< Léon di  Carlo Lucarelli (Einaudi)

Qui di seguito le recensioni di Leon raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Ho trovato "Leon" un noir coinvolgente, raffinato. La trama ben costruita nell’ intreccio conduce il lettore nei meandri della mente umana, in bilico fra disperazione e crudeltà. Ho.amato molto la prosa: asciutta, scarna ma ricca, che suggerisce piuttosto che descrivere. Lo consiglio a chi ama il genere noir.

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Trama interessante ed una lettura abbastanza scorrevole, seppur non appassionata a tale genere di storie

Doriana Dimonte

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Ho trovato il libro scritto bene ed incalzante. La storia coinvolge e gli intrighi sono gestiti in maniera perfetta fino al colpo di scena. È stata una lettura coinvolgente e che mi ha catapultata all’interno della vicenda narrata.

Carlotta Guerra

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Circolo dei lettori
di Palermo 3 “Eutropia”
coordinato da Rosana Rizzo
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E’ un giallo strepitoso. Pur non amando molto il genere Lucarelli riesce a trascinare il lettore in una sequenza di episodi che nella fase iniziale (forse un po’ troppo lunga) presentano i personaggi ed i contesti in cui si svolgono i fatti e poi si intrecciano nello sviluppo di un giallo di grande pregio narativo. Un bellissimo percorso di emozioni e scelte di vita: l’ispettrice Grazia Negro, neo mamma, è descritta magistralmente così come l’autore riesce a fare percepire al lettore le sensazioni che prova l’ex fidanzato cieco.L’intreccio tra le vite dei diversi personaggi e la malattia mentale, vero tema di questo libro, è nella piena conoscenza dell’autore che riesce a trasferirlo con grande semplicità e lucidità senza però mai entrare nello specifico della malattia stessa.Il crescendo di emozioni, tipico del genere, mantiene il lettore incollato al libro e le “sorprese” si vivono sempre come fossero vere.E’ stato difficile scegliere di non premiare Lucarelli, sicuramente uno dei libri più convincenti che ci sono stati sottoposti negli ultimi tornei.

Giuseppe Riccio

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Come nella lettera rubata di Poe la polizia ha davanti a se quello che cerca ma non lo vede.. Il giallo si svolge a Bologna che Lucarelli ci fa conoscere soprattutto la Bologna notturna ,attraversoil tassista Roberto.Due cadaveri  insieme ad un infermiera  nascosta sotto un lavandino  vengono trovati in una residenza  dove scompare anche un criminale cieco detto L’iIguana che conseguentemente viene considerato il sospetto numero 1. Poiché L’Iguana deve la sua detenzione a Grazia, brillante ispettrice  che lo ha incastrato , si pensa che il criminale sia scappato per fare i conti con lei.  Successivi colpi di scena con ritrovamento di cadaveri dell’Iguana,dello psichiatra confondono gli investigatori che si mettono alla caccia di un fantomatico personaggio segnalato dal tassista Roberto.Chi è stato vicino alla soluzione del caso viene eliminato. Alla fine una soluzione imprevedibile (ma forse prevedibile)verrà fuori: uno stalker ossessionato dai topi  e da un amore impossibile. Un giallo, ben scritto  con alcuni personaggi interessanti con l’unico difetto di  ripetizioni ossessive (sono un topo, amami)

Salvatore Balsamo

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Con Leon di Carlo Lucarelli, il lettore ritrova con piacere personaggi ed ambientazioni del fortunatissimo Almost blue, stupendo thriller pubblicato dallo stesso autore circa venticinque anni fa. In seguito ad una nuova catena di omicidi, l’Iguana è scappata ed è il principale sospettato, forse assetato di vendetta. Tocca a Grazia Negro, l’ispettrice che lo aveva catturato a suo tempo, uscire dal programma di protezione e vestire contemporaneamente i panni di cacciatrice e preda dell’omicida. Ma le cose non sono affatto come sembrano: Grazia adesso è madre di due gemelle, ha appena partorito e la maternità le regala una grande fragilità, ma anche quella forza sovrumana che le occorre per arrivare allo scioglimento della vicenda, non senza autentici colpi di scena. Con Leon, Lucarelli si conferma il maestro del thriller italiano che tutti conosciamo e amiamo, ma quello che forse manca al romanzo è quel ritmo, quella poesia, quella dolcezza struggente delle note musicali di Chet Baker che avevano scandito Almost Blue e incantato a suo tempo tutti noi che lo abbiamo letto.

