< Le fiamme dei Balcani di  Valerio Di Donato (Oltre)

Qui di seguito le recensioni di LeFiammeDeiBalcani raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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La Fiamma dei Balcani ha una scrittura scorrevole ed è interessante il parallelo tra due periodi fondamentali per la storia dei Balcani. Lo consiglierei a chi di solito legge romanzi storici perché parla di un’area geografica che abbiamo difficoltà a capire e che spesso non viene raccontata.

Antonella Viggiani

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Le fiamme dei Balcani è un libro da iniziare con la stessa voracità di Andrej, come se fosse un manoscritto ritrovato per caso in mezzo ad una libreria, poiché si rischia, altrimenti, di restare incastrati nella complessità dei fatti storici. A venirci in soccorso sono la rabbia di Tonci, la storia d’amore tra Ivan e Mirna e l’affascinante precisione (Valerio di Donato è, difatti, un giornalista) con cui queste vicende storiche ci vengono proposte. I personaggi sono presentati attraverso uno sguardo freddo, distaccato e li conosciamo principalmente per il loro legame con la guerra e per le loro idee politiche. Questo libro ci parla di una realtà molto più vicina di quanto si pensi, ci offre una prospettiva ampia e dettagliata di avvenimenti che hanno portato il mondo ad essere come lo vediamo oggi. Tutto questo lo fa seguendo il fil rouge di un’esistenza marcata dalla consapevolezza di esserci per puro caso. Le fiamme introdotte dal titolo non sono solo quelle dei Balcani, ma anche quelle del protagonista, quelle di Antonio Fabris, che recupera le tracce dell’uomo che avrebbe dovuto ucciderlo molti anni prima. Di Donato ha scritto un libro che istruisce, coinvolge e fa riflettere.

Emma Nencioni

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Libro interessante, mi piaccio tanto i libri dove la storia dei personaggi si intreccia con la "Storia" intesa in senso generale. La guerra dei Balcani mi ha sempre colpito profondamento, avevo 20 anni e il fuoco dentro, come Ivan avrei voluto in qualche modo fare la mia parte.
Le popolazioni di confine hanno sempre subito questo essere "merce di scambio" senza alcun riguardo alla loro identità, alla loro cultura, all’amore per la loro lingua e le loro tradizioni. Libro che consiglierò!

Marina Passamonti

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Un romanzo che riesce a raccontarci la storia della Jugoslavia dagli anni 40 fino alla sua disgregazione.
Un excursus negli avvenimenti di un paese svelati tramite la ricerca del protagonista impegnato a capire il motivo di preciso piano atto ad ucciderlo di cui è venuto a conoscenza.
Ma anche una ricerca dentro se stessi per confrontarsi con le proprie convinzioni etiche e morali.

Nicola Benedetti

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Libro che ci riporta agli orrori della guerra dei Balcani, purtroppo molto attuale vista la guerra in Ucraina, in alcuni tratti mi sembrava di leggere le cronache di oggi. Anche gli agganci con la seconda guerra mondiale, così come la questione istriana,sono ben rappresentati e amalgamati nel racconto. La storia d’amore fra i due ragazzi e il mistero del professore scampato all’assassinio hanno reso a mio parere il racconto ancora più scorrevole e apprezzabile. La scrittura è scorrevole e ho scoperto solo mentre leggevo che l’autore è un giornalista in pensione. Mi è piaciuto e lo consiglio.

Francesca Corbelli

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Mi è piaciuto moltissimo soprattutto per il tema trattato, a me molto congeniale, e per lo stile narrativo scorrevole e facile da seguire. Una lettura interessante, appassionante e avvincente che consiglierei, non solo a chi è stato in quei territori, ma anche e soprattutto a chi non li conosce, per imparare a farlo.

Anonimə

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-Le fiamme dei Balcani: un giallo storico interessante ed avvincente il quale, attraverso la ricerca del protagonista di capire il perché c’è una sua condanna a morte già scritta, ripercorre la seconda guerra mondiale, la guerra in Jugoslavia e tutte le guerre civili susseguitesi in quegli anni. In particolare ho trovato emozionante la relazione tra Mirna e Ivan, i ‘Romeo e Giuletta’ del libro.. è sicuramente un libro da consigliare a tanti adolescenti come surplus al libro di storia.

