< Lettere da Guantanamo di  Laura Silvia Battaglia (Castelvecchi)

Qui di seguito le recensioni di LettereDaGuantanamo raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

* * *

 

C’è un posto che è sorto dopo l’11 settembre 2001 e non è un luogo della memoria ma di detenzione: Guantanamo. Luogo che ci viene descritto attraverso gli occhi di chi l’ha vissuto: ex detenuti, avvocati, carcerieri, e parenti di chi non è più tornato.
Le parole mi hanno portato a visitare un luogo mai visto.

Roby Bozzato

* * *

 

Come sopra, nonostante i saggi non siano il mio genere, ho trovato questo libro molto scorrevole, tanto che l’ho letto in una sola sera. E’ scritto bene, l’argomento, per quanto angosciante, è molto interessante e scritto in un linguaggio comprensibile anche a chi ama decisamente di più il genere narrativa.
Per questo lo promuovo pienamente.

Roberta Atzeni

* * *

 

"Lettere per Guantanamo" è un saggio giornalistico che ha avuto la virtù di attirarmi dall’inizio, malgrado l’argomento fosse ben conosciuto. Come i grandi testi apporta una nuova luce sulla realtà con un punto di vista per niente manicheo. Si legge come un fluente report biografico.

Juan Felipe Bermejo Rubio

* * *

 

In questo libro l’autrice ripercorre la storia del campo di prigionia di Guantanamo , aperto vent’anni fa e in funzione ancora oggi.
Attraverso documenti ,foto e interviste ai detenuti, ai carcerieri e agli avvocati Silvia Battaglia ci fa conoscere un lato oscuro della storia americana a cui la negazione dei diritti umani e la paura del terrorismo non ha messo la parola fine .

Saviani Alessia

* * *

 

Anche se manca una parte più analitica, tratta di un argomento sostanzialmente poco approfondito con un lavoro sul campo interessante

Michelangelo Maestri Tassoni

* * *

 

Eccellente documentata inchiesta sulla sorte degli ultimi detenuti di Guantanamo. Interessante e commovente.

Marco Fiori

* * *

 

Libro duro e difficile da digerire. Mi ha fatto vergognare della razza umana

Rita Antonini

* * *

 

Molto interessante. Getta una luce su una pagina vergognosa della storia americana senza vincitori ma indirizzata unicamente a dare in pasto ai mass media i presunti colpevoli. Una voce fuori dal coro che ci ricorda che ancora esiste un lager chiamato guantanamano.

* * *

 

"Lettere da Guantanamo"
un libro di storie di "persone", con storie atroci, descritte con molto garbo.
Questa lettura mi ha lascito con il desiderio di approfondire la conoscenza del problema

MARIALUISA CALVI

* * *

 

Lettere da Guantanamo di Laura Silvia Battaglia, è un libro-reportage sul famoso carcere statunitense aperto appena dopo il 9/11. Testimonianze, vite spezzate e lacrime raccolte dalla Battaglia restituiscono la faccia più tetra non solo della criminalità ma anche della giustizia americana.

Carlo Alberto Carlet

* * *

 

L’autrice offre un’esauriente visione d’insieme del campo di prigionia di Guantanamo, aperto nel 2002 e ancora attivo. Vengono presentate le storie dei detenuti (sia quelli ancora in attesa di giudizio, sia quelli che sono stati liberati o estradati in altri Paesi, dove spesso vivono isolati), ma anche le vicende angosciose dei loro familiari e il difficile ruolo degli avvocati, perlopiù volontari, che si occupano della loro difesa e spesso faticano a conquistarsi la loro fiducia. E’ un saggio molto rigoroso, corredato di preziosi documenti inediti, che fa luce sugli aspetti più oscuri (e probabilmente non abbastanza noti) della storia americana.

Benedetta Alessandra Bertolino

* * *

 

Libro intenso, profondo, a tratti anche scomodo perché induce a guardare le cose da una prospettiva completamente diversa da quanto fatto finora, a mettere in discussione alcune “certezze” che sembravano finora consolidate e acquisite ma che invece vengono capovolte nel momento in cui si guarda agli avvenimenti post 11/09 dall’angolo di visuale che il libro ci propone.
Non sapevo e forse nemmeno mai avrei mai immaginato che l’attacco alle torri gemelle avesse generato conseguenze così atroci e una così grande sofferenza anche per persone che nessun ruolo diretto hanno avuto in quegli avvenimenti e che anzi forse in molti casi sono stai usati come semplice capro espiatorio, lasciando il dubbio in chi legge che i VERI responsabili siano altrove (molto più in alto) e siano di fatto rimasti del tutto impuniti.
Noi occidentali, evoluti, progressisti, forse talvolta ci accontentiamo delle soluzioni più ovvie e più a portata di mano, che soddisfano nell’immediatezza la nostra sete di “giustizia” (ma poi davvero tale?) senza renderci conto dello scotto che poi c’è da pagare, in termini di vite distrutte o spezzate irrimediabilmente.
In questo senso il saggio in questione è stato per me occasione per guardare la realtà un punto di vista rinnovato è uno stimolo, anche per il futuro, a fare altrettanto.

