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Una coerente ricostruzione storica di un avvenimento che ovviamente non conoscevo affatto .
Colpiscono alcuni dettagli relativi alla gestione della ricostruzione ; mi riferisco in particolare alla suddivisione dei ristori per grado di danno , suddivisione che sarebbe ancora oggi una buona base di partenza per i provvedimenti di ristoro per i danni subiti da calamità naturali e non .
Non stupisce , infine ed è di bruciante attualità con il conflitto in atto , l’occultamento della verità , prima vittima di ogni guerra
antonio lo conte
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Il libro riporta alla luce la storia del suburbio di sant’Osvaldo di Udine dal suo nascere alla sua successiva ricostruzione dopo l’esplosione della polveriera nel 1917, le informazioni reperite dall’autore mostrano una serie di mancanze nel tempo che hanno portato al disastro non solo del quartiere, ma della città e fino alla successiva disfatta di Caporetto. Quello che mi ha stupito personalmente è quanto poco si conosce dei particolari della storia ma ciò che più mi turba è quanto poco si impari dal passato, questo mi sembra maggiormente vero in questo momento con la guerra in Ucraina in corso.
Le trincee della prima guerra mondiale hanno avvicinato il fronte alla città di Udine (la Capitale della guerra) e per questo i suoi abitanti hanno subito totalmente le vicende della guerra con i feriti negli ospedali, i comandi delle truppe, i depositi di cibo e di armamenti , il vettovagliamento necessario e le evacuazioni prima e dopo lo scoppio. Libro consigliatissimo.
Mariadele Molteni
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scritto bene, è meritevole di portare all’attenzione, con una buona ricostruzione storica, un fatto passato praticamente sotto silenzio e , all’epoca, censurato. eppure aveva coinvolto non soltanto centinaia di persone, ma anche tutta una parte della città di Udine.
sandra mingardo
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Ci sono eventi luttuosi del nostro Paese che non sono noti, che passano quasi dimenticati, come la strage di Vergarolla, la spiaggia di Pola (assegnata da poco alla Jugoslavia, ora Croazia) sconvolta da una bomba il 18 agosto 1946 o Portella della Ginestra, in Sicilia, un Primo maggio di sangue, nel 1947. Andiamo un po’ più indietro con questo libro, “Lo scoppio di Sant’Osvaldo” di Gaetano Vinciguerra, che ci racconta appunto ciò che il titolo richiama, avvenuto un lontano lunedì, il 27 agosto 1917, a Udine. Città avamposto delle truppe appostate sulle trincee della Prima guerra mondiale (il grande insensato macello che inaugurò il secolo breve), Udine contava allora 50mila abitanti ed era attinta da un viavai di commerci e imprese che la guerra purtroppo porta sempre con sé. Si pensi solo che c‘erano 18 ospedali, un manicomio con 600 ospiti e che nell’ospedale maggiore operava Cesare Frugoni, il medico divenuto celebre per aver curato Togliatti e che morì a 96 anni. Quel giorno si trovava in città anche Giovanni Comisso, lo scrittore, che ne parlò nel suo “Giorni di guerra”. Udine dunque quella mattina di lunedì venne sconvolta da una strage senza precedenti anche per un consueto scenario bellico. Infatti nel rione popolare di Sant’Osvaldo, tra le case, le scuole, le imprese, un collegio per giovani bersaglieri, erano stati disseminati i rifornimenti, le munizioni, la benzina, le armi, tutto insomma, della Seconda armata impegnata contro gli austro-tedeschi. Una enorme polveriera in mezzo alla gente che prese fuoco all’improvviso provocando un disastro inaudito. La copertina del libro di Gaetano Vinciguerra, edito da Gaspari (casa editrice udinese) l’anno scorso, lo spiega molto bene: vediamo una madre circondata dai suoi bambini che osserva le macerie della casa in cui abitavano fino a pochi istanti prima. Si pensa a un terremoto. E invece no: quella strage (si parlò di decine di morti, ufficialmente circa 50 ma probabilmente furono molti di più, inoltre tanti feriti e migliaia gli sfollati) era annunciata, era voluta perché è ovvio che non si può mettere una polveriera di tale entità in mezzo alla popolazione, e il fatto ancora (se possibile) più impressionante è che, come per molti eventi militari, nessuno ha pagato.
Poi la circostanza che due mesi dopo, il mercoledì 24 ottobre 1917, la città venne travolta dalla grande fuga di Caporetto, dalla disfatta militare in cui molti fuggirono (e i carabinieri fucilavano i “disertori”).
Mariateresa Gabriele
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Una ricostruzione minuziosa e particolareggiata, grazie a documenti, atti amministrativi e testimonianze, di un incidente marginale, seppur molto grave e con conseguenze disastrose, della Prima guerra mondiale, accaduto in un quartiere suburbano di Udine, retrovia del fronte di guerra, utilizzato per installarvi un deposito di munizioni.
Ciò che risulta evidente dalla ricostruzione è l’incapacità, la superficialità e l’incompetenza delle gerarchie militari, manifeste sia nella scelta logistica del deposito, sia nella dissennata gestione delle conseguenze dell’incidente.
Un aspetto interessante del lavoro è la descrizione della condizione socio-economica in cui si trovava la frazione di Sant’Osvaldo, interessata dall’incidente, fotografata in una fase iniziale di cambiamento e sviluppo delle attività produttive.
Antonella Bandini
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Interessante perché riporta alla luce un episodio poco conosciuto della grande guerra tuttavia rimane un libro destinato a chi già conosceva l’evento e vuole approfondire l’argomento. Commemorativo.