< Le ripetizioni di  Giulio Mozzi (Marsilio)

Qui di seguito le recensioni di LeRipetizioni raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Il libro è organizzato in raccontini autonomi che si riprendono e si ripetono in un girotondo fine a se stesso che può essere interrotto solo dal Adesso basta finale.
L’inseguirsi delle storie rispecchia le elucubrazioni dei personaggi, tutti infelici e tutti psichiatrici.
Per rendere concretamente la confusione mentale il linguaggio è prolisso, periodi lunghissimi pieni di subordinate e di incisi che durano intere pagine, continue divagazioni, continue ripetizioni (appunto) e un paranoico soffermarsi sui dettagli più minuti.
Un’idea che poteva essere affascinante, ma troppi capitoli mi sono sembrati inutili e pedanti o troppo estesi.
Uno stile che doveva travolgere, ma è così poco immediato che mi ha affaticata e irritata senza coinvolgermi.
Dubbio: l’autore è un furbetto che ha messo in piedi un’elaborata presa in giro di lettori, critici e editori?
I capitoli incentrati sul sesso ne sono stati la conferma: pratiche sadomaso con tutti gli annessi e connessi di sesso con animali, incesto, infanticidio, e chi più ne ha più ne metta.
Altro dubbio: voleva liberare le sue fantasie perverse? sono pagine narrativamente così immotivate che perdono di senso; resta la provocazione fine a se stessa, un gioco che mostra la corda e diventa presto noioso.
Cosa mi rimane? Pochino.
Estenuante, eccessivo, inutile. Non ne ho capito il senso e quindi non mi ha preso. Mi è venuto spontaneo pensare che l’autore è uno che se la tira – e mi ha suscitato antipatia.

Tullia Roghi

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Le Ripetizioni: Senza dubbio una bella penna ed un libro originale, ma per me una narrazione che smarrisce ed inquieta un pò. Non la preferisco.

Rosanna Palumbo

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Grandi lettori
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Non Devon’s spaventare i periodi lunghi, in cui punti e virgola e due punti non si fanno pregare, non deve spaventare la non linearità, è il bello del lavoro di Mozzi: agire per racconti. Di Mario non sappiamo niente e va bene così. Tutto inizia con un ricordo tra Boboli e il Friuli in un inanellarsi di profumi e immagini di un’infanzia lontana ancora da decifrare. C’è molta fotografia che aiuta a mettere insieme i pezzi, le fototessere di una mitica Biennale di Venezia che possono confermare il passato, quelle dell’amico Gas che certificano il presente fino a lasciare il campo alla pittura. C’è carne e sangue e poi ci sono anche le fragole che annunciano incontri tra corpi. E non deve spaventare. Il sesso come un orologio scandisce giornate e personalità. E la capacità di non renderlo indigesto è tra le doti di Mozzi perché Mario ha ricordi, donne e uomini, sesso. Mario scrive ma del lavoro non si sa niente, Mario è tra Padova e Roma, Mario arriverà a chiudere qualcosa che si è spinto troppo in là, violenza e dominio, bisogni carnali e demoni interiori.
Mozzi sembra saperne molto e il suo Mario ha qualcosa che coinvolge tutti noi.
Niente si spezza tutto è legato anche nei brevi capitoli, non c’è sospensione e quanto sappiano può certamente bastare. Uso eccellente della lingua, costruzione di personaggi inaspettati, capacità di raccontare i lati oscuri fuori da quei modelli buonisti che spesso popolano la letteratura contemporanea.



Flavia Fiocchi

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Sin dalle prime righe lo scrittore ci avverte che il libro è costruito con una certa sapienza: di stile, di ritmo, punteggiatura e montaggio.
Sono immagini funamboliche, sintassi curatissime che si aprono e chiudono all’occorrenza per dare respiro alla scena o toglierlo del tutto al lettore.
Attenzione però, non è una lettura immediata. Vuole il suo tempo. Bisogna prendere questo libro per quello che è, un’opera scritta bene che vuole dimostrare di esserlo.
Una lettura lenta, ma non faticosa che certamente consiglierei ancora.

Jessica Benfatto

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson  
di Piacenza 2“I ragazzi del Liceo Gioia”  
coordinato da Annalisa Trabacchi
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Una narrazione iperrealista, che procede con geometria irrinunciabile: moltissimi dettagli regalati a manciate immense a particolari da altri spesso tralasciati, letture in treno o discorsi sull’arte tra amici. Tuttavia, è questo esagerare, questo manierismo che modella ogni piccola azione, insignificante all’apparenza, a catapultarci senza alcuna fatica all’interno delle menti degli stessi personaggi, permette di acquisire i loro occhi, dopo che i nostri stancati dalla quotidianità cercano rifugio in nuovi orizzonti. Dove noi cerchiamo nuovi luoghi, Mozzi riesce a regalarci nuovi spazi da occupare.

Tosca Repetti