Fabiola De Pompeis

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Lecce “Orti di guerra”
coordinato da Simona Cleopazzo e da Anna gatto
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Sono le tragedie vissute dalla gente dei Balcani che attraversano il giallo storico di Valerio Di Donato, risultato di storie di esuli avvenute in Jugoslavia tra gli anni ‘80 e ‘90, proponendo riferimenti e collegamenti a ciò che è avvenuto negli anni ‘40.
Si tratta quindi di un viaggio nel tempo, che parte dal protagonista, Antonio Fabris, che vuole fare chiarezza su un mistero: nel lontano 1943 era stato condannato a morte dai comunisti jugoslavi a sua completa insaputa, e vuole quindi approfondire il disegno organizzato per la sua morte, andando addirittura alla ricerca del suo sicario.
La storia di Antonio si intreccia ad eventi che lo riportano indietro nel tempo, rispetto al periodo in cui si svolge il racconto, e che lo lega infine a Ivan, suo nipote, trovatosi, da adulto, a combattere una guerra tra etnia serba e croata nel 1991. A supporto del racconto, che risolverà il mistero di Fabris, c’è proprio la storia d’amore tra Ivan e Mirna, infermiere conosciuta al fronte di cui il ragazzo si innamora perdutamente e che si scopre essere, per via dell’intreccio, legata per famiglia proprio a Mirco Marinic, il sicario di Antonio Fabris.
Seppure incentrato sulla storia di pochi protagonisti, il racconto presenta una struttura corale e racconta in maniera informata eventi contestualizzati in un periodo storico triste, di lotte fratricide che hanno purtroppo acceso le fiamme dei Balcani.

Cristina Longo

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Circolo dei lettori
di Grottaferrata “Un libro al mese della biblioteca comunale”
coordinato da Lucia Zenobi e Cinzia Silvagni
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Correva l’anno 1991 andava in scena una guerra di Religioni. Tutto cio’ che accadde allora alla ex Jugoslavia si ripete oggi in Ucraina, stesse atrocita’, distruzioni e stesse incivilta’ alle porte dell’Europa. Valerio Di Donato descrive molto bene la guerra dei Balcani, un mondo Slavo perennemente inquieto. Ricordo perfettamente quegli anni, tutto cio’ che e’ successo, anche perche’ avevo una suocera nata sotto l’impero Austriaco a Vizinada vicino Pola. Tutte le estati la mia famiglia si ritrovava in quelle terre , in tutte le citta’ nominate dall’autore in questo scritto. La bellissima Pola con la sua arena, le coinvolgenti acque di Verudella, Fasana, i’isola di Brioni con gli animali esotici regalati a Tito da Regnanti e Capi di governo di tutto il mondo. Il romanzo si evolve partendo dagli avvenimenti degli anni quaranta "Seconda Guerra Mondiale" , con quanto e’ avvenuto negli anni novanta. Molto ben scritto e documentato, con un pizzico di giallo che non guasta

Lombardi Giuliana

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Argomento interessante trattato in maniera puntuale ma non nelle mie corde di lettore. Non sono riuscita a terminarlo

Del Giudice Francesca

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La narrazione argomento del libro, si intuisce, è una scusa, molto ben congeniata e di godibile lettura, che Di Donato impiega per narrare le tragedie che hanno afflitto i Balcani nel ’900, materia che l’autore padroneggia con competenza e sicurezza.
Anche se la lettura della storia risente un po’ dei continui salti temporali, la complicata vicenda in cui si trova immerso il protagonista e la sua famiglia ha una sua linearità che permette al lettore di seguirla senza particolare fatica. Credibili anche gli accadimenti che avvicinano il nipote Ivan al killer incaricato dell’esecuzione di Tonci.

Dario Mazzeo

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Grandi lettori
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Tonci, istriano esule a Bolzano per le lotte nei Balcani , torna in Istria e scopre di essere casualmente scampato alla morte voluta dalle gerarchie politiche titine che lo consideravano una spia. Per decenni cercherà il suo killer mancato. Il destino lo metterà sulla sua strada grazie al nipote Ivan. Nel romanzo si intrecciano amore, odio etnico e politico, ideologie e nazionalismi. La narrazione è asciutta, cerca di essere “neutrale” nel rappresentare realtà assai complesse. Per cogliere a pieno il contesto servirebbe un’approfondita conoscenza della storia dell’ex Jugoslavia.