Neva Galioto

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“Why don’ t you want me, Léon ?” Perché non mi vuoi, Léon ? Un bisogno disperato di essere amati, così cantano i Melancholia, a cui l’autore si è ispirato, questo è il fil rouge che percorre tutto il bellissimo romanzo di Lucarelli. Grazia Negro, funzionario di polizia, si trova all’Ospedale Maggiore di Bologna dove le hanno appena praticato un cesareo ed ha dato alla luce due gemelle; ha deciso, infine, quale corso dare alla sua vita: abbandonerà la carriera in polizia per fare la mamma a tempo pieno. Ma la vita o il destino decidono per lei diversamente poiché è sfuggito dal carcere psichiatrico l’Iguana, un pericoloso serial killer che Grazia era riuscita a catturare e fare condannare. Nella fuga ha ucciso due persone, unica superstite una fragile
ragazza trovata nascosta, in evidente stato di choc, sotto un mobile. Grazia e le gemelle sono in pericolo e vengono quindi trasferite in un luogo segreto ove è condotto pure Simone, il suo ex, un ragazzo non vedente che l’aveva supportata in quelle indagini. L’ispettrice Negro si trova così coinvolta, suo malgrado, in una indagine ove i colpi di scena si susseguono così come pure gli omicidi, nessuno può sentirsi al sicuro e Grazia sembra avere perduto lo smalto del passato. Eroina dei nostri giorni, l’ispettrice si rivela al lettore in tutta la sua fragilità: lo sconforto, l’ansia, le giornate buie la rendono prossima al vissuto di tanti, nessun superpotere quindi, nessuna dote straordinaria ma la capacità empatica di avvicinarsi alla sofferenza di chi le sta accanto e di scoprire che, sotto l’apparenza di normalissimi individui, può celarsi una personalità così contorta da portare al crimine.
Il ritmo incalzante degli avvenimenti sconvolge e stravolge ogni prevedibile scenario svelando al lettore il panorama di una umanità sofferente, mendicante amore che per amore uccide. I personaggi sono delineati in maniera eccellente con una prosa elegante e raffinata ove si intravede lo sguardo compassionevole dell’autore sulle sofferenze di questa fetta di umanità lacerata, incapace di vivere senza l’amore e che, anzi, vive in maniera distorta questo sentimento. Un romanzo attuale che si inserisce bene nella realtà dei giorni nostri costellati di fatti cruenti determinati dal non accettare il rifiuto in amore e ove la solitudine degli animi è fenomeno sempre più diffuso. Piccola pecca: qualche ripetizione eccessiva che rallenta , a volte, il ritmo della narrazione anche se appare evidente come l’ autore abbia voluto accentuare e sottolineare il carattere ossessivo di alcuni personaggi. Un thriller comunque coinvolgente, condotto magistralmente sino alla inaspettata scena finale; l’autore riesce a mantenere viva la suspense giocando sugli indizi e svelando gradualmente gli aspetti reconditi dei personaggi coinvolti, personaggi che ricorrono alla violenza più aberrante come espressione massima del loro dolore. L’ indagine, dunque, si trasforma sino a diventare studio dell’anima: la Negro cerca di captare la personalità e le pulsioni dell’
assassino al di là delle sue azioni criminali; a quel punto il killer si rivela essere la prima vittima della catena: uccide per sopperire alla mancanza disperata di amore, per reagire al rifiuto: “ why don’t you want me,Léon ?”

