< La vita adulta di  Andrea Inglese (PonteAlleGrazie)

Qui di seguito le recensioni di LaVitaAdulta raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Un libro un po’ lento, che fatica ad entusiasmare ed attirare l’attenzione del lettore.. non mi è piaciuto e, personalmente, non mi sento di consigliarlo ad altri.

Fabiola De Pompeis

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Il primo libro non sono riuscita a finirlo. All’inizio le riflessioni mi sono piaciute molto, profonde e contemporanee.
Poi, continuando a leggere, non ho capito dove volesse andare a parare. Le descrizioni erano prolisse e pochi dialoghi.
Poco scorrevole e non mi ha invogliato a finirlo.
Voto 4.5

Martina Rizzo

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LA VITA ADULTA

Un romanzo composto da capitoli leggeri ma intensi, dove l’autore in modo frizzante e coinvolgente ci pone davanti ad una domanda profonda: la vita adulta esiste davvero?
Perché i trentenni nonostante i traguardi raggiunti in ambito affettivo e lavorativo non hanno raggiunto la stessa maturità dei propri genitori? È colpa della società nella quale viviamo?
Un libro appassionante. Mi ha sorpresa.

A.Z.

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Gruppo di lettura
di Palmanova “Associazione culturale LiberMente”
coordinato da Maria Renata Sasso
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Il romanzo, costruito a capitoli alterni che narrano le vicende dei due protagonisti, offre sicuramente un affresco illuminante, tagliente e anche duro del mondo dell’arte e del lavoro intellettuale, ma soprattutto racconta la società e la contemporaneità attraverso diversi temi. E qui sta a mio avviso il suo limite perché questi diversi temi finiscono per diventare una raccolta di riflessioni microsaggistiche che risultano pesanti per il lettore.

Giuseppina Minchella

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Circolo dei lettori
di Napoli "Libreria IoCiSto"
coordinato da Gigi Agnano
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Le esperienze di vita, le vicende di Tommaso, critico d’arte e di Nina, performer. Lui cinquantenne, lei trentenne. Due vite parallele che ci vengono raccontate a capitoli alterni. Solo alla fine si congiungeranno. Entrambi i personaggi saranno pervenuti ad una loro personale maturità.
L’incipit non è di quelli che ti inchiodano al libro: poco accattivante, dispersivo, induce a vagare con la mente, a pensare ad altro. Forse perché in un libro ricerchi anche qualcosa, che pur approssimativamente, ti riporti alla tua vita, al tuo modo di pensare, a ciò che provi, o che hai provato o che speri di provare.
Eppure durante la lettura indugi sulle tirate ideologiche dell’autore, sui due personaggi principali, ti incuriosiscono, te li porti dentro per un po’, vuoi seguirli per conoscere l’evoluzione della loro vita, perché la loro vita è, come quella di tutti, ricerca di pienezza e soddisfazione intesa nella propria accezione personale. Così Andrea Inglese, pur se tra sentieri nebulosi, non ti avvince, ma ti induce a seguirlo fino all’ultima pagina.

Maria Grazia de Dominicis

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Il libro somiglia molto a un saggio sociologico mascherato da romanzo. Una lettura non per tutti a causa di una scrittura che presuppone nel lettore conoscenze di artisti, critici d’arte, correnti artistiche e performer citati con disinvoltura come se tutti facessero parte del mondo delle gallerie, dei collezionisti e degli addetti ai lavori. Il libro diventa più fruibile quando finalmente le storie parallele dei due protagonisti si intrecciano e si snodano verso un finale alquanto bizzarro in cui la sregolatezza sfrenata della protagonista, che aveva cercato cervellotiche risposte al perché dell’arte e della vita, si trasforma inspiegabilmente nel conformismo più convenzionale.

Annamaria Vargiù

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I protagonisti del libro, un critico d’arte e una performer, sono, per ragioni diverse, alla ricerca di una rinnovata affermazione artistica: il critico, ormai cinquantenne, fa fatica a raggiungere una soddisfazione economica e professionale; la performer cerca di rientrare in un mondo contro cui si era scontrata la sua voglia di libertà. Il tema trattato da Andrea Inglese, che si riferisce alla difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro, è attuale, interessante ed esposto con estrema competenza; peccato che la maggior parte dei lettori non abbia la stessa competenza e che l’ignoranza di temi e di esponenti dell’arte contemporanea renda la lettura estremamente faticosa.

Annamaria Montesano