Simona Cirillo

* * *

 

In questo saggio troviamo una pagina buia della giustizia americana descritta senza inutili giustificazioni.

Aida Iandolo

* * *

 

IL PUNTO DI VISTA DELLE FAMIGLIE
La mia ammirazione verso le giornaliste che sono anche reporter da zone di guerra è sempre sconfinata e questo saggio offre un interessante punto di vista sui detenuti del carcere di massima sicurezza di Guantànamo, dove sono transitati (e tuttora alcune decine ancora presenti) detenuti, prevalentemente yemeniti, ritenuti collegati ai fatti dell’11 settembre. La giornalista ha vissuto nello Yemen per diversi anni ed è entrata in contatto con quella realtà, con quella cultura e con le famiglie di alcuni di quei detenuti. E’ questo il punto di vista che ci offre, che porta ad importanti riflessioni sui diritti umani di tutti, pensando soprattutto alle torture che queste persone hanno subito, anche se nel saggio sono solo marginalmente accennate. Un interessante capitolo è anche dedicato agli avvocati, unica cerniera fra i detenuti, le loro famiglie, ed il mondo esterno. Saggio interessante, anche per tutto quello che non dice.

Marika Pelizzari

* * *

 

Libro notevole che grazie soprattutto ad una prosa dalla forte connotazione empatica riesce ad aprire spazi per riflessioni dolorose e complesse.

Fabio Pasotto

* * *

 

Lettere da Guantanamo é un libro profondo che ti scava dentro nell’anima, facendoti porre interrogativi e fornendoti un punto di vista che pochi considerano: Quello dei carcerati le loro storie di umiliazione e tortura senza condanna dei responsabili. vicende che si leggono ancora nei volti delle fotografie, dai racconti dei parenti e dalle parole di chi é riuscito ad uscire da quel carcere con traumi irreparabili ma con una forte voglia di riscatto e con il desiderio di una nuova vita dopo anni bui.
Ho avuto difficoltà a scegliere un libro tra i due ma scelgo questo perché rompe il tabù sul carcere di Guantanamo e ci sbatte in faccia tutta la cruda verità taciuta per anni. Il bisogno di far conciliare i diritti umani con la lotta al terrorismo e la speranza dell’autore che forse un giorno questo carcere con tutti i suoi segreti venga finalmente chiuso restituendo ai detenuti, di nuovo un umanità che non dovrebbe mai essere negata a nessuno.

Luca Dordoni

* * *

 

Prigionieri che sono stati a Guantanamo, che ci sono tuttora e ci resteranno fin chissà quando, il racconto dei loro familiari: tutto a comporre un monito nei confronti dell’ingiustizia, della disumanità, della crudeltà di sentenze che fanno temere che siano state impostate più sulla ragion di stato che su accurate indagini giudiziarie. Un reportage difficile, che lascia molti dubbi e molte questioni aperte.

Anna Mazzoleni

* * *

 

Dopo gli attentati dell’11 settembre, viene istituita la detenzione nel carcere di Guantanamo soprattutto per i presunti artefici degli attentati. In questo libro si cerca di guardare dall’altro lato, e capire cosa vuol dire essere un detenuto di Guantanamo, magari non essendo nemmeno colpevole. Ma soprattutto si cerca di capire cosa sia Guantanamo: prima di tutto è un insieme di promesse non mantenute, come la promessa mai mantenuta di chiudere questo carcere. Poi è anche un limbo, perché chi ha avuto la possibilità di uscire ha avuto notevoli difficoltà a rifarsi una vita, e che vita.
Uno sguardo attento su una realtà poco nota e scomoda, ma che è giusto studiare e capire

Cleo (solo il nome come Madonna, Cher, Adele)

* * *

 

Mi ha aiutato a comprendere ll’assurdita’ della reazione
Americana con la creazione di guantanamo. Ma non sono riuscito pur nell’imbarazzo di un cittadino occidentale a non rimanere convolto nella situazione
Dei detenuti . Comunque rimane un contributo necessario all’informazione.

Stefano Gabrielli