Rosella Balsamo

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A distanza di quasi 25 anni dal suo fortunatissimo thriller “Almost blue”, Carlo Lucarelli torna a raccontare dell’ispettrice Grazia Negro e di Simone Martini, il ragazzo non vedente che l’aveva aiutata a catturare l’Iguana, l’assassinoseriale che dopo un periodo di reclusione in un ospedale psichiatrico giudiziario adesso vive in una residenza per ex degenti. Lo scrittore sferza subito un pugno allo stomaco del lettore catapultandolo nel “vivo” di una scena del crimine: due carabinieri, pistole in mano e paura lungo la schiena, sono appena entrati nell’appartamento in cui vive l’Iguana dove, immersi nella vasca da bagno intrisa di sangue, scorgono i corpi senza vita dei due coinquilini del serial killer. L’unica superstite del massacro è l’infermiera Marta, rinvenuta in stato di choc sotto il lavabo della cucina; il killer è scappato e, c’è da giurarci, cercherà Grazia e Simone per vendicarsi. I due, così, si ritrovano a dover convivere forzatamente in una casa protettanon lontana da Bologna e fanno i conti con letrasformazioni subite dopo essersi lasciati. Entrambi, in seguito alla rottura della loro relazione,hanno preso le distanze da qualcosa: Simone, che usava l’udito per conoscere e viaggiare nella realtà, ha smesso di ascoltare e si è chiuso in un mondo governato solo dal tatto i cui confini non superano quelli del suo corpo; nella solitudine della sua casa ha cominciato a sfinirsi di esercizi, diventando“lo Schwarzenegger dei ciechi” e costruendo con il suo corpo scolpito una solida corazza che lo separa dalla realtà circostante. Grazia si è messa in aspettativa, lasciando ad altri il compito di immergersi nella verde, tossica realtà dei serial killer e, grazie all’inseminazione artificiale è diventata mamma di due gemelle; la fuga dell’Iguana ha però sovvertito i progetti dell’ispettrice, che ora si ritrovacostretta a collaborare alle indagini con la ferita del cesareo ancora dolente. La storia, dopo un avvio apparentemente lineare si dipana in un susseguirsi di colpi di scena e si complica con l’innesto di altri personaggi o altri mostri a cui dare la caccia e se questo, da un lato, porta il lettore a rimanere in uno stato di costante tensione fino all’ultima pagina, dall’altro lato crea un certo rumore, una serie di spinte e scossoni non sempre conducenti mentre si procede nel cuore del racconto. Il thriller di Lucarelli è un racconto sinestetico in cui immagini, sensazioni tattili e suonicolpiscono e stimolano la capacità immaginifica del lettore; i brani suggeriti (Leon dei Melancholia; Lost umbrella di Inabakumori; Amandoti)non sono solo un commento musicale ma un sentiero che consente una totale immersione nella realtà insana e deviata dell’assassino e di afferrarne l’alienazione. Da leggere con gli auricolari sempre a portata di mano.

Annalisa Cannata

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Un mondo del tutto diverso troviamo nel libro di Lucarelli, qui dominano la paura e le ossessioni, qui l’amore non costruisce ma distrugge. L’ispettrice Grazia Negro, ha appena partorito due gemelle che vorrebbe tenere vicino a sé, ma capisce che qualcosa non va perché vede in sala due poliziotti e lei e le bambine vengono portate urgentemente fuori dall’ospedale in un posto secreto. Il motivo di tanto trambusto sta nel fatto che l’Iguana, un pericoloso serial killer, che lei aveva fatto arrestare tempo fa, non si trova più nella struttura in cui viveva, mentre in essa vengono rinvenuti due cadaveri ed una piccola fragile infermiera terrorizzata e nascosta sotto un lavello. Nella struttura isolata e protetta assieme alla Negro arriva
anche Simone un non vedente ex compagno di Grazia. Simone è vittima di gravi ossessioni, si è isolato dal mondo ed ha concentrato tutte le proprie energie ad irrobustire il proprio corpo, quello che lo circonda non lo interessa più è dentro la sua pelle che desidera vivere. Gli omicidi si susseguono in un crescendo di brutalità, non mancano i colpi di scena, e tutto diventa ancora più assurdo e misterioso quando anche l’Iguana viene trovato morto. Chi è allora il misterioso assassino? E’ solo uno stalker, una persona all’apparenza gentile e innocua. Lucarelli riesce in modo magistrale a sviscerare la psicologia di uno stalker, che comincia gradatamente ad assediare la sua vittima destabilizzandola, privandola della propria
libertà, costringendola a vivere dentro un incubo, fino ad arrivare, nei casi più estremi ad ucciderla, perché non ha il diritto di vivere chi ha osato rifiutarlo. Entrambi i libri sono scritti molto bene, più fluida la prosa della Valadiano, più corposa e complessa quella di Lucarelli. Sono solo due romanzi ma quale dei due siavvicina di più alla realtà? “Ai posteri l’ardua sentenza”