Giuliana Guerini

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Nel secondo romanzo, Le Fiamme dei Balcani di Valerio Di Donato, c’è una buona ricostruzione delle vicende belliche, assai complesse, che hanno interessato i Balcani dopo la dissoluzione della Yugoslavia di Tito, con un esplicito parallelo con i tragici eventi che hanno attraversato L’Istria e Trieste dopo il 1944. La storia mi è complessivamente piaciuta anche se, a mio parere, l’autore avrebbe dovuto soffermarsi un po’ di più nella descrizione dei personaggi. Ho trovato la trama un po’ esile, poiché la sensazione che  ne ho ricavata è che Di Donato voglia rappresentare principalmente la complessità e la drammaticità degli eventi storici senza dilungarsi troppo sulle vicende umane, anche se, in realtà, mi sembra che con questo romanzo l’autore voglia rappresentare l’assurdità della guerra (tema, purtroppo, di stringente attualità) e che la storia , come canta De Gregori, siamo noi ed è nostra responsabilità tramandarne le reali implicazioni ai nostri figli.

Francesco Sprovieri

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A trent’anni dall’inizio della guerra dei Balcani, una riflessione su quanto accaduto tra il 1991 e il 1995, è ampiamente giustificata e anche utile. Il testo vuole collegare questi eventi, oltre che all’ oggi, anche all’espulsione forzata degli italiani dall’ Istria (e dalla Dalmazia, di cui si parla meno) alla fine della seconda guerra mondiale, e per farlo ricorre al topos del "Manoscritto ritrovato".
Il collegamento temporale tra i due periodi (1991/1995 - 1943/1954... ma il racconto si sofferma sui primi anni, non sull’esodo nella sua interezza) nel manoscritto potrebbe anche funzionare ma a condizione di una scelta linguistica molto più attenta di quella che ci viene offerta alla lettura, da cui emergano le differenze tra le epoche descritte. Non è sufficiente l’uso del dialetto da parte della mamma di Ivan, nel "manoscritto" c’era bisogno di una lingua più ricercata.

Dario Canali

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Condivido l’osservazione di Ivan, il giovane che scopre e legge il manoscritto del padre, “a volte sembra un romanzo, a volte un diario, a volte un manuale di storia”. Certo beneficia di una scrittura scorrevole, ma comporta frequenti cambi di sfondo, sentimenti ed emozioni in alcuni momenti, eventi esterni in altri, atteggiamenti verso la vita e la società non sufficientemente giustificati. Troppi piani e molto si perde.

Giovanna Zauli

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Il libro a mio avviso non ha grandi pretese, narra con facilità di lettura ciò che l’Europa ha vissuto nel suo ri-nascere, con la frammentazione dello stato Jugoslavo dopo la morte di Tito, ma che ha anche ignorato per dieci lunghissimi anni. La storia incentrata sulle vicende famigliari e politiche del professor Antonio Fabris detto “Tonci” esule istriano dopo la seconda guerra mondiale, quando l’Italia sconfitta ha dovuto cedere non solo territori ma persone e affetti a quella giovane terra che era la Jugoslavia nata dopo la fine della prima guerra mondiale, dalle ceneri dell’impero austroungarico. Tonci è il personaggio che rivive i suoi drammi interiori e anche sentimentali con lo scoppio della guerra dei Balcani, quando il nipote Ivan, a lui più simile per ideologie e passioni, decide di andare a difendere la Sua patria, quella Croazia di cui oggi noi italiani conosciamo solo le bianche spiagge estive, ma che presto si troverà a dover fare i conti con gli estremismi che delle guerre ne sono i padroni e decidere di lasciare la sua patria. La storia ripercorre velocemente alcuni eventi della guerra nei Balcani, la caduta di Vukovar o l’esplosione del ponte della città di Mostar; gli odi tra concittadini che hanno portato alle pulizie etniche, filo rouge delle vicende il passato di Tonci e gli estremismi del comunismo e gli estremismi della attualità nella vita di Ivan e di Mirna e della loro giovinezza; nulla però viene approfondito o messo in evidenza; ritengo che questo libro possa essere di buon grado considerato un libro per ragazzi, dovrebbe essere fatto leggere nelle scuole affinché si ricordi che l’Europa ha avuto al suo interno guerre fratricide, ben prima e ben più vicino a noi, di quella che stiamo vivendo adesso in Ucraina, ma nonostante ciò nulla è stato insegnato e troppo presto, invece, è stato dimenticato. Non ritengo però che possa trovare un posto di rilievo all’interno del torneo letterario, a mio avviso almeno non ne ha la “scorza”.

Nadia Massaro

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Un affresco interessante di una storia familiare che si dipana dalla Seconda guerra mondiale ai conflitti balcanici. Le tragiche vite dei personaggi, tratteggiati in modo realistico e convincente dall’autore, avvicinano il lettore alla scoperta delle vicende storiche che uniscono Italia e Jugoslavia.
La scrittura ben si adatta ad un intreccio e una trama coinvolgente e, per molti versi, attuali.

Francesca Cipriani