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E’ quel tipo di libro che già dalle prime pagine sai che andrà a finir male. La tipica storiaccia con personaggi (forse troppi) a volte improbabili, ma comunque ben costruiti. La Roma dell’EUR e delle villone adagiate tra i pini marittimi, il fungo, e i palazzi dei ministeri è molto ben riconoscibile. La scansione temporale degli eventi mi è piaciuta abbastanza.
Ecco però, nel mio sistema personale di classificazione dei libri non mi fa dire “che bello!”
Daniele Parizzi
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Un triller di periferia, a tratti un poco lento. Sicuramente il personaggio più interessante è Tyson. L’escamotage dei continui salti temporali e il continuo cambio nel personaggio narrante un poco aiuta ma un poco distoglie dal racconto principale.
Il romanzo come triller non mi ha sorpreso, anche se tiene comunque il lettore legato allo svolgersi degli eventi.
Anna Pizza
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Recensione libro 2 Lo chiamavano Tyson
L’opera, tra il noir
ed il romanzo socio- psicologico, è la storia del mancato riscatto di
Fausto Colasanti, soprannominato Tyson, un cinquantenne romano, un
border- line vissuto sempre facendo i conti con la sua corporeità
imponente, l’incapacità di domare la propria rabbia ed un soprannome che
sembra quasi essere una condanna. Ma Fausto non è soltanto forza bruta
ed istinto, egli è anche un grande esperto di musica rock, un uomo
sensibile che ama leggere e che nutre il sogno di poter rimediare agli
errori del passato.
Finalmente questa occasione gli si presenta un
giorno inaspettatamente: un ricco industriale, il commendatore Peroni,
cerca un custode fidato che possa sorvegliare la sua mega villa durante
il lungo periodo che, con la sua famiglia, sarà all’estero;la scelta
cadrà su Tyson che gli è stato segnalato dallo chef della villa, un ex
compagno di scuola di Fausto che si ricorda di lui per un disco ricevuto
in regalo. Così, per motivi assolutamente al di fuori del razionale, la
musica sembra piegare il destino divenendo quasi il fil rouge della
vicenda perché infatti il commendatore riconosce ed apprezza in
quell’energumeno la sua stessa passione per un certo tipo di musica, il
progressive rock degli anni settanta, e ne rimane colpito al punto da
affidare alle sue cure, non solo tutte le ricchezze contenute nella
villa, ma anche la sua preziosissima raccolta di vinili; Fausto,
chiamato per la prima volta con il suo vero nome, sarà il custode della
villa. Il compito sembra semplice all’apparenza: egli controllerà da
alcuni monitor tutti gli ambienti assicurandosi che tutto sia
tranquillo; per svolgere questo incarico avrà, inoltre,bisogno di un
compagno con cui alternarsi giorno e notte nei turni di vigilanza. La
scelta di Fausto ricade su Alcide Pennello, uno spilungone, amante delle
donne, un individuo mediocre con cui egli mal si adatta. Tyson infatti,
a discapito delle apparenze, ha una certa cultura, soprattutto
musicale, ed anche una sua correttezza morale unita al senso del dovere.
Pennello, al contrario è all’opposto: tanto Tyson è riservato e
corretto, quanto egli è chiacchierone e superficiale; proprio per fare
colpo su una ragazza che fa la cassiera del locale ove entrambi si
recano a mangiare, si lascia , infatti, scappare dettagli della villa e
del loro lavoro di vigilantes davanti agli avventori presenti. Da quel
momento si susseguono diversi eventi a catena che determinano il
coinvolgimento di altri personaggi: un immigrato indiano che vive di
piccoli furti, una banda di ragazzi annoiati che, pur provenendo da
solide famiglie piccolo- borghesi, ruba orologi preziosi per il gusto
del guadagno facile, una guardia giurata incaricata della sorveglianza
sterna della villa ed ancora la cassiera, l’amica, il fidanzato, l’
edicolante, insomma tutti personaggi che animano questa periferia romana
con i loro sogni di rivalsa e di riscatto sociale e in cui prevale il
desiderio di farsi apprezzare e stimare.
L’elemento che farà
precipitare nel dramma tutta la vicenda è una gabbia all’interno della
villa, un sistema antifurto americano per cui, chi volesse rubare
varcando le recinzioni, si troverebbe, in realtà, imprigionato in questa
gabbia e nell’impossibilità di comunicare con l’esterno; spetterà al
vigilante di turno ai monitor avvertire poi la polizia. Attirati dalle
descrizioni di Pennello, uno dopo l’altro, i potenziali ladri finiscono
nella gabbia; la situazione si ribalta in modo assurdo al di là delle
possibili ipotesi e coloro che avrebbero dovuto essere in difficoltà
tirano fuori tutta la loro aggressività capovolgendo la situazione, da
vittime designate a carnefici. Tyson, ancora una volta incapace di porre
un freno alla sua rabbia, pregiudica gravemente il buon esito della
missione affidatagli fino al tragico epilogo.
L’opera si legge tutto
d’un fiato, il ritmo è incalzante e coinvolgente; il narratore, pur
mantenendo un lucido distacco dai propri personaggi, riesce tuttavia a
coinvolgere il lettore rendendolo partecipe dell’evolversi delle
vicende. İ personaggi del romanzo, a vario titolo vittime del loro
destino, riflettono una realtà presente non solo nella periferia
romana, ma in molte delle nostre città, una realtà sofferente di
emarginazione e sopraffazioni ove predomina il desiderio di potere
essere amati e soprattutto riconosciuti come esseri umani, degni di
rispetto.
Leitmotiv che fa da sottofondo al noir è la musica rock
degli anni settanta: i brani dei Jethro Tull, dei Genesis,di Al Stewart,
di un rock cult particolare amato da Tyson puntualizza ed enfatizza
alcuni momenti della narrazione, il lettore più curioso potrebbe essere
solleticato ad andare a ricercare i brani menzionati per dare sonorità
alle parole dell’autore ed all’atmosfera che egli ha inteso creare in
quelle pagine sperimentando un altro percorso di lettura.
Annalisa Cannata
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Laura Guercio