Olinda Orlando

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Leon non mostra nessuna pecca, nessun difetto, purtroppo non ho potuto prediligerlo perché il libro della Veladiano è riuscito a colpirmi alle spalle, sorprendendo con un romanzo “civile” che affronta il “non detto” della malattia con uno sguardo diverso. Probabilmente l’autrice ha risposto al bisogno di poter sostenere la realtà riponendo qualche timida fiducia nel prossimo.
Il libro di Lucarelli è un noir esemplare, una struttura classica resa estremamente contemporanea dai continui rimandi all’universo neopunk e techno che ci conduce per spirali dentro la follia. L’ossessione diventa linguaggio, le ripetizioni cantilenanti diventano parte integrante del racconto, niente è superfluo, il sangue e le viscere non sono mai pulp, ma elementi di un quadro materico, musicale, letterario nel quale anche l’assenza di colore è fondamentale: la cecità degli occhi , della mente acuisce tutti gli altri sensi, esalta la percezione di sé ed alza mura invalicabili. I personaggi sono monadi che interagiscono a stento, seguono percorsi paralleli , non percependo altro che le proprie vite, non sentendo l’urlo di Leon , non vedendo chi intorno dilania per essere visto: “Io sono un criminale, tu sei un incosciente, perché non mi vuoi Leon?”..

Rosana Rizzo

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Ho sofferto a non esprimere la mia preferenza per il libro di Lucarelli perché, in effetti, mi è molto piaciuto, così come mi sono sempre piaciute le sue narrazioni e i suoi podcast. Il giallo, che ho appreso avere come protagonisti personaggi già presenti in altri romanzi dell’autore,
è avvincente e ben scritto.La trama si muove attraverso fitti dialoghi tra i personaggi e incursioni nella coscienza di alcuni diloro, tramite il meccanismo della narrazione in prima persona in alcuni tratti. Sin dalle prime pagine ho dovuto più volte tornare indietro nella lettura; ho poi compreso che ciò non era tanto dovuto a una mia distrazione ma alla stessa scrittura di Lucarelli che fa sempre intravedere qualcosa di irrisolto sia nella ricerca dei colpevoli, che nelle vite dei vari protagonisti; nasce la sensazione costante di qualcosa che disturba a un livello sottile e non del tutto conscio: l’impressione vaga, che scorre sottopelle, che qualcosa di importante stia sfuggendo all’attenzione, e ciò provoca un continuo disturbo a livello quasi inconscio. Nel libro ho trovato un altro valore aggiunto: una colonna sonora (sono andata a sentire le canzoni richiamate) fondamentale ( come sottolinea lo scrittore nei ringraziamenti finali) per la comprensione della vicenda. Con il suo procedere investigativo Lucarelli si conferma maestro della tensione narrativa e ci lascia con il desiderio di conoscere il seguito.

