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Lo confesso: prima di leggere questo libro non amavo Muccino. Certamente, ho apprezzato L’ultimo bacio e mi è piaciuta la serie A casa tutti bene, ma in generale del regista non avevo un’opinione particolarmente alta. Mi sono ricreduta. La sua biografia, letta tutta d’un fiato, sotto forma di intervista, a cura del giornalista e critico cinematografico Gabriele Niola, risulta sincera e con un ritmo avvincente e rivela un Muccino inedito. Un racconto appassionante del mondo del cinema italiano e americano fatto ripercorrendo la sua lunga carriera e la sua filmografia, che ci restituisce aneddoti incredibili su attori, produttori e distributori. Muccino ci mostra il dietro le quinte di film realizzati e di film che invece non hanno mai visto la luce svelandoci i segreti del suo successo ma anche i suoi fallimenti, le sue tecniche di ripresa, il montaggio e i segreti della sua scrittura. Viene in mente, pur con le dovute proporzioni, il libro cult Il cinema secondo Hitchcock, scritto da Francois Truffaut, che molto racconta della narrazione e della grammatica cinematografica. È innegabile che Muccino sia il regista che più di altri ha saputo interpretare i trentenni dei primi anni Duemila e che sia stato capace di raccontare, con uno stile del tutto personale e riconoscibile - tanto da entrare nella Treccani con l’aggettivo mucciniano - le tumultuose relazioni umane con tutto il loro corollario di passioni, nevrosi, rabbia e amore. Durante l’intervista scopriamo anche il Muccino uomo che con onestà, per la prima volta, racconta del suo difficile rapporto con il fratello Silvio. Una lettura consigliata a tutti gli amanti del cinema, ma anche della narrazione tout court. E io intanto corro a rivedere tutti i suoi film.
Maria Rolli
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Quando ho scoperto che di Muccino ho visto ben sei film, sono rimasta sorpresa. In realtà prima di questa autobiografia, di questo regista avevo solo una conoscenza frutto di gossip, sempre malevoli, che mi avevano indotto nel pregiudizio che fosse solo un gran cazzone. Però andando avanti con la lettura, pensata come una chiacchierata condotta da Gabriele Niola, ho scoperto che non avevo visto solo L’ultimo bacio, che fra l’altro mi era piaciuto, ma ne avevo visti altri 5. Avevo visto Come te nessuno mai, Ricordati di me, La ricerca della felicità, Sette anime e soprattutto il gioiellino A casa tutti bene. Quindi il pregiudizio ha vacillato ed è crollato leggendo della sua avventura americana che fior di registi acclamati in Patria si sogneranno per tutta la vita. Penso che sia un regista di qualità che paga ancora a caro prezzo il fatto di sapersi mettere in gioco fino allo sfinimento e paga, emotivamente, la convinzione di non essere risolto. Siccome sono curiosa sono andata, via via che il libro scorreva, a consultare il mio Morandini dove ho trovato i commenti sui suoi film di una cattiveria gratuita, andate a verificare se non ci credete. Eppoi ho scoperto che è stato, grazie a Minoli, il primo regista di Un posto al sole, soap che seguo ormai da una quindicina di anni. Chiaramente, dovrei riguardarmi tutte le sue opere per capire la tecnica di cui parla nella biografia e di cui sono digiuna: le corse, i fiatoni, le musiche, i pianosequenza. Dettagli tecnici che non ricordo di avere focalizzato bene durante la visione, però lo farò perché non è un sacrificio guardare i suoi film. Ho capito che seppur privilegiato è una persona che ha sofferto, che ha avuto ma anche dato tanto. Grazie di avermelo fatto conoscere meglio, unica nota stonata il suo amore per i piccioni che io invece trovo repellenti.
Paola Magi
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Solita trovata editoriale da due soldi.
Lucio Antonini
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Leggere un’intervista breve può essere stimolante anche se l’argomento non è dei più interessanti.
Impostare un intero libro secondo modus operandi, invece, fa ottenere il risultato opposto: il lettore scappa anche se ad essere intervistato è il suo idolo!
Anna Castiello
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Molto scorrevole e pieno di aneddoti interessanti, ma ho trovato un po’ tediosa la forma del Domanda e Risposta, che metteva il lettore nella posizione di essere il terzo ( in alcune battute anche incomodo) di un’intervista.
Alexandra Cojocaru