< Lettere da un carcere. Racconti e volti di un’amicizia di  Ida Matrone (Ares)

Qui di seguito le recensioni di LettereDaUnCarcere raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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L’umanità nel carcere. Un libro che racconta in modo scorrevole ciò che c’è oltre la colpa dei detenuti, la loro voglia di rinascita e di scoprire l’ "altro". Da non perdere.

Maryl

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Il libro è scritto dalla presidente dell’associazione incontro e presenza che da anni opera nel carcere di Bollate. Una prima parte descrive la storia dell’associazione è una seconda riporta lo scambio di mail tra lei e i detenuti durante il lockdown. Lodevole il lavoro prestato ma il libro è faticoso da leggere, difficile seguire le tempistiche ed il filo del discorso. È fortemente connotato da una visione cattolica che definisce tutte le relazioni e la possibilità di aiuto. Definire il lockdown come il carcere o la libertà vigilata mi è sembrata davvero una mancanza di tatto da parte di una persona che conosce così bene la realtà delle carceri, credo sia la cosa che mi ha maggiormente infastidita.

Lucia Avidano

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In prima battuta il libro mi ha dato un’impressione molto negativa: un panegirico dell’associazionismo cattolico e del buon senso dell’opera assistenzialista collegata, condita di recite natalizie, ovvietà e prefazioni ad hoc.
Approfondendo, però, si nota lo sforzo dell’autrice di raccontare un’esperienza utile, importante, e che arricchisce tanto il detenuto quanto il volontario. Entrambi si legano sullo sfondo della solitudine della detenzione e della difficoltà di un reinserimento nelle relazioni sociali: ciò fa sì che entrambe le figure, ripeto, si arricchiscano, crescano e apprendano.
Non lo ritengo in toto un saggio, ritengo manchi una più approfondita riflessine critica, ma molto vero, vivo e vissuto. Ha il mio placet.

Pc

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Un racconto affascinante perché introduce nel mondo poco conosciuto di chi vive dietro le sbarre di un carcere. La preziosa testimonianza dell’autrice, la sua totale abnegazione nel volontariato portato avanti con incredibile tenacia, stupiscono il lettore che non può che ammirare la sua fede incrollabile nell’essere umano e nelle sue capacità di sopravvivenza e di speranza.

Roberta Salamon

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«Non si è volontari in carcere perché si fa opera assistenziale, ma perché si aiuta l’altro a diventare la persona che è, in tutta la sua bellezza”, scrive così don Claudio Burgio, cappellano al Beccaria di Milano, nella prefazione al libro di Ida Matrone, Lettere da un carcere. Racconti e volti di un’amicizia. Un sottotitolo che esplicita cosa sia davvero il volontariato, in carcere e ovunque, un seminatore di amicizia, amicizia civile, civica.
Quello di Ida Matrone è un libro da leggere e consigliarne la lettura È un libro che fa bene. Nelle sue pagine la testimonianza plastica e calda di una frase di Fabio Rosini che ho trovato citata: “Qualunque persona venga da noi, deve poter trovare in noi qualcuno che la aiuti a riscoprire la propria bellezza”.

Luigi Brandonisio

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saggio molto interessante, originale come tema e molto ben scritto. L’Autrice ci invita ad un approccio diverso nei confronti di materia e materiali, valutandone l’impatto sociale ed ambientale. Sostenibilità, riciclo, progettazione pensando già al possibile riutilizzo al termine dell’uso sono tutti temi che mi hanno aperto delle nuove prospettive

Fabrizio Fusco

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Il mondo del carcere , di chi vi risiede stabilmente o per lavoro, non è certamente ai primi posti negli interessi dei componenti la nostra società. Abbiamo buttato la chiave di quei portoni salvo accorgersene in situazioni eccezionali. Il racconto dell’esperienza di alcuni meritevoli volontari che quella chiave hanno raccolto per andare a incontrare quell’umanità rinchiusa, dimostra che, come ci obbligherebbe la nostra Costituzione, il carcere non deve essere solo un luogo di pena ma di riabilitazione .

giovanni da roit