Viviana Conti

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Chi è alla ricerca di un libro avvincente troverà di sicuro in Léon il giallo perfetto. Carlo Lucarelli ha costruito un’opera dalla struttura impeccabile, la cui trama si dipana attraverso personaggi complessi, vicende intricate, relazioni umane e professionali tormentate, tumulti interiori e colpi di scena. Protagonista è ancora una volta l’ispettrice Grazia Negro, stavolta nel doppio ruolo di neo-mamma e poliziotta. Con lei diversi personaggi già presenti in altre opere scritte da Lucarelli, in particolare l’Iguana, lo spietato serial-killer misteriosamente fuggito da una residenza per ex degenti psichiatrici dove vengono ritrovati anche i corpi di due pazienti brutalmente uccisi. Partono così le indagini nel tentativo di trovare delle risposte ai tanti quesiti irrisolti.  La storia è un susseguirsi di tensioni emotive che catturano il lettore e lo conducono alla pagina successiva e poi all’altra ancora. La realtà claustrofobica in cui si sviluppa la vicenda viene descritta da diversi punti di vista. Filo conduttore che unisce e avvolge tutto è senza dubbio la paura: paura della vendetta, paura di essere scoperto, paura di amare, paura del mondo esterno, paura di non essere all’altezza delle aspettative, paura che paralizza. Ad armonizzare tutto certamente contribuisce la musica. I versi di alcune canzoni quasi ossessive si ripetono in diversi momenti, in particolare il brano Léon dei Melancholia, da cui deriva proprio il titolo di questo giallo che potrebbe essere inserito in un manuale su “come costruire il perfetto Thriller”

Laura Guercio

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Protagonista del romanzo è Grazia Negro che in un momento particolare della sua vita sceglie di abbandonare la carriera in polizia per diventare madre.
La scena iniziale è infatti  una sala parto nella quale sono venute alla luce due gemelle.Dovrebbe essere un momento di gioia pura ma subito Grazia e le bimbe vengono scortate in un luogo segreto per sottrarle alla furia vendicativa dell’iguana,un serial killer fatto arrestare da Grazia ed ora fuggito dall’ospedale psichiatrico lasciando dietro di sé una scia di sangue e di paura.Ha Ucciso due persone e sicuramente vorrà vendicarsi di Grazia e di Simone,colpevoli del suo arresto.
Paura e terrore,depistaggi,tracce volutamente false travolgono con ritmo vorticoso gli eventi.La prosa è rapidia,con molti dialoghi,con rapidi colpi di scena che sorprendono senza stancare,come si conviene al genere. Nell’insieme gradevole la lettura anche se il confronto con l’altro testo in concorso è stato negativo

Gemma Alfano

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In una delle villette ricavate dai padiglioni del vecchio manicomio di Imola, vengono trovati brutalmente assassinati due inservienti, un uomo ed una donna. Unica superstite una infermiera, trovata nascosta sotto il lavandino della cucina.E’ in sala parto, subito dopo la nascita delle sue gemelle, che Grazia Negro, ex ispettrice di polizia,apprende che “l’Iguana”, uno dei serial killer più pericolosi da lei catturati, è scappato.
Presumibilmente è lui l’autore del duplice omicidio, e sicuramente inizierà a cercarla per ucciderla.Grazia e le gemelle, dalla sala parto, vengono immediatamente trasferite sotto scorta in un rifugio sulle colline emiliane.Così inizia “Leon”, l’ultimo romanzo noir di Carlo Lucarelli, contraddistinto da una trama ricca di tensione e di colpi di scena, in cui nulla è come sembra.
Il romanzo è diviso in tre parti, e diventa man mano sempre più veloce e concitato.Non ho letto altri romanzi di questo autore e non mi piacciono particolarmente i noir, ma devo ammettere che questo libro è intrigante.E’ un romanzo profondamente inquietante, che tocca corde profonde, anche perchè la paura diventa qualcosa di palpabile, di fisicamente percettibile. Pienamente riuscita è la caratterizzazione dei personaggi, in particolare quella di Simone, l’ex fidanzato non vedente di Grazia e quella di Roberto, il tassista bolognese.Ho appreso solo in seguito che Lucarelli ha preso il titolo del romanzo da un brano dei Melancholia.Nonostante abbia letto il libro tutto d’un fiato, non penso che leggerò altri librdi Lucarelli.So di essere impopolare, ma per quanto mi riguarda, il limite di questo genere di letture è che alla
fine resta poco o niente.

