del clero e politici affini dell’epoca con i loro interventi censori. Anche se di non facile lettura visti i numerosi note e richiami


Renato Antoniolli

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E’ un saggio molto profondo e libero che si avvale di una enorme documentazione per aprire un varco tra le molte contraddizioni interne ai partiti di governo e alla chiesa cattolica. L’argomento viene analizzato con una libertà difficilmente riscontrabile in altri autori soprattutto in relazione al ruolo del clero e delle associazioni clericali per contrastare la nascente pornografia. Interessante l’attività del papato e il suo parziale cambio di rotta sull’argomento.

Claudio Polo Friz

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Come ha fatto l’Italia, Paese che ha sempre respinto ogni forma di rappresentazione esplicita sulla sessualità, ad accogliere nel Parlamento, tra i suoi membri, la pornostar Ilona Staller?
Grazie allo straordinario lavoro di raccolta e rilettura dei fatti e dei documenti della storia italiana dal 1948 al 1986 eseguito magistralmente da Tomaso Subini, appare chiaro che la famigerata rivoluzione sessuale, quel mito a cui tutti abbiamo rivolto almeno una volta nella vita un pensiero di riconoscenza, in realtà non è quella linea netta che demarca un prima e un dopo.
L’ipotesi più verosimile, per Subini, è che l’Italia si sia trovata a un certo punto in un periodo di profondo conflitto tra i grandi moralisti e coloro che desideravano la liberalizzazione della sessualità, cui ha fatto seguito una fase di transizione prima della caduta totale di ogni tabù.
Ma quel che è più sconcertante e paradossale, è che in questo iter proprio la Chiesa ha svolto un ruolo da apripista, instradando letteralmente con atteggiamenti oppressivi, i processi di caduta dei tabù.
Con la vittoria alle elezioni del 58 della DC, Stato e Chiesa danno il via a un governo di forte stampo cattolico, dove la sfera sessuale è oggetto di censura.
Seguono poi la chiusura delle case di tolleranza nel 1958 (Legge Merlin), avvenimento che segna l’annullamento dei confini di quel mondo proibito così mistificato, respinto eppure morbosamente spiato.
Il trionfo di film come la Dolce Vita di Fellini inizia definitivamente il processo di indebolimento del controllo esercitato da Stato e Chiesa.
Nella riforma della censura dei primi anni 60 è possibile individuare quindi quella che Subini definisce come fase di passaggio e che sfocia poi nel crollo di tutti i tabù nel 68, anno che vede non a caso la luce il controverso film Teorema, di PierPaolo Pasolini.
Da lì in poi la Chiesa (e lo Stato) molla la presa, fino al 1986, quando la Corte di Cassazione dà il via libera ai film a luci rosse.
Subini parte dal cinema, di cui è profondo conoscitore, per sfatare quel concetto di rivoluzione sessuale (un “concetto scivoloso”) che ha sempre segnato idealmente un prima e un dopo, dimostrando se mai il contrario. Subini, che mette in ordine un archivio di materiale sconosciuto e sconfinato, con il suo modo di procedere incisivo eppure fluido, realizza un prezioso spaccato di cultura italiana a cui non si dovrebbe rinunciare.

Ilaria Vitali

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Originale e acuta analisi della cultura italiana rispetto all’ argomento, molto interessante

Maria Cristina D’Angeli