Francesca Castellano

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L’autore del romanzo, Carlo Lucarelli, è noto a tutti in quanto regista, sceneggiatore, giornalista e scrittore. Tra la sua vasta produzione è opportuno menzionare le serie dedicate rispettivamente all’ispettore De Luca, all’ispettore Coliandro e all’ispettore Grazia Negro. Il suo interesse per la cronaca nera lo ha portato a condurre dal 1999 al 2009 “Blu notte – Misteri italiani”, programma trasmesso in prima serata su Rai 3, che analizzava le indagini su omicidi seriali avvenute nell’ultimo cinquantennio. Léon è l’ultima fatica letteraria di Lucarelli, appartiene alla serie dedicata all’ispettore Grazia
Negro ed è il sequel di ”Almost Blue”Il romanzo inizia con una scelta, quella dell’ispettore di abbandonare la sua carriera in polizia,smetterla di dare la caccia ai serial killer e diventare madre. La scena si apre infatti in una sala parto, dove Grazia è appena stata sottoposta ad un cesareo, dando alla luce due gemelle.Immediatamente è evidente a tutti che qualcosa non va per il giusto verso. La Negro e le sue bimbe vengono immediatamente scortate in un luogo segretissimo. L’Iguana, pericolosissimo serial killer,è scappato dall’istituto psichiatrico in cui era detenuto, lasciando due vittime dietro di sé.
Risulta implicito che voglia vendicarsi dell’ispettore, visto che proprio lei alcuni anni prima ne aveva determinato l’arresto.Con lei viene messo sotto protezione anche Simone, il suo ex compagno, cieco, che aveva
partecipato alla cattura dell’Iguana.Sopravvive all’agguato del serial killer, Marta, un’ infermiera, fragile e minuta, che terrorizzata dall’esperienza che ha vissuto, chiede con insistenza di essere portata anche lei nel medesimo luogo sicuro dove si trovano Grazia e Simone. La cattura dell’Iguana risulta stavolta più complessa e, trafalse tracce e eventi disorientanti, niente sembra corrispondere alle aspettative. Ben riuscito il personaggio del tassista Roberto, Bologna 5, che con le sue consuete dirette su Instagram si trova anche lui coinvolto nelle indagini. Il romanzo ha la sua colonna sonora, una musica di sottofondo che accompagna il lettore pagina per pagina: “Léon” dei Melancholia e in un secondo momento “Amandoti” nella versione dei NAIP, interpretazione più lacerante rispetto alla graffiante versione della Nannini. Il testo del brano dei Melancholia andrebbe letto e ascoltato fin dalle prime pagine di lettura perché ne è parte integrante, così come l’inquietante musica di Kaai Yuki (Lost Umbrella), che ben si adatta a rappresentare il
disturbo mentale. Il testo è coinvolgente e ben congegnato anche se non manca di alcuni luoghi comuni: la dovuta scelta tra maternità e carriera, il post partum con le note problematiche connesse, i ritorni di fiamma e quell’ ossessivo “amami, amami” che in ultimo stanca un po’ il lettore.
La scrittura è snella, asciutta, ricca di dialoghi, di cambiamenti di prospettive e punti di vista, atta ai colpi di scena improvvisi che caratterizzano l’intero romanzo. Il testo risulta ben strutturato,mantiene la suspense fino alle ultime pagine. Assolutamente consigliato agli amanti del thriller.

Caterina pietravalle

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Nonostante sia un genere che io non ami, questo thriller ti tiene attaccato alla lettura. Piacevole anche che il narratore cambi e che ci descriva la situazione da vari punti di vista. In questa maniera ci porta diritti all’interno delle paure dei personaggi. Ciò nonostante, ho trovato il serial killer un po’ scontato e si intuisce fin quasi da subito chi sia. Di tutti mi sembra il personaggio meno riuscito, soprattutto per certe insistenze stilistiche che adotta l’autore.

Stefania Oliveri